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Carcere: è sempre emergenza, ma il Governo sta a guardare
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di Valter Vecellio

Carcere: è sempre emergenza, ma il Governo sta a guardare

La notizia è clamorosa, e la si ricava da un comunicato diffuso dal Sappe, uno dei sindacati della Polizia penitenziaria. Si riferisce che nel solo 2010 ben 1.137 detenuti hanno tentato di togliersi la vita. Gli atti di auto-lesionismo sono stati 5.703; e 3.039 i ferimenti. “Oltre 36mila i detenuti coinvolti in manifestazioni su sovraffollamento e condizioni di vita intramurarie”. Le morti per cause naturali in carcere sono state 108 e 55 i suicidi.  
Cifre da bollettino di guerra. 

Ancora: le manifestazioni di protesta individuali hanno visto 6.626 detenuti fare nel corso dell’anno lo sciopero della fame, 1.553 rifiutare il vitto, 1.289 detenuti coinvolti in proteste violente con danneggiamento o incendio di beni dell’Amministrazione penitenziaria. Le  manifestazioni di protesta collettive sulla situazione di sovraffollamento delle carceri e sulle critiche condizioni intramurarie che si sono tenute nel 2010: 27 le proteste a seguito delle quali 550 soggetti hanno fatto lo sciopero della fame, 125 quelle con rifiuto del vitto cui hanno partecipato 14.632 ristretti, ben 180 la percussione rumorosa sui cancelli e le inferriate delle celle (la cosiddetta battitura) con 36.641 detenuti coinvolti.

Giustamente e opportunamente si mette in rilievo anche il ruolo, importante, svolto dalla polizia penitenziaria: “Negli oltre 200 penitenziari italiani, è formata da persone che nonostante l’insostenibile, pericoloso e stressante sovraffollamento credono nel proprio lavoro, che hanno valori radicati e un forte senso d’identità e d’orgoglio, e che ogni giorno in carcere fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano quotidianamente, soprattutto sventando centinaia e centinaia suicidi di detenuti”.

Intanto cosa accadeva a Montecitorio? Si dovevano discutere le mozioni sullo stato delle carceri. I resoconti stenografici disponibili anche grazie a Internet e la diretta assicurata da “Radio Radicale” offrono uno spettacolo che definire deprimente significa essere gentili. Prendiamo, per comodità, dai resoconti delle agenzie di stampa: “…Il primo a intervenire è il deputato Udc Roberto Rao, firmatario di una delle mozioni: ‘E' strano che i pareri del governo siano limitati a un solo ministero, cioè si dice che 'il parere è favorevole se Tremonti ci dà i soldi'. Visto l'andamento dei lavori non vorrei fosse dedicato più tempo all'esplicazione dei pareri che all'intero dibattito". Interviene poi il democratico Erminio Quartiani, quindi la radicale Rita Bernardini: "E' indecoroso che questo dibattito venga ristretto per la diretta televisiva. O il tema delle carceri è sentito dal governo o lo dica con chiarezza si vuole far marcire e suicidare le persone nelle carceri italiane. Casellati è venuta qui e non si è nemmeno letta le mozioni. E' una cosa vergognosa". Per il rinvio del dibattito anche il deputato del Pdl Luigi Vitali: "L'argomento è particolarmente importante e sensibile. Forse è opportuno rinviarlo ad altra seduta". Dopo una breve sospensione della seduta così viene deciso: "Secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi - comunica Lupi - il seguito dell'esame sulle mozioni sulle carceri è rinviato ad altra seduta".

Mentre la “sensibilità” del governo si manifesta nel modo in cui si manifesta, altre notizie clamorose come i dati diffusi dal Sappe. Un altro sindacato della polizia penitenziaria, la UIL-Pa ha redatto un dossier sullo stato delle carceri catanesi dedicato alla memoria dei dodici agenti penitenziari catanesi morti suicidi, vittime di omicidi o stroncati da infarto e altre cause di servizio in questi ultimi anni.

Si ricava che la Casa Circondariale di Catania ha un organico di 321 agenti uomini e 19 donne di Polizia Penitenziaria, ma 96 sono stati distaccati al Nucleo Traduzioni e Piantonamenti e in altri servizi, pertanto sono in servizio 244 unità in totale a fronte di un organico previsto di 402 uomini e 33 donne, cioè 435. Di fatto l’organico è carente quasi del 42 per cento. I detenuti, invece, dovrebbero al massimo essere 221, mentre attualmente sono 580 detenuti: quasi il triplo rispetto al previsto. A peggiorare le cose, da sei anni il personale non fruisce di caserma per interminabili lavori di ristrutturazione e, anche qualora si completassero i lavori, non sono stati previsti i fondi per l’acquisto di mobili e suppellettili per l’arredo della caserma. Inoltre, sono stati negati i fondi per il servizio navetta che, a causa delle difficoltà per l’inagibilità della caserma, accompagnava il personale per il pernottamento alla Scuola di S. Pietro Clarenza. Mancano anche i fondi per i contratti di pulizia e manutenzione ordinaria. Al personale, inoltre, non sono state pagate le missioni effettuate l’anno precedente così come non viene pagato interamente lo straordinario.

