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Radio Articolo 1 compie tre anni: passione e ragione di un progetto multimediale.
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di Altero Frigerio*

Radio Articolo 1 compie tre anni: passione e ragione di un progetto multimediale.

Due parole per descrivere il carattere di RadioArticolo1: passione e ragione. E qualche numero: tre anni di trasmissioni, equivalenti a 6.750 ore di diretta. Guidati da un principio editoriale forte: affermarci come “voce del lavoro”, al riparo da formule più o meno autoreferenziali. Abbiamo scelto peraltro un mix tecnologico complesso che sposa la radio e il telefono con il web: un ascolto che non può prescindere dal pc pur sfruttando i canali tradizionali. Nella rete e nell’Fm, grazie alle oltre 50 emittenti che ogni giorno portano i nostri giornali radio praticamente in tutte le province italiane. E la somma dei contatti quotidiani, insieme alla durata media dell’ascolto-connessione, ci testimoniano che il progetto di affidare a una giovane squadra di redattori il compito di produrre informazione e comunicazione sul tema del lavoro, dell’economia, del sindacato, dei diritti e dei beni comuni può staccare in positivo il suo primo tagliando.

I dati sono sempre da maneggiare con grande accortezza, ma certo RadioArticolo1 ha trovato un suo pubblico fatto di decine e decine di migliaia di persone che sull’ultima vertenza, sulle lotte dei lavoratori delle pulizie o della Merloni, sulla difesa della Costituzione o sulla libertà di stampa, sanno di poter avere prodotti di qualità, nella tempestività quanto nella confezione, nella varietà degli interlocutori quanto delle tematiche incrociate. Una platea in più giornate superiore in termini assoluti ad altre testate cartacee della sinistra e qualitativamente alla pari con storiche emittenti della radiofonia comunitaria e d’informazione. Che in un lasso di tempo assai breve ha dimostrato di apprezzare il nostro 30/30/30 ovvero un azzeccato mix di voci e di presenze di lavoratori e delegati, dirigenti sindacali, società civile più largamente intesa: dal volontariato al movimenti per l’acqua, dai consumatori all’arcipelago della cultura e dello spettacolo.

L’avventura editoriale di RadioArticolo1 nasce dalla presa d’atto che il villaggio globale non è tale per tutti. Ovvero che i cosiddetti soggetti sociali sono sistematicamente esclusi dai media. Il mondo del lavoro è pressoché invisibile (se non sale sulle gru o si autoreclude su un’isola). Analogo discorso si può fare per tutto l’universo della società civile, del volontariato e dell’associazionismo. Questo è il paradosso: nell’era dell’accesso e della comunicazione come ponte tra culture, saperi collettivi e percorsi individuali, diritti e tutele, insieme alla richiesta di una nuova politica economica e sociale, non trovano canali “alla loro portata”. E’ chiaro il perchè: la comunicazione commerciale e quella politico-istituzionale non ammettono intrusioni, dettano le regole, selezionano i contenuti, costruiscono i palinsesti e le gerarchie delle notizie, plasmano i gusti del pubblico. Il progetto di RadioArticolo1 si basa su una semplice e chiara premessa: comunicare professionalmente il lavoro come diritto sociale e primo fra i diritti di cittadinanza. Nel flusso narrativo che compone il palinsesto quotidiano, così come negli oltre 30 speciali realizzati solo in questo primo scorcio dell’anno, abbiamo posto l’accento su due aspetti che caratterizzano il nostro specifico. Da una parte il lavoro moderno manifesta una crescente e devastante tendenza alla precarizzazione (ad ogni latitudine come in ogni fase della vita, come pure nelle condizioni di sicurezza e rispetto dei diritti). Al tempo stesso c’è in campo un altro punto di vista secondo il quale occorre coniugare crescita e qualità del lavoro. Questa, infatti, prima ancora dei suoi aspetti quatitativi (cosa faccio, per chi lavoro, in quali condizioni, con chi....) risulta la vera fonte della ricchezza per avere buona occupazione, buoni lavori, buoni salari, specie in un paese come il nostro a corto di materie prime, di sapere e reti di servizi.

