di Osservatorio TG
Dopo alcune sintomatiche ritrosie dei giorni scorsi, tutti i Tg - con una eccezione - illuminano il dramma libico, partendo dal demenziale discorso-fiume di Gheddafi, oltre che dal bilancio delle vittime che ha superato quota mille. L’eccezione è il TG 4 di Emilio Fede, che glissa su vittime e bombardamenti, ma si “lascia andare” ad un sincero attestato di stima al padre della rivoluzione libica,uomo tutto d’un pezzo, che certamente morirà combattendo. C’è da chiedersi se questo non sia un moto di riconoscenza per colui che ha fatto conoscere ed apprezzare in Italia il Bunga Bunga.
Il primato della chiarezza e dell’approfondimento sui fatti libici è condiviso tra TG 3, Tg 2 e Tg la 7; la testata diretta da Bianca Berlinguer dedica 20 minuti al tema, ed entra anche nelle contraddizioni della politica italiana, baciamano di Berlusconi a Gheddafi compreso. Per Mentana l’incapacità e la mancata prontezza nella risposta al discorso del dittatore da parte di Frattini denotano l’accondiscendenza che per anni ha legato l’Italia ai comportamenti del dittatore libico; nel Tg 3 Romano Prodi smentisce che il progetto di trattato d’amicizia italo libico sia stato farina del centro sinistra. TG 5 e Tg 1 non mettono nessun coltello in nessuna piaga, e dimenticano di raccontarci che il Rais ha citato l’Italia come esempio di quanto la “sua” Libia sia rispettata e considerata. Nel commento abbiamo tentato di illuminare un aspetto non secondario del dramma in corso: il destino dei profughi dell’Africa nera detenuti nei centri libici o sbandati nelle città e nel deserto, che in questi giorni si trovano tra due fuochi: la repressione di Gheddafi e la rabbia dei libici che nel “nero” pensano di vedere i mercenari assoldati dal regime. Abbiamo sentito don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia Habesha.
Le scalette “compresse” dei Tg fanno in tempo a riportare l’ulteriore diaspora dei Finiani (tutti), mentre solo alcuni - Tg 3, Tg La 7, Tg 2 e Tg1 – segnalano l’ulteriore intervento del Quirinale che ha dato lo stop alla fretta del Governo sul Milleproroghe. Ma oramai siamo abituati al super lavoro – essenziale - del Colle.
Il Tg 5 ha infine scoperto che i maschi italiani – uno su due, almeno - , hanno imparato a cucinare ma che lo fanno per necessità. Notizia sconvolgente
Il Commento di don Mussie Zerai, presidente dell'Agenzia Habesha
(Intervista di Elisabetta Viozzi)
Con noi c’è Don Mussie Zerai, presidente dell agenzia Habesha, che da mesi segue le vicende dei profughi in fuga dal Corno d’Africa. Ieri Don Zerai ha ricevuto un sms inquietante. Ci può raccontare cosa c’era scritto?
“Sull’Sms c’era scritto letteralmente “Ci stanno uccidendo a coltellate, con il machete” e “Salvateci”. Ieri sera c’è stata un’altra segnalazione, che invece proveniva dal carcere di Misratah, dove sono detenuti alcuni profughi eritrei ed etiopi, che dicevano che erano sotto i bombardamenti e che rischiavano di morire chiusi in carcere; dopodiché non abbiamo ricevuto più nessuna notizia. È da questa mattina che io tento di ricontattarli, ma non c’è linea e non ci si riesce. Siamo molto preoccupati perché , per il colore della pelle, possono essere scambiati per mercenari del regime; i rivoltosi infatti cercano qualsiasi africano che circola e, addirittura, vanno a stanarli, come in questo caso, nelle case dove abitano. E li ammazzano, dicendo che loro sono lì come mercenari del regime. Non li riconoscono come profughi”.
Quindi i pericoli vengono, purtroppo, da entrambe le parti. Sia dal regime libico, con i bombardamenti e le violenze, sia dagli stessi rivoltosi.
“Infatti: sono in mezzo ai due fuochi – si può dire in questo senso -. Aggrediti dalla piazza e bombardati dall’alto”.
Senta: immagino che queste persone, visti i suoi contatti, siano soprattutto del corno d’Africa …
“Sì. Io sono in contatto soprattutto con eritrei, etiopi, somali e sudanesi”.
E queste persone con cui è in contatto sono in Libia perché respinti dall’Italia?
“Alcuni sono stati respinti, sì. Per esempio, chi mi ha mandato l’Sms è uno dei ragazzi che è stato respinto nel 2009”.
E gli altri si trovano in Libia perché aspettano di dirigersi verso l’Europa?
“L’intenzione era questa, ma con l’accordo Italia – Libia le cose si sono bloccate. Erano lì per aspettare che qualcosa succedesse e che potessero riprendere il loro cammino”.
Lei, nei giorni scorsi, prima che iniziassero questi bombardamenti, aveva notizia di quello che accadeva nelle carceri e nei campi profughi libici?
“Sì, sì. Io avevo già segnalato queste retate che stavano facendo in Libia già più di due settimane fa. La polizia faceva retate di immigrati che trovava per strada. Evidentemente c’era timore di contagio per quello che stava succedendo in Tunisia e, successivamente, in Egitto. E quindi, tra i possibili rivoltosi, potevano esserci gli stessi immigrati, che sono scontenti di tutto quello che succede - in quanto spesso maltrattati dalla polizia- , di tutta la situazione di discriminazione che vivono; di tante altre testimonianze che sono state raccolte in questi anni, che ci dicono quale pericolo costante i profughi vivono in questo paese”.
Per riassumere: prima le retate del governo, per paura che insorgessero anche gli stessi immigrati, poi, adesso, con la rivolta anti-regime ormai scoppiata: gli immigrati si trovano tra i due fuochi.
“Infatti. Quelli che si trovano già in centri di detenzione sono già in trappola. Non riescono a fuggire, e con i bombardamenti che continuano. rischiano di morire dentro questi edifici; quando escono in piazza si ritrovano invece aggrediti dai rivoltosi e dai manifestanti perché li scambiano per mercenari del regime”.
Dati Auditel di lunedì 21 febbraio
Tg1 - ore 13:30 4.553.000 24,55% ore 20:00 6.932.000 25,95%.
Tg2 - ore 13:00 3.081.000 17,90% ore 20:30 2.771.000 9,59%.
Tg3 - ore 19:00 2.588.000 13,33%.
Tg5 - ore 13:00 4.309.000 24,68% ore 20:00 5.611.000 21,01%.
Studio Aperto - ore 12:25 2.931.000 20,32% ore 18:30 1.608.000 9,85%.
Tg4 - ore 19:00 1.192.000 6,02%.
Tg La7 - ore 13:30 937.000 5,05% ore 20:00 2.669.000 9,94%.Fonte: www.tvblog.it