di Bruna Iacopino
Sorride Jamal quando gli chiedo di appuntarmi il suo nome su un foglio di carta e il permesso di poterlo citare nell'articolo. “ E perchè non dovresti? Noi siamo messaggeri di pace...” Jamal Eddine è appena rientrato dalla Grecia esattamente dal porto di Corfù, dove la Stefano Chiarini, la nave italiana che fa parte della Freedom flotilla2 è ormeggiata da ormai una decina di giorni impossibilitata a partire, a causa del veto imposto dal governo greco. Incontro Jamal al presidio tenutosi ieri pomeriggio davanti all'ambasciata greca a Roma... non ha neanche pensato di andare a casa, ma dalla stazione è arrivato direttamente nel cuore della capitale per sostenere la protesta degli altri attivisti convocata in diverse città italiane per cercare di fare pressione sul governo greco e consentire alle navi di partire. Un braccio di ferro vero e proprio che, complice il silenzio internazionale, tiene bloccati centinaia e centinaia di attivisti, 60 partiti solo dall'Italia per cercare di forzare il blocco imposto da Israele alla piccola lingua di terra che racchiude da sola un milione e mezzo di persone in condizioni di assoluta indigenza. L'ultimo allarme è quello lanciato dall'ONU intorno alla metà di giugno. Secondo l'organismo internazionale la povertà e la disoccupazione hanno toccato livelli record. Una situazione esplosiva, stritolata dalla totale impossibilità di movimento di uomini e merci: “ Gaza è un'enorme prigione a cielo aperto, da una parte i muri dall'altra il mare...” Dice Jamal, cittadino italiano, di origine marocchina, come tradisce il suo nome. Per questo lui ha scelto di partire, per portare un messaggio di libertà e di speranza dall'altra parte del Mediterraneo, una libertà che serve ai gazawi, certo, ma che serve anche all'Europa, al popolo greco e a quello italiano. “ Ogni giorno guardavo i tg per vedere se dicevano qualcosa della nave italiana bloccata in Grecia, ma niente... E' davvero triste tutto questo silenzio, sembra quasi che su quella nave non ci siano italiani...”
Hanno provato a urlare, dalle navi, a manifestare con striscioni per chiedere di poter salpare ma nessuna risposta è arrivata. Una nave canadese ha anche provato a forzare il blocco ma è stata riportata indietro con le minacce, gli attivisti avrebbero anche cercato di opporre resistenza, ma, dichiarano “ non ci sono feriti”.
“Noi non abbiamo opposto alcuna resistenza, la nostra nave è sempre aperta, e a bordo ci sono solo aiuti umanitari, cibo, medicine, materiale edile, chiunque può venire a controllare ma nessuno lo ha fatto, è più comodo tener fede a quanto dice la stampa israeliana e cioè che a bordo ci sono armi e terroristi.” Spiega ancora Jamal.
“ Avanzammo richiesta ufficiale alle autorità internazionali affinchè facessero i controlli sulle merci caricate in nave così da accertare l'assenza di armi, ma quella richiesta non è mai stata presa in considerazione”. Mi racconta uno dei coordinatori della missione dal presidio all'ambasciata greca.
Presidio che è riuscito, almeno a Roma, a ottenere un incontro con “ due imbarazzatissimi diplomatici greci” per sentirsi dire che il blocco è stato deciso al fine di tutelare l'incolumità degli attivisti nel timore che Israele potesse ripetere l'assalto effettuato lo scorso anno sulla Mavi Marmara.
Ma gli attivisti, non tutti filo palestinesi, tengono a precisare, non ci stanno, e ribadiscono il loro diritto a solcare acque internazionali e portare “un sorriso”, come dice Jamal, alla gente di Gaza. Per questo non si fermeranno ai presidi di oggi ma continueranno con azioni di protesta e pressioni pacifiche nel rispetto delle regole sancite prima della partenza e guardando all'esempio di Vittorio a cui è dedicato questo viaggio. Il suo Stay human che ha accompagnato dall'inizio la seconda Flotilla, risuona attraverso il megafono, strillato con forza da un ragazzo palestinese rivolto alla folla che ormai si va disperdendo. “ Ricordiamoci che Cristo è nato in Palestina, ricordiamo il suo messaggio... Vittorio era ateo, ma quel messaggio lo aveva incarnato.”
Quanto ancora durerà questo stallo e il “sequestro” imposto a navi e passeggeri è impossibile da prevedere, quello che sappiamo con certezza è che Jamal al primo segnale volerà veloce in Grecia per ricongiungersi con l'equipaggio della Chiarini. “ Non siamo affatto abbattuti, anzi abbiamo più energia e ci sentiamo più motivati di prima a raggiungere la Striscia.”
Per info e aggiornamenti http://www.freedomflotilla.it/