di Alberto Baldazzi
Oggi, 4 marzo alle 11,30 del mattino, su RaiTre,va in onda Brontolo, il nuovo programma di Oliviero Beha. Una settimanale di mezzora, ogni giovedì. Nel comunicato di lancio la trasmissione viene definita anche come un occasione per presentare ogni settimana uno spicchio di Italia allo specchio. In una intervista Oliviero Beha parla del suo nuovo programma, di un Paese che ha perso la memoria, della protesta del popolo viola, della politica e dell'antipolitica.
Il popolo viola è tornato a manifestare. Tu, sul fatto, nella rubrica il badante hai detto: “La piazza torna e si ricomincia a parlare di antipolitica. Che cos’è quest’antipolitica?
L’antipolitica è una formula con cui la cattiva politica che viene appunto contestata da chi scende in piazza, definisce coloro che non fanno parte del gioco. Ora, per essere ancora più chiari se, per esempio, l’attuale cattiva politica con diverse responsabilità venisse chiamata venisse chiamata dai telegiornali delle 20 a reti unificate, più che politica, comitati d’affari, si potrebbe chiamare con correttezza coloro che li contestano invece che antipolitica, anti comitati d’affari. E allora forse la gente capirebbe
Questo sembra essere un Paese che ha perso la memoria. Non c’è più esercizio della memoria. Di chi è colpa? Della politica, dei media, del mondo della cultura, di noi giornalisti?
C’è un consorso di colpa. Su questo ho scritto un libro che si chiama I nuovi mostri. Siamo un po’ tutti o sono un po’ tutti, secondo chi si sente rappresentato dalla definizione. Certamente c’è un concorso di colpa. C’è una classe dirigente che è contentissima che chi è sotto di loro non abbia memoria. Perché non avere memoria significa non avere identità, e non avere identità significa essere governabile e raggirabile. C’è un piccolo dettaglio che non avere identità, cioè non sapere oggi chi si è perché non si ricorda più chi si è stati, significa non avere nemmeno un’idea del futuro. Allo smemorato di Collegno uno non chiederebbe “che progetti hai” perché quello ti manderebbe a quel paese. E’ esattamente quello che dovrebbe fare questo Paese nella sua parte migliore, mandare a quel paese, nel senso elettorale, possibile, immaginabile coloro che l’hanno ridotto così.
Corruttela, tangenti, gruppi di potere, prostituzione culturale, politica e mediatica. Viviamo in un’Italia che è poco illuminata. Ma siamo al tramonto o si tratta di un’alba?
Temo che si sia al tramonto e al fondo del barile. Poi però grattata l’ultima gruma bisognerà ripartire. Il mio ottimismo per il futuro è solo biologico
Insomma, non si può scendere più in basso.
Non lo so… forse sì. Se lo sapessi mi regolerei di conseguenza. C’è un piccolo particolare. E’ odioso auto citarsi ma io cinque anni fa ho scritto un libretto che si chiamava “Crescete e prostituitevi” ed era cinque anni fa. Quindi mi sento un po’ in difficoltà a parlare di queste cose di quando è il fondo e dove è il fondo.
Il 4 marzo comincia Brontolo. Una settimanale di mezzora, appuntamento su RaiTre ogni giovedì alle 11,30 del mattino. Nel comunicato di lancio viene definita anche come un occasione per presentare ogni settimana uno spicchio di Italia allo specchio. A parte il gioco di parole, cosa vuoi fare con questo programma?
Voglio fare quello che in qualche modo abbiamo già trattato in questa intervista. Vorrei dare un po’ di memoria, facendo dei raffronti con il passato, cercando di spiegare come mai e perché ci siamo ridotti così e in questo modo garantire con la memoria e il ricordo, un principio di identità, perché al momento è semplicemente un tentativo di semina. Io sono, da questo punto di vista, un intellettuale o quello che volete, la parolaccia la lascio ai definitori, sono un intellettuale contadino. Credo che senza semina non ci sia raccolto..
La puntata di Annozero senza i politici che ti è sembrata?
Ne ho visto solo l’ultima parte e non mi pare che la trasmissione abbia perso dalla mancanza dei politici. Detto questo il problema è un altro. E’ che si è cominciato da un pezzo in termini di mancanza di democrazia informativa, ci si è ridotti con la par condicio in una situazione abbastanza ad angolo chiuso, e adesso si è perfezionata quest’opera. Quindi se uno non si batte per aprire invece che chiudere, di questo passo chiuderanno anche il resto. Tra poco si dirà giornalisti di no, vediamo degli idraulici di destra e degli idraulici di sinistra...”
Ascolta l'intervista a Oliviero Beha- di Alberto Baldazzi