Articolo 21 - INTERNI
Proporzionale abbaglio accademico
di Federico Orlando
Ma voi lo conoscete il vero nome del cosiddetto Gruppo dei Responsabili alla Camera? E' questo: Iniziativa Responsabile (Noi Sud – libertà e autonomia, Popolari d'Italia domani Pid, Movimento di responsabilità nazionale Mrn, Azione Popolare, Alleanza di Centro Adc, La Discussione). Ne è appena uscita la sigla Libdem, ossia liberaldemocratici (Tanoni e Melchiorre, avendo la signora assunto e restituito il sottosegretariato). Ora i Responsabili sono 29, divisi in una decina di “partiti” personali. Sapete perché è possibile una simile truffa agli elettori? Perché abbiamo la proporzionale, edizione Porcellum, che consente a ogni deputato o senatore di farsi un partito personale o bi o tripersonale e ricattare i governi per un posto nell'esecutivo e poi i partiti per un posto in lista. Questa è l'immondizia istituzionale che, se non fosse per il rispetto dovuto ai cittadini di Napoli, diremmo assai più pestifera di quella della città
Ora accade che un gruppo di intellettuali di eccezionale bravura in ogni scienza, dalla musica all'astrofisica, decida di promuovere un referendum per abolire il Porcellum. Sono tutti orientati a centrosinistra, per l'ovvia incompatibilità tra cultura e berlusconismo. Taluni sono non inesperti di governo (De Mauro). di scienza politica (Sartori, Teodori, Passigli), di parlamento (Fisichella), di storia (Cardini, Canfora), entusiasti per il successo dei 4 referendum di domenica scorsa. Ma il referendum, si sa, è abrogativo, non costitutivo di nuove leggi. Così, essi immaginano l'abrogazione delle zozzerie del Porcellum, e di veder nascere dalle urne una proporzionale pulita come Venere che sorge dalle spume. Le zozzerie sono: l'indicazione nelle liste dei candidati premier, ossia il piede di porco che trasforma il sistema parlamentare legale in sistema presidenziale di fatto; le liste bloccate di candidati, nominati dai partiti secondo i servigi resi (non badiamo quali); le deroghe alla soglia di sbarramento che alterano il risultato regione per regione; il premio di maggioranza che, dopo quello del fascista Acerbo, autore della riforma elettorale di Mussolini, è il più fraudolento della storia d'Italia: capace di trasformare, in un gioco di prestigio, una minoranza di elettori in stragrande maggioranza di parlamentari.
Tutta immondizia coerente col regime berlusconiano, e quindi da rimuovere. Chi dice di no? Ma i professori non si sono accorti: 1) di aver costituito un comitato di padri nobili, un Olimpo
della cultura, ma poco in sintonia con l'età giovane degli elettori vincenti e con la cultura politica dello stesso popolo che per ogni altro verso li ammira; 2) che c'è già in Italia la proporzionale cui essi vogliono tornare (col referendum non possono far altro che tagliare rami secchi della legge esistente, senza privare neanche per un minuto il parlamento del suo sistema di elezione), e che il problema non sta nel potarlo, ma nello sradicarlo; e che ciò si può fare solo con una legge del parlamento; la quale, possibilmente, non sia un ritorno al passato, ma un legge maggioritaria non jugulatoria, che consenta governi di legislatura alla coalizione vincente (Sarkozy) e diritto di tribuna a forze minori non coalizzabilì (Le Pen: meglio averlo in un angolino del parlamento che in piazza); 3) che una riforma elettorale in tal senso è già stata presentata alla Camera e al Senato da parlamentari del Pd, radicali e degli altri che corrono a sottoscriverla, come abbiamo scritto ieri per i lettori di Europa: una legge che darebbe a tutti le stesse garanzie di equanimità. Dico equanimità e non neutralità, perché, da devoto seguace di Sartori, ritengo -come lui insegna- che non esistano sistemi elettorali neutri (solo il “sorteggio” è neutrale, diceva in una intervista al Corriere della sera in cui articolava il suo pensiero a favore del doppio turno senza sovrastruttura presidenzialista: esattamente la legge presentata da Pd e Radicali. Non credo abbia cambiato idea sul sistema).
