di Tiziana Ferrario
Sono passati dieci anni da quella notte durante la quale i B 52 americani iniziarono a bombardare le montagne dell’Afghanistan a ridosso delle aree tribali dove si pensava si fosse nascosto Osama Bin Laden e i suoi fedelissimi. Per quasi un mese, dal tragico attacco alle Torri Gemelle,la Casa Bianca aveva cercato di convincere i talebani a consegnare il capo di Al Qaida, ma ogni tentativo era stato inutile e così erano arrivate le bombe. La tensione nel vicino Pakistan era altissima. Le manifestazioni di sostegno e solidarietà a quelli che venivano definiti i fratelli musulmani afghani si susseguivano per le strade, le bandiere a stelle e strisce e le effigi del presidente Bush venivano bruciate, i giovani si radunavano nelle moschee e partivano alla volta del vicino Afghanistan per combattere la guerra santa. Qualcuno tra loro era arrivato anche dall’Europa. I blocchi di cemento attorno ai grandi alberghi e agli edifici più sensibili aumentavano come i soldati per le strade. Il sentimento anti americano,sempre presente nel paese dei puri, questo vuole dire Pakistan, era al massimo e noi giornalisti seguivamo giorno per giorno l’escalation di quella tensione che da allora non si è mai sopita sino a trasformare il Pakistan in uno tra i paesi più pericolosi del pianeta. In questi dieci anni,mentre le truppe internazionali si impantanavano nel vicino Afghanistan, in Pakistan si sono moltiplicati micidiali attentati che hanno fatto centinaia di morti tra gli stessi pakistani. A Karachi una megalopoli di undici milioni di abitanti, negli ultimi mesi una guerra fratricida ha lasciato sul campo in un solo anno oltre 1300 vittime, 300 in un mese. Osama Bin Laden dopo una lunga caccia si è scoperto che si nascondeva proprio in un villaggio pachistano a due passi da una caserma militare. In questi dieci anni sono stati spesi milioni di dollari nel tentativo di ricostruire l’ Afghanistan come stato e per cercare di fare del Pakistan un alleato affidabile. Sono falliti entrambi. A Kabul la corruzione dilaga a tutti i livelli, mentre il dialogo con i talebani langue sulle ceneri dell’attentato contro Burhanuddin Rabbani, compiuto da attentatori kamikaze che venivano dalla citta’ di Quetta in Pakistan. Rabbani era a capo proprio del comitato incaricato di condurre le trattative di pace con il movimento talebano. Trattative benedette dalla Casa Bianca e dai governi europei che compongono l’ampia coalizione che ha mandato i propri soldati a combattere tra le montagne afghane: 130 mila tra uomini e donne che non si vede l’ora di riportare a casa. Proprio dopo l’attentato a Rabbani il presidente afghano Karzai ha affermato che il dialogo con i talebani è sospeso e la strategia sarà cambiata. “E’ con il Pakistan, ha detto, che bisogna intensificare il dialogo” Qualche giorno dopo Karzai è partito per l’India,acerrimo nemico del Pakistan con il quale è in guerra da oltre 60 anni per il dominio sul Kashmir. A New Delhi ha siglato un accordo di cooperazione strategica che prevede anche l’addestramento dei soldati afghani. Una partnership che ha allarmato il Pakistan. “Si vuole un Afghanistan anti pachistano” scrivono i giornali di Islamabad e lanciano sondaggi nei quali si chiede il parere ai lettori su come questo nuovo accordo indo-afghano-possa minare le relazioni con l’Afghanistan. Karzai si è affrettato a rassicurare il governo pachistano, ”il Pakistan è il nostro fratello gemello,ha detto, l’India è un grande amico” Impensabile che il presidente afghano non si renda conto della provocazione che ha lanciato, quindi c’è da credere che la sua scelta di andare a New Delhi faccia parte della nuova strategia di Kabul. E suona strano anche l’invito del presidente Obama che proprio oggi, anniversario dei dieci anni della guerra in Afghanistan, chiede al Pakistan di avere un approccio pacifico verso l’India. In più occasioni il giornalista pachistano Ahmed Rashid- grande conoscitore dei delicati equilibri della regione, ha ricordato che solo quando si risolverà la questione del Kashmir si potranno avviare relazioni chiare con il Pakistan. Per come stanno le cose al momento, dieci anni dopo l’inizio della Guerra al Terrorismo, il Grande Gioco in Asia continua.