Articolo 21 - INTERNI
150 anni di lotte delle ''Madri Costituenti''
di Ylenia Di Matteo
“Se la società in tanti anni non ha fatto i passi che doveva, è perché le nostre rivoluzioni sono lente, colpa del nostro essere “donne in attesa” …, sempre qualcuno che ci riconosca i diritti”. Amara considerazione quella di Cinzia Maria Rossi, funzionario della Polizia di Stato, autrice del libro “ Manuale di democrazia – Il dibattito femminile alla Costituente su parità famiglia e lavoro”. Un vero e proprio manuale di educazione civica, che approfondisce, in modo originale, alcuni aspetti degli atti dell’Assemblea Costituente, in particolare quelli che hanno portato alla stesura degli articoli sulla parità femminile.
36, 37, 51 non sono numeri al lotto ma l’espressione del desiderio di libertà e rinnovamento dopo gli anni bui del fascismo e della guerra. Anche in ottica femminile. Perché se spesso parliamo dei Padri costituenti, allo stesso modo dovremmo ricordare le Madri costituenti, dalla Federici, alla Iotti, Delli Castelli, Merlin, alcune delle 21 deputate, di diversa estrazione politica che, in un momento storico, politico, sociale cruciale, hanno saputo “fare gruppo”, arrivando a quella parte di Carta che definisce la parità uomo-donna, il diritto a lavoro, a eguale salario, fino all’ingresso in Magistratura.
Un racconto appassionato e appassionante sui dibattiti che le varie Commissioni affrontarono prima della stesura definitiva degli articoli. “Una trattazione unica - afferma la Rossi – partita dalla mia esperienza personale, avendo dovuto aspettare diversi anni prima di entrare nella Polizia di Stato, benché la Costituzione già sancisse la parità tra uomo e donna. Da lì sono andata a ritroso, ripercorrendo la storia di 150 anni di lotte femminili, fino alle Costituenti”.
Il presente è in “deficit di democrazia”, con scarsa presenza femminile all’interno delle Istituzioni, donne in cerca di lavoro, di parità salariale, di stesse opportunità… “In questi anni siamo state impegnate su più fronti come donne, madri, lavoratrici e le Istituzioni non hanno fatto quel che avrebbero dovuto, aiutandoci con strumenti tecnici e infrastrutture”.
Certo alle donne di oggi si continua a chiedere di svolgere funzioni riproduttive (all’interno della famiglia e della società) e produttive (nel mondo del lavoro), senza gli strumenti culturali, sociali ed economici per poter scegliere.
“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” così recita l’art 3 al 2°co.
“Quel “di fatto” l’ho fatto mettere io – ricordò a distanza di molti anni la deputata comunista Mattei – “voleva dire il nostro contributo alla concretezza delle leggi, a quello che noi volevamo che “di fatto” succedesse in Italia”.
36, 37, 51 non sono numeri al lotto ma l’espressione del desiderio di libertà e rinnovamento dopo gli anni bui del fascismo e della guerra. Anche in ottica femminile. Perché se spesso parliamo dei Padri costituenti, allo stesso modo dovremmo ricordare le Madri costituenti, dalla Federici, alla Iotti, Delli Castelli, Merlin, alcune delle 21 deputate, di diversa estrazione politica che, in un momento storico, politico, sociale cruciale, hanno saputo “fare gruppo”, arrivando a quella parte di Carta che definisce la parità uomo-donna, il diritto a lavoro, a eguale salario, fino all’ingresso in Magistratura.
Un racconto appassionato e appassionante sui dibattiti che le varie Commissioni affrontarono prima della stesura definitiva degli articoli. “Una trattazione unica - afferma la Rossi – partita dalla mia esperienza personale, avendo dovuto aspettare diversi anni prima di entrare nella Polizia di Stato, benché la Costituzione già sancisse la parità tra uomo e donna. Da lì sono andata a ritroso, ripercorrendo la storia di 150 anni di lotte femminili, fino alle Costituenti”.
Il presente è in “deficit di democrazia”, con scarsa presenza femminile all’interno delle Istituzioni, donne in cerca di lavoro, di parità salariale, di stesse opportunità… “In questi anni siamo state impegnate su più fronti come donne, madri, lavoratrici e le Istituzioni non hanno fatto quel che avrebbero dovuto, aiutandoci con strumenti tecnici e infrastrutture”.
Certo alle donne di oggi si continua a chiedere di svolgere funzioni riproduttive (all’interno della famiglia e della società) e produttive (nel mondo del lavoro), senza gli strumenti culturali, sociali ed economici per poter scegliere.
“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” così recita l’art 3 al 2°co.
“Quel “di fatto” l’ho fatto mettere io – ricordò a distanza di molti anni la deputata comunista Mattei – “voleva dire il nostro contributo alla concretezza delle leggi, a quello che noi volevamo che “di fatto” succedesse in Italia”.
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