Articolo 21 - INTERNI
CIE: " Questi luoghi della vergogna vanno chiusi"
di redazione
''Questi luoghi sono illegali, spero che il ministro Maroni si renda conto della situazione in cui versano i suoi Guantanamo personali''. E' perentorio il giudizio pronunciato dal deputato PD, J.L.Touadi, subito dopo la visita compiuta nel pomeriggio di ieri presso il CIE di Kinisia, in Sicilia, e che fa seguito a quella effettuata a Palazzo San Gervasio nelle scorse settimane in compagnia di Giuseppe Giulietti e Rosa Villecco Calipari. Una situazione insostenibile ai limiti della legalità denunciata più volte anche dal mondo dell'associazionismo. Il 17 giugno era stata l'organizzazione di Medici senza frontiere a lanciare l'allarme in riferimento a questi due luoghi. "Nei centri di Kinisia e palazzo San Gervasio, le condizioni di vita sono inaccettabili – aveva spiegato Rolando Magnano, capo missione in Italia- Le persone dormono dentro tende e i servizi medici sono largamente insufficienti. A Kinisia manca l'elettricità, le condizioni igieniche sono pessime e l'accesso all'acqua saltuario". Per riportare il tema nell'ambito del dibattito politico il deputato del PD ha annunciato per domani la presentazione di un'interrogazione urgente al ministro Maroni per chiudere definitivamente “questi luoghi della vergogna” e far si che i richiedenti asilo vengano immediatamente trasferiti presso i CARA, come previsto dalla legge.
E la situazione nei CIE sparsi per l'Italia continua nei fatti ad essere esplosiva, soprattutto dopo l'emanazione del decreto che prolunga i tempi di permanenza fino a 18 mesi.
Appena ieri una violenta protesta è esplosa dentro al CIE di Modena. Una trentina di reclusi, per la maggior parte di nazionalità tunisina ( riportano i quotidiani locali) si sono dati alla fuga dopo aver divelto porte e scavalcato le recinzioni.
Dieci giorni fa invece era toccato a Ponte Galeria, non nuovo a episodi simili. Nella notte tra il 17 e il 18 giugno un gruppo di circa 70 immigrati, tra i 250 ospitati dalla struttura avrebbe appiccato fuoco ad alcune suppellettili, provocando ingenti danni all'edificio, come racconta il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che spiega: ''Queste proteste sono la diretta conseguenza di una politica migratoria, fortemente criticata dal mondo cattolico e dal volontariato, che si e' sempre piu' inasprita nel corso di questi anni e che non tiene conto della sofferenza e della dignita' di migliaia di disperati cui, nonostante l'opera delle forze dell'ordine e degli operatori che gestiscono i Centri, non e' possibile garantire i diritti fondamentali. Le condizioni di vita all'interno dei CIE sono pesantissime e i sempre piu' lunghi tempi di permanenza trasformano queste strutture in luoghi di tortura dove proteste e atti di disperazione sono all'ordine del giorno''.
E la situazione nei CIE sparsi per l'Italia continua nei fatti ad essere esplosiva, soprattutto dopo l'emanazione del decreto che prolunga i tempi di permanenza fino a 18 mesi.
Appena ieri una violenta protesta è esplosa dentro al CIE di Modena. Una trentina di reclusi, per la maggior parte di nazionalità tunisina ( riportano i quotidiani locali) si sono dati alla fuga dopo aver divelto porte e scavalcato le recinzioni.
Dieci giorni fa invece era toccato a Ponte Galeria, non nuovo a episodi simili. Nella notte tra il 17 e il 18 giugno un gruppo di circa 70 immigrati, tra i 250 ospitati dalla struttura avrebbe appiccato fuoco ad alcune suppellettili, provocando ingenti danni all'edificio, come racconta il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che spiega: ''Queste proteste sono la diretta conseguenza di una politica migratoria, fortemente criticata dal mondo cattolico e dal volontariato, che si e' sempre piu' inasprita nel corso di questi anni e che non tiene conto della sofferenza e della dignita' di migliaia di disperati cui, nonostante l'opera delle forze dell'ordine e degli operatori che gestiscono i Centri, non e' possibile garantire i diritti fondamentali. Le condizioni di vita all'interno dei CIE sono pesantissime e i sempre piu' lunghi tempi di permanenza trasformano queste strutture in luoghi di tortura dove proteste e atti di disperazione sono all'ordine del giorno''.
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