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Morti sul lavoro: la campagna del Papa contro l’indifferenza. E noi rilanciamo la nostra “carovana”
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di Giuseppe Giulietti

Morti sul lavoro: la campagna del Papa contro l’indifferenza. E noi rilanciamo la nostra “carovana” Non abbiamo mai sopportato quanti usano la religione per giustificare le proprie posizioni politiche, ancora meno ci piacciono quelli che brandiscono la fede, qualunque essa sia, come una clava da sbattere sulla testa degli infedeli.
Per queste ragioni non ci piacciono quei politici che, ad ogni piè sospinto, baciano l'anello al Papa ed ai vescovi, e manifestano una fervente devozione specie alla vigilia delle elezioni. Proprio per questo troviamo ancora più singolare il semi silenzio politico e mediatico che ha circondato, in questi giorni, alcune prese di posizione del Papa e dei vescovi.
Ci riferiamo all'accorato appello, ripetuto anche oggi, al cessate il fuoco e alla ricerca di tutte le vie utili per allontanare i tiranni e fermare le stragi, ma anche per ricercare tutte le vie utili a risolvere, una volta per tutte, i focolai dell'infezione, a cominciare dall'irrisolta questione palestinese, una questione che non viene più neanche nominata quando si ricordano le risoluzioni dell'Onu.
Ci riferiamo anche alle bellissime parole che Benedetto XVI ha voluto dedicare alle stragi sul lavoro, a quelle che vengono chiamate le morti bianche pur essendo le morti più sporche e nere che si possano immaginare.
Queste parole, non a caso, il Pontefice le ha volute pronunciare incontrando la diocesi di Terni, guidata da Monsignor Vincenzo Paglia, una realtà territoriale  che ben conosce le ferite provocate dalla disoccupazione, dal lavoro precario, dalle stesse morti sul lavoro.
"Bisogna spezzare questa catena..", con queste parole il Papa ha lanciato la sua campagna contro l'indifferenza, il cinismo di chi continua a pensare che un po' di morti siano pur sempre necessari per assicurare il nostro benessere, la nostra sicurezza.
Le stesse parole erano state pronunciate dal presidente Napolitano ed avevano trovato la condivisione di quanti, nel sindacato, nelle istituzioni, nella politica, nella società civile da tempo cercano di contrastare l'idea stessa della precarietà permanente, dello sfruttamento degli ultimi, dell'aggiramento dei contratti e delle regole, causa prima di tante morti, che tutto sono meno che " una tragica fatalità".
Per queste ragioni sarebbe un grave errore lasciar cadere nel vuoto le parole del Pontefice, anzi bisogna cogliere anche questa occasione per rilanciare il tema, per riprendere una campagna per riportare l'attenzione della politica e dei media su questa tragedia quotidiana.
Da qui la nostra decisione di ripartire con quella " Carovana per il lavoro sicuro" fortemente voluta, a suo tempo, dall'allora ministro Cesare Damiano e da articolo 21 e che tanto contribuì a spezzare l muro del silenzio e della indifferenza.
La prima tappa sarà proprio Terni, con due tappe simboliche: le acciaierie e la sede della diocesi dove, se lo vorrà, con Monsignor Paglia vorremmo promuovere un incontro con giornalisti, sindacalisti, autori, amministratori per concordare un percorso civile, culturale, politico, capace di dare sostanza e pratica quotidiana alle parole del Papa e di Napolitano: " Bisogna spezzare questa spirale..", proprio questo potrebbe essere lo slogan, il filo conduttore della nuova carovana " Pr un lavoro sicuro".
Il giorno 9 aprile, a Roma, si svolgerà la grande manifestazione nazionale contro le vite precarie, per un futuro sicuro e degno di essere vissuto, siamo sicuri che i promotori troveranno il modo migliore per dare volto e voce a quanti, ogni giorno, si battono per fermare la catena dei ricatti, degli abusi, delle morti.

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