di Santo Della Volpe
E’ ormai quasi una certezza; che nel DNA di questo governo Berlusconi ci sia comunque un elemento stonato e contrario al concetto di “pubblico”, che emerge anche quando prende un provvedimento giusto, anche se costretto da una forte spinta di sindacati ed associazioni della società civile. E’ accaduto anche in occasione del decreto legge che per il 2011 riporta il FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) a 236 milioni di Euro ( una aggiunta 149 milioni di reintegro per lo spettacolo,80 milioni per la conversazione dei beni culturali, 7 milioni per gli istituti culturali): una vittoria dei movimenti della Cultura che hanno dato battaglia in ogni modo,in piazza e nei teatri, alla prima delle Opere Liriche come davanti ai Cinema di tutta Italia.Ma una vittoria in agrodolce perché comunque il finanziamento di questa boccata d’ossigeno per la Cultura,non arriva dalla fiscalità comune, ma da un aumento di 2 centesimi sulle accise della benzina, in poche parole facendo aumentare di due centesimi al litro il prezzo del carburante, già peraltro salito di prezzo continuamente per gli effetti delle speculazioni sul petrolio,in tempo di crisi nelle zone di produzione, Libia soprattutto. Eppure i soldi potevano trovarsi in altro modo; ad esempio, accorpando le elezioni municipali con il voto per il referendum che invece è stato bellamente fissato per il 12 e 13 giugno. Quasi 300 milioni di Euro buttati al vento per una decisione politica.
Oppure i soldi potevano arrivare da scelte di stanziamento che avrebbero messo in risalto il ruolo economico (di investimenti) e politico (culturale, guardando al futuro) dei fondi per spettacolo dal vivo, musica, audiovisivo e teatro. Per esempio prendendo i soldi per il Fus eliminando il condono sulle quote latte,deciso per motivi politici a favore solo di chi ha commesso una infrazione comunitaria per proprio spregio delle regole di tutti.
Invece no: nel DNA di questo governo c’è comunque la convinzione che la Cultura deve essere pagata con una tassa ai cittadini. Quegli stessi che già pagano le imposte (dirette ed indirette) tra le più alte in Europa, gli stessi cittadini che hanno più volte manifestato chiedendo che l’articolo 9 della Costituzione (quello che stabilisce l’obbligo per lo Stato di promuovere la cultura), sia applicato compiutamente in Italia, anche nel bilancio dello stato. Così come vengono stanziati i fondi per la Difesa e per gli Interni, così devono essere stanziati in automatico i fondi per la Cultura e per la Scuola. Invece proprio in questi ultimi si taglia e quando , di fronte alle proteste di operatori del settore, sindacati e maestri del calibro di Muti o attori come Benigni, si torna indietro sui propri passi, ecco che comunque i soldi si vanno a trovare con una nuova accisa, cioè con una imposta indiretta, per di più obbligatoria ed ineludibile perché applicata sulla benzina che devi comprare per poter usare l’auto (mentre per la Scuola restano i tagli della signora Gelmini, che addirittura li rivendica in TV, esaltando le scelte a favore delle scuole private…per ricchi…).
E’ la vecchia logica democristiana dei soldi trovati con le imposte,, perfidamente applicata oggi, nonostante da più parti politiche dell’opposizione si sia avanzata in questi giorni la richiesta di diminuire le accise sulla benzina per farne abbassare il prezzo (secondo la logica del decreto Prodi che non aveva fatto diminuire le entrate dello Stato, nonostante il taglio delle accise).
E per fortuna che almeno hanno tolto la tassa di 1 Euro sul biglietto del Cinema (durata lo spazio di tre mesi scarsi), ma soprattutto perché sono stati gli esercenti cinematografici a far pesare il proprio no; anche perché già per proprio conto avevano aumentato i biglietti del Cinema tenendo per sé il supplemento di incassi. E non volevano far pagare altri aumenti agli spettatori per darli poi allo Stato, a quel fisco che comunque gli esercenti italiani, abituati a concezioni “evasive” della fiscalità , vedono sempre con diffidenza.
Alla fine il tax credit ed il tax schelter verranno finanziati da questo decreto legge: ma senza dire se sarà un decreto che serve solo per il 2011 oppure se strutturalmente e stabilmente darà quei 2 centesimi di Euro al litro alla Cultura per tutti i prossimi anni, coprendo così il FUS, oppure se il governo tirerà fuori dal cilindro un altro coniglietto “finanziario” tra Natale fine anno di questo 2011.
Intanto Tremonti e Berlusconi hanno nuovamente imposto il concetto della Cultura come Tassa: e questo non è poco, in un paese dove i messaggi negativi si impongono con facilità nelle pieghe della crisi economica delle famiglie. E non si vedono all’orizzonte ,invece, la “legge di sistema” per il Cinema , quella per il Teatro e per lo Spettacolo dal vivo; né vi è traccia nei provvedimenti del governo di quella “rete di protezione sociale”,come l’hanno chiamata i sindacati Cgil-Cil-Uil, “indispensabile per un comparto caratterizzato da discontinuità e precarietà occupazionale”; cioè di quei fondi fissi per la Cultura che possano consentire creatività e programmazione , certezza e futuro per quasi 250mila persone che lavorano per far mangiare di Cultura il nostro cervello e la formazione delle giovani generazioni.
Ma per questo temo bisognerà aspetta ancora: e forse bisognerà aspettare un altro DNA politico-culturale, comunque presente e diffuso in Italia. Reintegro parziale, rilanciamo Election Day - di Giuseppe Giulietti / Giuseppe Giulietti. 25 marzo, ripartiamo dalla cultura per affrontare la crisi- di Fulvio Fammoni / 25 marzo, sciopero della cultura- di Maurizio Sciarra / La nostra convinta adesione allo sciopero- di MovEm09