Articolo 21 - IDEE IN MOVIMENTO
Dalla P2 alla P4: il triste paese dei poteri occulti
di Nicola Tranfaglia*
In un punto cruciale, che ricordo ancora nella relazione di maggioranza della Commissione d’inchiesta parlamentare sulla P2 presieduta da Tina Anselmi pur con tutte le integrazioni che compongono l’enorme materiale in centoventi volumi (di cui quella chiamata oggi P4 non può costituire, ad avviso di storico, che l’ultima reincarnazione) si scrive che quella associazione fu “il punto culminante della strategia della tensione e della successiva emarginazione del Miceli e del Maletti, massimi responsabili dei servizi segreti in quel momento.
Un’affermazione di questo genere, fatta trent’anni fa al termine di una lunga inchiesta parlamentare seguita all’irruzione delle forze dell’ordine a Castiglion Fibocchi per iniziativa dei magistrati Turone e Colombo, rende giustizia o dovrebbe renderla a quegli italiani - e sono tanti ormai crediamo - che seguono oggi le cronache giudiziarie che hanno al centro il cosiddetto lobbista (ma, a differenza che negli Stati Uniti questa figura non esiste nell’ordinamento giuridico italiano) Luigi Bisignani. Quest’ultimo era quello che, non si sa perché, scriveva ad esempio la lettera dell’ex direttore generale della Rai Mauro Masi per licenziare il conduttore Michele Santoro e che incontrava ogni giorno ministri e alti dignitari dell’attuale governo e della maggioranza parlamentare guidata dall’onorevole Berlusconi.
Potremmo continuare per molte pagine su questo aspetto ma vale la pena sottolineare piuttosto che cosa significa la grande familiarità con gran parte del potere politico ed economico e la sua capacità di spingere nomine e influire su quello che devono fare i vertici di enti, dipartimenti e imprese pubbliche e private nel nostro paese.
Il che significa - a mio avviso - creare condizioni di facile sovvertimento delle procedure di legge, interferenze molto gravi nel funzionamento di poteri e di organi costituiti secondo le regole normali, costituire un potere parallelo e magari più efficace di quelli previsti dalla Costituzione repubblicana e dalle leggi dello Stato.
Insomma una volta, anche tra storici, si parlava, a torto o a ragione, di “doppio stato” ma oggi il degrado della crisi italiana può spingere a considerare superate quelle espressioni e parlare piuttosto, in maniera più realistica, di commistione crescente e molto pericolosa di affari, politica ed economia.
Di disordine politico e istituzionale - dovremmo aggiungere - che potrebbe spingere ancora di più nel baratro un paese già afflitto da una grave crisi economica, sociale e morale.
Di qui l’allarme che si è creato nell’opinione pubblica democratica che si trova di fronte a uno scandalo diverso dai tanti che emergono spesso, per disonestà dei singoli o di gruppi, e configura piuttosto un ennesimo attentato alla democrazia e alla vita politica e culturale del nostro paese.
*Tratto dall’Unità
www.nicolatranfaglia.com
Un’affermazione di questo genere, fatta trent’anni fa al termine di una lunga inchiesta parlamentare seguita all’irruzione delle forze dell’ordine a Castiglion Fibocchi per iniziativa dei magistrati Turone e Colombo, rende giustizia o dovrebbe renderla a quegli italiani - e sono tanti ormai crediamo - che seguono oggi le cronache giudiziarie che hanno al centro il cosiddetto lobbista (ma, a differenza che negli Stati Uniti questa figura non esiste nell’ordinamento giuridico italiano) Luigi Bisignani. Quest’ultimo era quello che, non si sa perché, scriveva ad esempio la lettera dell’ex direttore generale della Rai Mauro Masi per licenziare il conduttore Michele Santoro e che incontrava ogni giorno ministri e alti dignitari dell’attuale governo e della maggioranza parlamentare guidata dall’onorevole Berlusconi.
Potremmo continuare per molte pagine su questo aspetto ma vale la pena sottolineare piuttosto che cosa significa la grande familiarità con gran parte del potere politico ed economico e la sua capacità di spingere nomine e influire su quello che devono fare i vertici di enti, dipartimenti e imprese pubbliche e private nel nostro paese.
Il che significa - a mio avviso - creare condizioni di facile sovvertimento delle procedure di legge, interferenze molto gravi nel funzionamento di poteri e di organi costituiti secondo le regole normali, costituire un potere parallelo e magari più efficace di quelli previsti dalla Costituzione repubblicana e dalle leggi dello Stato.
Insomma una volta, anche tra storici, si parlava, a torto o a ragione, di “doppio stato” ma oggi il degrado della crisi italiana può spingere a considerare superate quelle espressioni e parlare piuttosto, in maniera più realistica, di commistione crescente e molto pericolosa di affari, politica ed economia.
Di disordine politico e istituzionale - dovremmo aggiungere - che potrebbe spingere ancora di più nel baratro un paese già afflitto da una grave crisi economica, sociale e morale.
Di qui l’allarme che si è creato nell’opinione pubblica democratica che si trova di fronte a uno scandalo diverso dai tanti che emergono spesso, per disonestà dei singoli o di gruppi, e configura piuttosto un ennesimo attentato alla democrazia e alla vita politica e culturale del nostro paese.
*Tratto dall’Unità
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