di Riccardo Cristiano
dal blog Il mondo di Annibale
Sono cominciate da poche ore le prime manifestazioni in Marocco. Migliaia di persone sono in piazza a Casablanca e Rabat chiedendo riforme, nuova costituzione, limitazione dei poteri del re, dignità. Rabat ha così unificato il fronte nordafricano, ormai compatto da Rabat al Cairo nelle rivendicazioni di quella che “Le Monde” chiama la “primavera araba”. La situazione più tragica, in Nord Africa, è certamente quella libica, come riferiscono tutti i grandi media (ma il nostro premier dice che non ritiene opportuno disturbare Gheddafi). Confermando l’allarme di Human Rights Watch si comincia a parlare di centinaia di morti.
Più in là, nella penisola arabica, si nota l’accerchiamento dell’Arabia saudita, ormai un’isola assediata dai moti popolari. Il New York Times, riferendo dell’intervento americano sul governo del Bahrein, sottolinea che a Manama si faceva affidamento proprio sulla copertura di Washington per reprimere con ulteriore ferocia l’insurrezione. Gli Stati Uniti hanno in quel paese la loro principale base militare e l’intervento di Obama ha stupito, non solo gli aguzzini di Manama.
La richiesta americana all’alleato Bahrein di rispettare il popolo avrebbe molto innervosito proprio i sauditi, in particolare re Abdallah, che sta per rientrare in patria dopo tre mesi di cure all’estero e due telefonate burrascose con Obama: si dice che tema il contagio.
Infatti a protestare contro il governo sunnita del Bahrein è soprattutto la vessata popolazione sciita, e nelle province saudite che confinano con il Bahrein gli sciiti non sono né pochi né meno vessati rispetto ai loro correligionari che vivono nel piccolo Bahrein.
Il contagio è possibile, ed è possibile anche a sud, lungo i 1100 chilometri di confine tra il regno dei Saud e l’insorto Yemen.
Più a nord abbiamo dato conto in un precedente articolo del primo indizio di “malessere” popolare anche in Siria, dove migliaia di persone hanno accerchiato un commissariato siriano, dove era stato usualmente malmenato il calzolaio di turno. Ma questa volta una folla di cittadini ha urlato rabbiosa che “il popolo siriano non deve essere umiliato.”
Tensione anche in Iran, dove il traballante despota dei brogli, Ahmadinejad, dovrebbe essere sfidato dalle piazze anche oggi, stando all’annuncio dato ieri dal siti vicini a Musawi e Karrubi. E proprio lui, Ahmadinejad, ha spedito nel Mediterraneo due caravelle per esercitazioni congiunte con i siriani: esercitazioni anti-pirati (sic).
I generali egiziani, guidati da quel Tantawi che all’inizio della rivolta era a Washington e che appena rientrato in patria ha sospeso la Costituzione nell’attesa del varo della nuova, avrebbero studiato per giorni il vecchio Trattato di Costantinopoli (sic!), e non avendo trovato un articolo che gli consentisse di bloccare i vascelli di Tehran hanno deciso di far passare i cadetti di Ahmadinehjad attraverso il canale di Suez. Così i modesti vascelli passeranno davanti alle acque territoriali israeliane.
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