di Federico Orlando*
Una lettrice di Milano ci scrive: Ho letto che il brigatista nero Concutelli, capo di Ordine Nuovo, che uccise a Roma il giudice Vittorio Occorsio nel 1976. è stato rimesso in libertà per gravi motivi di salute. Ho letto anche che il premier, silenzioso per giorni sul candidato della sua lista milanese che aveva tradotto in manifesto Pm=Br il pensiero berlusconiano, ha finalmente aperto bocca: ma non per contestare quel candidato, dal quale perfino Letizia Moratti s'è dissociata e che alla fine s'è “dimesso”, ma il presidente della repubblica: reo d'aver difeso i giudici, ma non il premier che quei giudici attaccano. E' l'ultima carica -dice la signora - di un uomo disperato, che perfino i suoi scudieri stanno abbandonando e che cerca la sua personale salvezza raffigurando i tutori della legalità come campioni di terrorismo. Potete, per favore, ricordare i nomi dei magistrati uccisi dalle brigate rosse e nere, affinché siano scolpiti nella memoria di tutti gli italiani?
Volentieri, anche se l'ha già fatto in parte il Corriere della sera, limitatamente ai magistrati uccisi dai terroristi. Ma il 9 maggio, la consueta commemorazione al Quirinale delle vittime del terrorismo, quest'anno sarà dedicata in particolare ai magistrati, uccisi da terroristi e da mafiosi. Si tratta di 15 magistrati vittime della mafia tra il 1969 e il 1993, e di 11 uccisi in soli quattro anni (1976 -1980) dai brigatisti rossi e neri. Le vittime di mafia si chiamano Pianta. Scaglione, Ferlaino, Terranova, Minervini, Costa, Ciaccio Montalto, Caccia, Giacomelli, Saetta, Scopelliti, Morvillo, Falcone, Daga, Borsellino. Più in dettaglio, le ricordo le vittime del terrorismo: non per distinguere un sacrificio dall'altro, ma perché siamo arrivati all'infamia di paragonare i procuratori di oggi ai brigatisti di ieri.
Il primo a cadere per mano delle Br fu il procuratore generale di Genova Francesco Coco (8 giugno 1976) insieme agli agenti di scorta Saponara e Deiana. Un mese dopo, il 10 luglio, veniva ucciso (a pochi metri da casa mia, tra quartiere Trieste e Africano), Vittorio Occorsio del tribunale di Roma, che indagava su terrorismo nero e Loggia P2 di Licio Gelli. Riccardo Palma. Roma, dirigente degli istituti di pena, fu ucciso il 14 febbraio 1978 dalle Br; Girolamo Tartaglione, Roma, dirigente dell'ufficio affari penali, ucciso dalle Br il 10 ottobre 1978; Fedele Calvosa, procuratore della repubblica di Frosinone, ucciso con gli agenti Pegliei e Rossi l'8 novembre 1978 dalle Ucc (Unità comuniste combattenti); Emilio Alessandrini, ucciso da Prima Linea a Milano davanti alla scuola dove aveva accompagnato il figlio,il 29 gennaio 1979; Vittorio Bachelet, ucciso dalle Br dopo una lezione alla Sapienza il 12 febbraio 1980 (cadde fra le braccia dell'assistente Rosi Bindi); Girolamo Minervini, direttore degli istituti di prevenzione, ucciso dalle Br il 18 marzo 1980 sull'autobus che lo portava al lavoro; Guido Galli del tribunale di Milano, ucciso da Prima Linea il 19 marzo alla Statale; Mario Amato, sostituto procuratore di Roma, ucciso il 23 giugno 1980 dai Nar fascisti (Nuclei armati rivoluzionari); Nicola Giacumbi procuratore capo di Salerno, ucciso il 26 marzo 1980 delle Brigate Rosse. Questo è, cara signora, il martiriologio (come si diceva una volta) dei magistrati per mano di terroristi, ai quali oggi la maggioranza di governo paragona i loro colleghi e successori. Spero che ogni italiano che legga questi elenchi ne faccia delle copie e le distribuisca, soprattutto ai giovani davanti alle scuole, perché sappiano cosa c'è di infame nella storia d'Italia, sia per mani assassine sia per mano di chi la ribalta paragonando i Pm di oggi ai Br di ieri.
Non c'è discontinuità fra odio ideologico brigatista, che uccideva per distruggere lo stato democratico (da loro definito Sim, Stato imperialista delle multinazionali) , e odio politico, che calunnia i giudici e l'opposizione per conseguire l'identico scopo antidemocratico. Ecco perché il 9 maggio Giorgio Napolitano, capo dello Stato e presidente del Csm, con la sua semplice presenza alla commemorazione delle vittime del brigatismo e della mafia, sottolineerà la distanza tra chi lavora per le istituzioni e chi ne approfitta per sé, imponendo al paese quello che Gaetano Salvemini chiamava “governo di malavita”.
* Pubblicato su Europa quotidiano
Berlusconi e il "brigatismo" delle Procure. Quali soluzioni alla crisi? - di Nicola Tranfaglia