di redazione
L'appuntamento è con "Meteko", ultima fatica letteraria del giornalista e scrittore Oliviero Beha. Si può parlare di alberi mentre c'è la guerra?, si chiedeva Bertold Brecht, rispondendo affermativamente in versi. Si può scrivere, leggere, sentire poesia in questi tempi bui berlusconizzati in ogni dove mentre avanza la palude italiana? Si interroga Oliviero Beha, rispondendo in positivo anche lui, attraverso liriche e aforismi tratti dal suo ultimo libro "Meteko" edito da Aragno.
Il libro ha una prefazione scritta da Dario Fo. Il nobel scrive: […] Si nota subito che dentro a quell’armonia ritmata ci stanno due prese di respiro determinate dal muovere dei remi e dalle flessioni del corpo che spinge sul paradel (il lungo baston de pressa). […] questo tuo è un ritmo sghembo da voga e per declamarlo come si deve, bisogna immaginare proprio quella gestualità. […] Nella mimosa ci viene in mente la ribellione delle donne che furono bruciate dentro la loro fabbrica in America agli inizi del ’900. Al funerale c’era gente misera e non avevano fiori da stendere sulle bare delle donne uccise. Lungo la strada si levavano degli alberi carichi di fiori gialli. Uomini e donne si arrampicarono su quelle piante per strapparne i rami e adornare di quel giallo crudo i feretri di legno nudo. Nella seconda strofa […] fai un commento tutto rivolto a noi, soprattutto ai ragazzi e le ragazze delle ultime generazioni e qui c’è subito un commentario brutale che ritrova l’originale addirittura in Ruzzante, il nostro più grande teatrante di tutti i tempi, quando parlando della coscienza e della conoscenza così s’esprime: «Troppo in fretta ho lasciato / che sfuggisse sotto le mani il tempo / così non mi sono potuto preoccupare di godere / della straordinaria imbecillità della giovinezza e del sapere imparato giocando». […]
(Dall’entrata di Dario Fo)