Articolo 21 - INFORMAZIONE
E-G8, ma solo per pochi "interessati"
di Luca Cominassi
La settimana scorsa a Parigi si è tenuto il primo e-G8 forum che ha preceduto il G8 di Deauville. L'obiettivo dichiarato da Sarkozy era quello di far emergere idee innovative per il successivo G8 in merito all’impatto di internet sulla società e sull’economia. Il presidente francese ha affidato l’organizzazione dell'evento a Maurice Lévy, PDG del gruppo Publicis, e gli speakers chiamati ad intervenire sono stati scelti prevalentemente tra gli amministratori di società del settore.
Anche se la presidenza francese intendeva creare un punto di contatto tra i governi e tutti gli stakeholders da subito è stata notata l'assenza dei rappresentanti dell'università, delle istituzioni che si occupano di Internet (come l’ICANN) e della società civile on-line (mentre se si scorre l’home-page ci si accorge dell’ingombrante presenza degli sponsor coinvolti).
In realtà le principali associazioni che si occupano di internet e libertà hanno da subito denunciato l'intenzione di Sarkozy (promotore in Francia della tristemente nota legge Hadopi volta a sanzionare le violazioni in materia di proprietà intellettuale anche con la condanna alla sospensione dell’accesso alla rete) di voler promuovere, con lo spauracchio del cyberterrorismo, un 'civilized internet' tramite l'introduzione di norme volte a legittimare censure e controllo.
Leggendo la dichiarazione finale approvata al termine del forum, si rimane comunque colpiti dall'assenza di precisi riferimenti ai diritti fondamentali degli utenti della rete (così come manca qualsiasi menzione ad iniziative legislative di respiro internazionale a tutela di detti diritti) ed ai principi fondanti di internet (come quello della neutralità della rete).
Nonostante il contesto istituzionale si fa riferimento alla rete dei cittadini, dei governi ma soprattutto del business. Dopo generici richiami ad internet come strumento per promuovere diritti e libertà, la dichiarazione si concentra sulla protezione della proprietà intellettuale senza nemmeno ipotizzare riflessioni sulla necessità di adattare il sistema vigente all’era digitale. Si evoca peraltro un inquietante impegno di tutti i portatori di interesse - compresi i privati – volto ad assicurare efficaci azioni nei confronti anche di future infrazioni.
Quanto è emerso all’e-G8 offre una visione lontana da quella del rapporto Frank La Rue recentemente presentato al Human Rights Council delle Nazioni Unite. Nelle raccomandazioni finali del rapporto, dove si affrontano in dettaglio molti temi rilevanti in materia, si dichiara esplicitamente anche l’illegittimità del distacco degli utenti dall’accesso alla rete per eventuali violazioni in materia di proprietà intellettuale.
Del resto, come ci ricorda Lessig nelle sue ultime slide pubblicate, è necessario vigilare affinché non siano le imprese dominanti a fissare le linee guida delle politiche pubbliche in materia e si assicuri il futuro di internet preservandone l’architettura neutrale.
Anche se la presidenza francese intendeva creare un punto di contatto tra i governi e tutti gli stakeholders da subito è stata notata l'assenza dei rappresentanti dell'università, delle istituzioni che si occupano di Internet (come l’ICANN) e della società civile on-line (mentre se si scorre l’home-page ci si accorge dell’ingombrante presenza degli sponsor coinvolti).
In realtà le principali associazioni che si occupano di internet e libertà hanno da subito denunciato l'intenzione di Sarkozy (promotore in Francia della tristemente nota legge Hadopi volta a sanzionare le violazioni in materia di proprietà intellettuale anche con la condanna alla sospensione dell’accesso alla rete) di voler promuovere, con lo spauracchio del cyberterrorismo, un 'civilized internet' tramite l'introduzione di norme volte a legittimare censure e controllo.
Leggendo la dichiarazione finale approvata al termine del forum, si rimane comunque colpiti dall'assenza di precisi riferimenti ai diritti fondamentali degli utenti della rete (così come manca qualsiasi menzione ad iniziative legislative di respiro internazionale a tutela di detti diritti) ed ai principi fondanti di internet (come quello della neutralità della rete).
Nonostante il contesto istituzionale si fa riferimento alla rete dei cittadini, dei governi ma soprattutto del business. Dopo generici richiami ad internet come strumento per promuovere diritti e libertà, la dichiarazione si concentra sulla protezione della proprietà intellettuale senza nemmeno ipotizzare riflessioni sulla necessità di adattare il sistema vigente all’era digitale. Si evoca peraltro un inquietante impegno di tutti i portatori di interesse - compresi i privati – volto ad assicurare efficaci azioni nei confronti anche di future infrazioni.
Quanto è emerso all’e-G8 offre una visione lontana da quella del rapporto Frank La Rue recentemente presentato al Human Rights Council delle Nazioni Unite. Nelle raccomandazioni finali del rapporto, dove si affrontano in dettaglio molti temi rilevanti in materia, si dichiara esplicitamente anche l’illegittimità del distacco degli utenti dall’accesso alla rete per eventuali violazioni in materia di proprietà intellettuale.
Del resto, come ci ricorda Lessig nelle sue ultime slide pubblicate, è necessario vigilare affinché non siano le imprese dominanti a fissare le linee guida delle politiche pubbliche in materia e si assicuri il futuro di internet preservandone l’architettura neutrale.
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