Il personale, infine, ha passato l’inverno al freddo senza poter fruire di caloriferi e, senza intervento Ministeriale, sarà costretto a morire di caldo nelle garitte dotate di vetri antiproiettile, dove la temperatura arriva a circa 50 gradi nei mesi più caldi. La Casa Circondariale di Bicocca ha un organico previsto di 220 unità, mentre il personale in servizio effettivo è di 163 unità di cui 33 distaccati fuori sede, un in aspettativa e un sospeso. La capienza regolamentare dell’Istituto è di 150 detenuti, ma ad oggi sono presenti circa 180 detenuti sistemati in metà edificio perché l’altra metà è chiusa per lavori di ristrutturazione. Con il sovraffollamento, altresì, sono venute meno le condizioni igienico-sanitarie, mentre la cucina detenuti è in stato di assoluto degrado e totalmente in contrasto con le normative sulla sicurezza: andrebbe immediatamente chiusa. La carenza di organico ormai è insostenibile, anche a causa di un errore iniziale nella formulazione delle piante organiche insufficienti sin dall’inizio. Al personale, peraltro, non sono state pagate le missioni effettuate l’anno precedente e lo straordinario non viene pagato interamente. Anche a Bicocca mancano fondi per i contratti di pulizia e manutenzione ordinaria, inoltre il personale ha passato l’inverno al freddo a causa dell’impianto di riscaldamento di fatto dismesso.

Il Nucleo Traduzioni e Piantonamenti di Catania Bicocca è stato costituito nel 2005, la pianta organica assegnata era costituita da 161 unità. Ora, effettivamente in servizio sono rimasti in 132. L’organico è stato, quindi, ridotto del 40 per cento negli ultimi anni senza mai avere delle integrazioni; il personale opera sempre con meno unità rispetto a quanto previsto dalle normative vigenti per le scorte e i piantonamenti. I mezzi di servizio non sono perfettamente idonei, spesso sono privi di climatizzatori e fatiscenti: mancano persino i fondi per il lavaggio degli automezzi. Al personale, inoltre, non sono stati pagati i servizi di missione effettuati dall’aprile 2010 a dicembre 2010, oltre ad alcuni mesi del 2011.

La Casa Circondariale di Giarre è stata creata per ospitare solo detenuti a custodia attenuata, oggi sono invece presenti circa 115 detenuti di cui appena 22 a custodia attenuata. A fronte di un organico previsto di polizia penitenziaria di n. 45 unità, di fatto sono presenti in Istituto solo 20 Agenti titolari più 14 distaccati da altri istituti, per un totale di 35 - compreso il Comandante di reparto - che non bastano, ovviamente, a garantire la sicurezza dell’Istituto, e poter fruire di riposi e congedi. Quasi tutto il personale, peraltro, deve ancora fruire del congedo ordinario 2010. La carenza di organico costringe il personale a snervanti turnazioni, mentre nel servizio notturno sono impegnate al massimo 3 agenti (ma spesso sono solo 2). Assurdo, poi, che a taluni lavoratori sia stata ridotta la classifica annuale, nonostante abbiano sventato 4 suicidi.

La Casa Circondariale di Caltagirone, che doveva essere un fiore all’occhiello dell’Amministrazione Penitenziaria, benché di recente costruzione è afflitta dall’umidità e dall’assenza di sistemi di automatizzazione, oltre che da un sistema fognario insufficiente per una struttura sovraffollata (302 detenuti contro i 170 di capienza massima). Anche qui, la carenza di organico - 118, rispetto ai 158 previsti - è ormai divenuta insostenibile: alcuni agenti coprono 3-4 posti di servizio e nei turni notturni e serali sistematicamente vengono soppressi alcuni posti di servizio ritenuti fondamentali per la sicurezza dell’istituto. Inoltre, la carenza di personale di polizia penitenziaria non permette di utilizzare il blocco 10 e il reparto infermeria. Alla scuola-detenuti, frequentata da circa 50 alunni, viene peraltro impiegata una sola unità di Polizia Penitenziaria quando, invece, ne dovrebbero essere impiegate almeno 4.

Da Cagliari una storia di ordinario scandalo. Il Tribunale è in gravi difficoltà per mancanza di personale amministrativo: i funzionari e cancellieri vanno in pensione e non vengono sostituiti. Così può accadere che i termini per un detenuto siano scaduti nel dicembre 2010 ma che abbia potuto lasciare gli arresti solo nei giorni scorsi.
La presidente della Corte d’appello Grazia Corradini scrive al presidente del Tribunale Claudio Gatti: troppi i ritardi nella trasmissione dei fascicoli dopo le sentenze di primo grado, troppi gli imputati scarcerati in attesa del processo di secondo grado. Pare che uno dei problemi maggiori sia costituito dal fatto che manca personale di cancelleria: da dieci anni non ci sono assunzioni ma la pianta organica risulta completa perché ogni anno viene modificata per decreto. Si sopperisce ai vuoti d’organico con tirocinanti, stagisti e lavoratori convenzionati che sostituiscono i funzionari andati in pensione: 20 su 40. Intanto il lavoro aumenta. All’ufficio gip-gup il carico nel 2010 è aumentato del 50 per cento mentre il personale si è ridotto del 15 per cento, quindi anche se il numero dei sentenze è aumentato del 56 per cento, le pendenze sono cresciute del 59 per cento. Il tribunale rischia il collasso.
Nel 2009 ogni cancelliere aveva un carico di circa trecento sentenze all’anno; nel 2010 sono diventare 693; la proiezione per il 2011 arriva a 1.157. Le impugnazioni nel 2009 sono state 78; nel 2010 172; quest’anno già 292, e ognuno di questi provvedimenti deve essere notificato prima della trasmissione del fascicolo alla Corte d’appello. Dal momento che è proprio davanti al gup che si celebra la gran parte dei processi con detenuti, si corre il rischio di scarcerazioni per decorrenza dei termini e si registra pure il caso limite della liberazione di un detenuto con 4 mesi di ritardo.

 
                                                                    


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