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Articolo 21 - CULTURA
Un premio collettivo
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di Filippo Vendemmiati

Un premio collettivo Leggo sulla targa: premio al regista del miglior documentario 2010. Vorrei dirvi che questo meraviglioso riconoscimento, ottenuto alla seconda edizione del Bari Film Festival con il film E’ stato morto un ragazzo, saluta il lavoro collettivo di molte persone e in particolare di quelli che lavorano e scrivono per le pagine informatiche di articolo 21. Il progetto di un racconto su di un emblematico e tragico caso di ingiustizia italiana è nato qui. Da questo sito si è sviluppato ed è stato promosso, fino a portarlo quasi con i denti alla Mostra del Cinema di Venezia,  dopo aver superato continui intoppi burocratici  e lo scetticismo e l’indifferenza di alcuni “monopolisti” dell’impegno civile. Articolo 21 ha seguito passo dopo passo la programmazione del film nelle sale, nelle scuole e nei centri sociali, ha rilanciato  gli appelli dei genitori di Federico Aldrovandi,  ha promosso la petizione rivolta alla Rai per trasmettere in orario serale il film. Hanno firmato migliaia di persone, la risposta attesa ancora non è arrivata. Nel frattempo vi posso dire che la prima edizione del libro-dvd è praticamente esaurita, che da settembre ad oggi ho partecipato personalmente ad una cinquantina di incontri e proiezioni nei comuni più diversi del nostro paese.  Non saprei contare quante persone vi hanno assistito, non ho familiarità e simpatia con l’audience, ma posso garantire che le sale sono sempre state più che affollate. Il film alcuni giorni fa è stato trasmesso in diretta streaming dal sito di Beppe Grillo e in questo caso i conteggi forniti dagli organizzatori dicono di oltre 19 mila contatti. Temo che la Rai stia perdendo una delle tante buone occasioni per fare servizio pubblico. Peccato, noi comunque si va avanti. La vittoria al festival di Bari rilancia  ancora più di prima la richiesta di vedere e di discutere e già molte altre date sono state fissate. Martedì 1 febbraio saremo a Firenze, sabato prossimo a L’Aquila. Tanto interesse per una storia cosi poco “popolare”, che parla della solitudine e del viatico giudiziario del cittadino davanti ad una violenza compiuta  da rappresentanti dello stato, non lo avevo messo in conto. Una  storia, che non ha avuto bisogno delle finte lacrime e dei plastici dei salotti televisivi, ci descrive un paese di cui si parla sempre troppo poco e che vede nei genitori di un ragazzo ucciso a  Ferrara, quando aveva da poco compiuto 18 anni, i più degni rappresentanti. Ma il film parla anche di noi e del nostro mestiere di operatori dell’informazione. Di come ancora prima della censura, spesso siano l’assuefazione e la pigrizia a farci perdere le ragioni del racconto e della scoperta dei fatti. Io ho sentito prima di tutto il bisogno fisico e materiale di riprendere in mano tutti gli appunti dell’inchiesta e del processo, di rivedere le centinaia di cassette girate insieme all’amico Marino Cancellari, e scoprire nuovi spunti e rimontarli con Simone Marchi. Abbiamo fatto quello che ormai non facciamo più, angosciati come siamo dal passare da un giorno all’altro ad un nuovo “caso”, seppellendo completamente quello precedente e in questo modo anche la dignità e la memoria dei protagonisti, siano essi vittime o colpevoli. Ho tirato il segnale d’allarme e sono sceso in corsa  dal treno impazzito su cui viaggia ammassata come carne da macello la cronaca quotidiana, un convoglio che si è schiantato dopo una folle corsa sul binario della stazione di  Avetrana. Per fortuna ho trovato buona anche se non numerosa compagnia. Di questo vi ringrazio di cuore, registi del miglior documentario 2010.
In bocca al lupo per il resto del viaggio che insieme ancora prosegue.  La nostra informazione non è stata vana e nemmeno morta.
Un abbraccio Filippo

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