di Stefania Limiti
“Si dice sempre che quel giorno perdemmo l’innocenza: io preferisco parlare d’ingenuità. Il 12 dicembre 1969 perdemmo l’ingenuità”. Così l’avvocato Giuliano Spazzali, che abbiamo incontrato a Milano in occasione della presentazione del libro del giornalista Paolo Cucchiarelli, Il segreto di piazza Fontana, - tenuta nella bella libreria Centofiori, gestita dal figlio di Spazzali - ricorda oggi quegli anni che lo videro protagonista. Come avvocato di Soccorso Rosso, infatti, difese gli anarchici accusati di aver messo le bombe alla Fiera di Milano il 25 aprile precedente la strage: in realtà si trattava di una delle tante provocazioni orchestrate da una mente raffinatissima prima della tragedia della Banca dell’Agricoltura.
“Abbiamo scoperto quel giorno, tutti noi che facevamo parte di quel mondo che pensava possibile un grande processo di trasformazione sociale, che non era affatto tutto bianco e nero. Ad esempio, prima di allora nessuno aveva fatto i conti con il fatto che comitati e gruppi di attivisti fossero regolarmente infiltrati. Nessuno di noi era preparato a queste macchinazioni. E devo dire che cercarono di infiltrare anche me”.
Chi tentò di farlo?
“Giovanni Ventura mi chiese di diventare il suo difensore”.
Dunque lei, l’avvocato di Soccorso Rosso, avrebbe potuto diventare il legale del nerissimo editore Ventura?
“Per fortuna non mi fidai: ebbi la chiara sensazione che voleva controllare me, piuttosto che avere la mia assistenza legale. Cominciavo a rendermi conto che c’erano molte cose maleodoranti intorno a noi, cioè la mia ingenuità era andata via”.