di Mediacoop
Nella mattinata di oggi, 7 dicembre, la Commissione Bilancio della Camera ha approvato il nuovo testo della Legge Finanziaria 2010. All’interno del nuovo testo è compreso l’emendamento presentato dal Governo nella serata del 3 dicembre u.s. che - prima della definizione del regolamento di attuazione dell’art.44 del decreto legge 25 giugno 2008 N.112, convertito con legge n.133 del 6 agosto 2008 - anticipa la soppressione del carattere di diritto soggettivo dei contributi all’editoria. Mercoledì prossimo il testo passa all’esame dell’Aula; è sperabile che i Parlamentari, provvedano, a respingere questa decisione come avvenuto – più volte - anche in altre occasioni.
Tale emendamento, qualora fosse definitivamente approvato, metterebbe a rischio di chiusura un centinaio di testate, causerebbe la perdita di circa 2000 posti di lavoro giornalistico e di altrettanti poligrafici.(quotidiane e periodiche ) e renderebbe più difficile la vita a tante altre aziende. Rendendo incerto l’ammontare dei contributi, infatti, non sarebbe possibile appostarli nei bilanci aziendali, né sarebbe possibile redigerli e certificare determinando nel contempo gravissime difficoltà finanziarie perché l’erogazione dei contributi viene effettuata entro l’anno successivo a quello di riferimento.
L’insistenza del Governo su tale decisione appare per tanti versi incomprensibile ma è sicuramente ingiusta ed errata. Errata perché il risparmio per le finanze pubbliche dovrebbe essere ottenuto attraverso un maggior rigore delle maglie di accesso ai contributi e dei criteri della loro erogazione. Ingiusta perché stabilendo di ripartire le disponibilità finanziarie previste annualmente in Finanziaria tra i soggetti richiedenti, si penalizzerebbero, fino alla possibile chiusura, i veri giornali - a partire da quelli di partito - mentre si continuerebbe a sostenere giornali inconsistenti che non hanno mai visto un edicola.
Rivolgiamo un appello pressante ai Gruppi parlamentari perché scongiurino una tale iattura che assesterebbe un colpo durissimo al pluralismo ed alla consistenza del sistema della comunicazione italiana.
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