Nulla è apprezzabile nell'iniziativa dei professori. Neanche l'illusione che, vincendo il referendum, chi riscriverà la legge proporzionale potrà reintrodurre le preferenze, come nell'ancien règime o prima repubblica. Nei collegi uninominali del doppio turno non ci sono preferenze ma candidati unici per ogni partito, che si possono scegliere in primarie locali. Per il resto, ha ragione Stefano Ceccanti nel cantare il de profundis a questa iniziativa: “Se si andasse al referendum e si perdesse, ne uscirebbe trionfatore il Porcellum”. Bel regalo, professori.
Ora accade che un gruppo di intellettuali di eccezionale bravura in ogni scienza, dalla musica all'astrofisica, decida di promuovere un referendum per abolire il Porcellum. Sono tutti orientati a centrosinistra, per l'ovvia incompatibilità tra cultura e berlusconismo. Taluni sono non inesperti di governo (De Mauro). di scienza politica (Sartori, Teodori, Passigli), di parlamento (Fisichella), di storia (Cardini, Canfora), entusiasti per il successo dei 4 referendum di domenica scorsa. Ma il referendum, si sa, è abrogativo, non costitutivo di nuove leggi. Così, essi immaginano l'abrogazione delle zozzerie del Porcellum, e di veder nascere dalle urne una proporzionale pulita come Venere che sorge dalle spume. Le zozzerie sono: l'indicazione nelle liste dei candidati premier, ossia il piede di porco che trasforma il sistema parlamentare legale in sistema presidenziale di fatto; le liste bloccate di candidati, nominati dai partiti secondo i servigi resi (non badiamo quali); le deroghe alla soglia di sbarramento che alterano il risultato regione per regione; il premio di maggioranza che, dopo quello del fascista Acerbo, autore della riforma elettorale di Mussolini, è il più fraudolento della storia d'Italia: capace di trasformare, in un gioco di prestigio, una minoranza di elettori in stragrande maggioranza di parlamentari.
Tutta immondizia coerente col regime berlusconiano, e quindi da rimuovere. Chi dice di no? Ma i professori non si sono accorti: 1) di aver costituito un comitato di padri nobili, un Olimpo
della cultura, ma poco in sintonia con l'età giovane degli elettori vincenti e con la cultura politica dello stesso popolo che per ogni altro verso li ammira; 2) che c'è già in Italia la proporzionale cui essi vogliono tornare (col referendum non possono far altro che tagliare rami secchi della legge esistente, senza privare neanche per un minuto il parlamento del suo sistema di elezione), e che il problema non sta nel potarlo, ma nello sradicarlo; e che ciò si può fare solo con una legge del parlamento; la quale, possibilmente, non sia un ritorno al passato, ma un legge maggioritaria non jugulatoria, che consenta governi di legislatura alla coalizione vincente (Sarkozy) e diritto di tribuna a forze minori non coalizzabilì (Le Pen: meglio averlo in un angolino del parlamento che in piazza); 3) che una riforma elettorale in tal senso è già stata presentata alla Camera e al Senato da parlamentari del Pd, radicali e degli altri che corrono a sottoscriverla, come abbiamo scritto ieri per i lettori di Europa: una legge che darebbe a tutti le stesse garanzie di equanimità. Dico equanimità e non neutralità, perché, da devoto seguace di Sartori, ritengo -come lui insegna- che non esistano sistemi elettorali neutri (solo il “sorteggio” è neutrale, diceva in una intervista al Corriere della sera in cui articolava il suo pensiero a favore del doppio turno senza sovrastruttura presidenzialista: esattamente la legge presentata da Pd e Radicali. Non credo abbia cambiato idea sul sistema).
Nulla è apprezzabile nell'iniziativa dei professori. Neanche l'illusione che, vincendo il referendum, chi riscriverà la legge proporzionale potrà reintrodurre le preferenze, come nell'ancien règime o prima repubblica. Nei collegi uninominali del doppio turno non ci sono preferenze ma candidati unici per ogni partito, che si possono scegliere in primarie locali. Per il resto, ha ragione Stefano Ceccanti nel cantare il de profundis a questa iniziativa: “Se si andasse al referendum e si perdesse, ne uscirebbe trionfatore il Porcellum”. Bel regalo, professori.
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