di Elisabetta Reguitti
Il tribunale ha ribadito che” i Soli delle Alpi sono ricollegabili al simbolo politico della Lega Nord e che quindi discriminano in modo inequivocabile insegnanti e alunni inoltre la presenza dei simboli discrimina gli insegnanti addetti alla scuola di Adro, creando una situazione di svantaggio consistente nella compromissione della libertà di insegnamento”. Ieri è stato scritto un nuovo – sembrerebbe definitivo – capitolo della prima scuola federalista padana inaugurata l'11 settembre scorso dal sindaco di Adro Oscar Danilo Lancini. La sezione Lavoro del Tribunale di Brescia ha definito che: "La libertà in questo campo è talmente importante che la Costituzione protegge non solo la libertà nella scuola, ma anche la libertà della scuola”. Detto questo il Comune sarà obbligato a rimuovere, a proprie spese , tutti i simboli dall'istituto e poi a ricollocare le suppellettili asportate prive del simbolo partitico. Ma dovrà anche esporre la bandiera italiana, quella europea in modo permanente oltre a pubblicare in copia integrale l'ordinanza nella bacheca della scuola per una settimana in forma integrale su di un quotidiano nazionale. E poi soldi da spendere. Per ripulire la scuola, per pagare i legali che hanno sostenuto la linea di difesa del sindaco, oltre a 5 mila euro tra spese da versare alla Cgil (promotrice del ricorso presentato in autunno) e pure al ministero dell'Istruzione. "Questa ordinanza - ha affermato l'avvocato Alberto Guariso - è un piccolo manuale di regole che devono stare alla base di una scuola pubblica”. Oltre al merito la brutta vicenda dell'ormai famosa scuola marchiata con centinaia di simboli della Lega è anche un esempio di utilizzo imbarazzante del denaro pubblico di cui il sindaco non sembra preoccuparsi. Ripercorriamo allora le tappe: oltre ai due gradi di giudizio affrontati senza successo per tentare di mantenere il simbolo padano, rimane pendente un ulteriore procedimento (udienza fissata per il 23 febbraio) per definire le modalità con le quali la rimozione deve essere eseguita visto che dopo la prima decisione il sindaco si era rifiutato di attenersi all'ordine del giudice . In questo procedimento il sindaco, tra l' altro, ha depositato una dichiarazione formale di “aver rimosso i loghi” subito però smentita da alcune immagini. Il rischio quindi, per il primo cittadino, è stato di incorrere in un processo penale per “falsa dichiarazione”. Ma il processo penale ci sarà in ogni caso per il “reato di mancato rispetto dell'ordine del giudice” a seguito della denuncia presentata dalla segreteria della Cgil. Ci sono poi questioni “ormai “storiche” come il bonus bebé e il fondo sostegno affitti riservati agli italiani, per i quali il comune è già stato condannato in due processi con relative spese da sostenere. Nonostante ciò il sindaco non demorde e dunque: non ha pagato il bonus bebè ai nuovi nati stranieri che hanno fatto ricorso mentre sembra una triste barzelletta la questione degli affitti agevolati . Il Comune ha infatti aggirato la condanna inserendo in graduatoria gli stranieri ma cancellando i fondi. Ha poi provveduto ad inviare, a quanti avevano vinto il ricorso, una lettera in cui si riconosce il diritto al contributo ma si dice anche che non ci sono soldi. A breve quindi si aprirà un ennesimo contenzioso. Sempre a spese dei contribuenti. IL TESTO DELLA SENTENZA