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Articolo 21 - ESTERI
La fine di Osama Bin Laden
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di Tiziana Ferrario

La fine di Osama Bin Laden

Dieci anni. Ci sono voluti dieci lunghi anni per catturare  Osama Bin Laden ed ora possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo. L’uomo che ha terrorizzato il mondo con le sue azioni omicide contro innocenti, non c’è più ed è comprensibile che  l’America sia esplosa in un grido di gioia,liberatorio.
Ricordo ancora l’eco cupo delle bombe  sganciate dai  b52 americani  sulle montagne dell’Hindu Kush mentre attraversavo il confine tra Pakistan e Afghanistan in una notte  buia e piena di paura  subito dopo la caduta del regime dei talebani. Bombardarono per giorni quei picchi inaccessibili, la zona di Tora Bora dove si sospettava  che il leader di Al Qaida si fosse rifugiato. Si fantasticava di caverne  attrezzate per sopravvivere  anche lunghi periodi, si immaginava un mondo sotterraneo fatto di tunnel e meraviglie tecnologiche. Niente di tutto questo è stato mai trovato e Osama Bin Laden, nonostante l’enorme taglia messa sulla sua testa, ha fatto perdere le sue tracce per lungo tempo. Alcuni  dicevano che fosse morto, altri che fosse  riuscito a farla franca e che si nascondesse in quelle e aree tribali al confine tra Pakistan e Afghanistan,paradiso di traffici di droga e armi grazie all’autonomia di cui godono da oltre due secoli. Ora sappiamo che era comodamente sistemato in una bella villa non lontano dalla capitale Islamabad, sede delle ambasciate di tutto il mondo. A due passi dai suoi nemici, contro i quali ha continuato la sua Jahad in questi anni,seminando lutti e morte in molti luoghi della Terra.
 Non contava più come prima, ma ormai era un simbolo e negli anni  le cellule di Al Qaida con i suoi emuli  si sono moltiplicate colpendo in modo disordinato senza più quella regia che ha accompagnato le sue azioni più agghiaccianti. Gli attacchi mortali nel 98 alle ambasciate USA in Kenia e Tanzania, la bomba all’incrociatore americano Cole nello Yemen nel 2000 le torri gemelle nel 2001.
 La sua morte apre numerosi interrogativi, e in primo piano c’è  il ruolo del Pakistan, l’alleato americano sul quale sono stati riversati milioni di dollari, il paese che ha formato i talebani,il paese nel quale Bin Laden ha combattuto al fianco della CIA durante gli anni dell’invasione sovietica dell’Afghanistan. Chi  ha coperto la   latitanza di Bin Laden in questi anni di lutti e morti in tanti luoghi della Terra? Che ruolo hanno avuto i servizi segreti pachistani? gli uomini dell’ISI sapevano dell’operazione che gli americani stavano preparando contro Bin Laden? E’ stata davvero un’operazione condotta solo dalle forze USA o come qualcuno all’inizio ha detto è stata un’azione congiunta? Perché non c’è altra foto che mostri Bin Laden morto oltre a quella diffusa  con il viso tumefatto? Perché, seppur macabro,il corpo non è stato ancora  mostrato e si è persino parlato di una sepoltura in mare già avvenuta?  Ci si chiede poi quale  sarà la reazione di Al Qaida. Secondo il giornalista pachistano Ahmed Rashid non dovremo aspettare molto per scoprirlo. C’è il rischio, ha detto, di nuovi attacchi in Occidente. Non è un caso che gli Stati Uniti abbiano messo in stato di allerta tutte le sue ambasciate e rappresentanze diplomatiche nel mondo per timore di rappresaglie. In un comunicato il Dipartimento di Stato esorta i cittadini americani,  in quelle zone del mondo a rischio, ad evitare i luoghi in cui vi sono affollamenti di gente e manifestazioni per «l'imprevedibilitá ed insicurezza dell'attuale situazione».

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