di Tiziana Ferrario
Era un giornalista coraggioso,un grande professionista,generoso. Avevo imparato ad apprezzarlo leggendo i suoi articoli su Asia Times. Aveva sempre quella notizia in più degli altri e quelle fonti giuste che rendevano i suoi scritti indispensabili per capire meglio quello che accade in quel ginepraio di veleni che è la regione tra Pakistan e Afghanistan. C’era stato uno scambio di mail e poi un giorno l’ho incontrato, a Karachi, una megalopoli di undici milioni di abitanti, il posto giusto per confondere le tracce in un paese dove vivono i più pericolosi terroristi del mondo, come la recente uccisione di Osama Bin Laden, alle porte di Islamabad, ha dimostrato. Syed Saleem Shahzad mi aveva raccontato del suo sequestro tra le montagne afgane nel 2006. Era rimasto diversi giorni nelle mani dei talebani e non era stata un’esperienza facile,neanche per lui che conosceva quei luoghi,la lingua e aveva contatti costanti con i loro portavoce. Lo avevano processato,accusandolo di essere una spia,poi alla fine lo avevano rilasciato grazie alle pressioni dei capi delle Aree Tribali che lo conoscevano. Conosceva tutti Saleem , nella sua agenda c’erano i numeri di telefono dei capi dei Servizi segreti pachistani,degli uomini di Al Qaida, dei capi talebani, degli esponenti del governo. Parlava con tutti e scriveva di tutti senza riguardo per nessuno, avendo come unico obiettivo quello di scavare tra i tanti misteri che rendono quella regione tra le più pericolose della terra. Anche il suo ultimo articolo scritto su Asia Times parlava di una trattativa segreta che c’era stata tra i vertici militari pachistani e Al Qaida nella quale si adombrava l’esistenza di una cellula legata all’organizzazione terroristica dentro la Marina pachistana. Amava il giornalismo d’inchiesta Saleem, quello che ti fa andare dentro le cose e che qualche volta ti porta così vicino al male che paghi con la vita. Aveva appena pubblicato il suo nuovo libro “Inside Al-Qaeda & the Taliban, Beyond Bin Laden and 9/11 uscito proprio lo scorso 20 maggio. Aveva solo 39 anni. Quando domenica ho letto della sua scomparsa, l’ho immaginato in qualche villaggio afgano alle prese con qualche importante intervista, come era già accaduto nel passato. Ho pensato che sarebbe riapparso con un altro scoop. La notizia della sua morte avvenuta in un modo così brutale mi riempie di tristezza e apre inquietanti interrogativi sui responsabili di un assassinio così spietato. Syed Saleen Shahzad era un grande giornalista, ed è il 70 esimo giornalista ucciso in Pakistan in dieci anni. 2000 sono stati feriti arrestati o sequestrati. E’ diventato un mestiere pericoloso scrivere in Pakistan. Grazie Saleem!per quello che ci hai fatto capire con il tuo lavoro.
Tremendi sospetti sulla morte di Shahzad - da Il Mondo di Annibale