Un meeting point, così ci piace identificare l’esperienza di RadioArticolo1, che ha il suo baricentro nel mondo del lavoro. Dove protagonisti e non comparse risultano lavoratori e lavoratrici, pensionate e pensionati, giovani e cittadini alle prese con i loro diritti negati e il bisogno di migliorare le proprie condizioni di vita. Dove il sindacato, la Cgil in primo luogo, sono chiamati ad ascoltare, a dialogare, a rispondere, a mettersi al servizio delle persone. Lavoratori e Cgil insieme su internet per incontrarsi, raggiungere nuove e più larghe realtà (giovani innanzitutto), sviluppare una più ampia diffusione delle tematiche sindacali. Sfruttando al massimo le nuove tecnologie (internet, la radio, il telefono). Strumenti moderni, caldi, leggeri. Che aiutano a ragionare e fare comunità.
L’obiettivo è quello di raccontare l’Italia che lavora partendo, in questa originale esperienza di informazione civile, dalla vita delle persone; e, ancora, di approfondire quello che sui giornali o in tv, quando avviene, si ferma ai titoli o ai sommari e non racconta mai né il prima né il dopo. Per noi, informare sul lavoro, sulla cittadinanza attiva, sulla conoscenza e la solidarietà, vuol dire aprire (o tenere aperto, se si preferisce) uno squarcio positivo su questa realtà. In modi non recriminatori né strillati, mettendo a contatto cittadini, sindacalisti ed esperti, economisti, intellettuali, ricercatori chiamati a esprimere il proprio pensiero sui fatti in tempo reale.
La nostra presenza “produttiva-valoriale” è al tempo stesso una sfida sul prodotto, con programmi e format originali e ben confezionati, sempre rispettosi della grammatica della radiofonia. Spazio alla mediazione giornalistica piuttosto che comunicati stampa, valorizzazione delle competenze piuttosto che trasmissioni raffazzonate, servizi rispettosi delle regole di base: i tempi, le locuzioni, il rapporto musica-parlato propri della radiofonia comunitaria.

RadioArticolo1 è riuscita ad attrarre a sé anche altre realtà della comunicazione e possiamo dire che abbia ormai conquistato una sua precisa fisionomia e una discreta considerazione in termini di competenze e affidabilità. L’alleanza comunicativa sviluppata con l’Arci, Legambiente, la Tavola per la pace, Articolo 21 e Mediacoop, il Forum dell’acqua pubblica ed altri soggetti associativi si è via via trasformata in uno stretto rapporto di reciproca legittimazione e riconoscimento capace di sviluppare disponibilità altrimenti più complesse.
Tutto ciò per dire che di uno strumento di questo tipo c’era e c’è reale bisogno. Vuol dire che la web radio è riuscita ad realizzare almeno il nocciolo dell’idea forte dalla quale eravamo partiti: portare la Cgil fuori dalla Cgil e parlare della Cgil oltre la Cgil. Ci siamo sforzati di mettere il lavoro e il sindacato “a portata di mouse” anche in presenza di risorse limitate e dell’iniziale inesperienza della redazione. Elementi che pesano oggettivamente sul bilancio di questi primi tre anni. Anche l’amalgama e la cross-medialità tra le diverse piattaforme targate Cgil è ancora debole, come dimostra - sebbene il rapporto con territori e categorie risulti più che soddisfacente - l’assenza del player per l’ascolto in diretta delle nostre trasmissione sulla pressoché totalità dei siti del sistema Cgil. Non siamo riusciti in altre parole a mettere in sinergia effettiva la multipolarità di cui pure la Confederazione in qualche modo è insieme artefice e destinataria. Risulta ancora prevalente, una concezione proprietaria del contenuto finale rispetto alla valorizzazione del patrimonio, collettivo e sindacale, prima ancora che comunicativo ed economico, da cui si parte.

* direttore di Radio Articolo 1

Il Premio Marco Rossi    Festa di Radio Articolo1: programma dal 21 al 23 giugno(clicca su Forza lavoro)

 


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