di Nello Trocchia
Quante volte abbiamo sentito la frase ' Il paese è più avanti di certi politici'. Il dato reale è che quei politici fanno le leggi e alcune, come quella sulla cittadinanza, non sono al passo coi tempi e vanno assolutamente cambiate. Insomma, fuor di luoghi comuni e retorica, il tema della cittadinanza e dell'integrazione bisogna affrontarlo e subito. Che il paese sia più maturo e civile di certe boiate in salsa padana può far piacere, ma per le seconde generazioni, i figli di immigrati, ora servono risposte, le parole non bastano più. Alla Camera martedì si inizia a discutere la proposta di legge sulla cittadinanza, il testo unificato licenziato dalla commissione cultura non senza scontri nella maggioranza. Anche il presidente della camera Gianfranco Fini è stato chiaro, esprimendo soddisfazione per il previsto dibattito, "se si parte dal presupposto che l'immigrazione non e' transitoria, che non e' solo legata all'economia, le conseguenze legislative sono di altri tipo e bisogna cominciare a codificare i diritti". C'è un testo bipartisan che piace a molti, la proposta di legge Sarubbi(Pd)-Granata(Pdl), ma le resistenze nel Pdl sono molte, rinfocolate dal celodurismo leghista. Articolo21 seguirà passo passo il dibattito parlamentare, convinto che una leggina-contentino non serve nè ai figli di immigrati, nè alla dignità e alla civiltà dell'intero paese. Dal parlamento che legifera, spesso, per un solo uomo, ci si attende una norma che sappia riconoscere diritti e accellerare l'acquisizione della cittadinanza a chi oggi è in Italia come straniero in patria.
Vi riproponiamo l'intervista a Lucia Ghebreghiorges, portavoce di G2, la rete che unisce i figli di immigrati, le seconde generazioni. Da anni fanno proposte, sollecitano la politica e chiedono semplicemente di diventare, anche formalmente, cittadini italiani modificando storture e miopie della legge in materia, ormai vecchia di 17 anni.
Ascolta l'intervista ( in merito alla proposta Sarubbi-Granata)