di redazione*
"Lacunoso", "affrettato". Persino "dannoso" per il contrasto al crimine organizzato di stampo mafioso. Non usano mezzi termini e definiscono così il "Codice antimafia" i magistrati, esperti di diritto, politici, gli esponenti della società civile organizzata, invitati stamani a palazzo Marini al convegno "Dalla Legge Rognoni – La Torre al codice Antimafia. Spezzare il patto politica – mafia – affari". A dare il via alla giornata di studi organizzata dal Centro Studi Pio La Torre, l'intervento di Virginio Rognoni, già ministro della Giustizia e cofirmatario, insieme a Pio La Torre, della legge sulla confisca dei beni ai mafiosi che rischia di essere cancellata da questo codice unico.
Rognoni: dura battaglia per approvare leggi contro la mafia
Rognoni ricorda l'entusiamo e la fatica di quegli anni. L'intuizione radicale e straordinaria che portò a quella norma che oggi sembra messa in pericolo anche da questo decreto legislativo. Il perchè lo spiega il presidente del Centro studi Pio La Torre, Vito Lo Monaco: «questo testo avrebbe dovuto avere il comptio di «coordinare, semplificare, innovare e potenziare l'efficacia della legislazione antimafia, armonizzandola con gli indirizzi degli orgnanismi internazionali e invece «se approvato nell'attuale formulazione, cancellerà dalla nuova legislazione proprio la Rognoni – La Torre» della quale «copia solo la fattispecie dell'associazione mafiosa, l'articolo1, ma lo spezzetta, facendogli perdere quell'energia interpretativa del fenomano mafioso che ha guidato l'azione dello Stato e dell'Antimafia in questi trent'anni». «Dal Codice antimafia – prosegue Lo Monaco – la società civile si aspetta una sua evoluzione non un suo accantonamento o una sua cancellazione storica». Anche Grasso in audizione ha "bocciato" ieri il testo.
A rischio le misure di prevenzione e i beni confiscati
«Il testo che non possiamo definire un codice - sottolinea nel suo dettagliato intervento il giudice per le misure di prevenzione a Napoli – Francesco Menditto, presenta omissioni, cancellazioni, dimenticanze e rischia di comportare gravi danni soprattutto sotto il profilo delle misure di prevenzione. Inoltre presenta solo dieci articoli in materia penale». Menditto da molti anni si occupa per i tribunali di Napoli e provincia di seguire la delicata fase del sequestro dei patrimoni dei mafiosi e di fronte a questo testo si dice «preoccupato» e «stupito per la fretta con la quale si è legiferato in solitudine e con questi errori» su un testo che invece avrebbe dovuto essere frutto di un confronto con chi l'antimafia la fa ogni giorno e coorente con le norme attuali. Menditto nell'ultimo numero di "A Sud d'Europa" traccia una analisi dettagliata di tutti questi aspetti mancanti, dei passi falsi e delle difficoltà che creerebbe l'applicazione del testo, così com'è. Il Codice non risolve in particolare due grandi questioni nella lotta alla criminalita': lo snellimento delle procedure di confisca e l’autoriciclaggio. Per la confisca l’introduzione di un termine ridotto e la sovrapposizione tra autorita' nella disposizione delle misure di prevenzione possono portare a disfunzioni e mancata assegnazione dei beni. La mancata introduzione del reato di autoriciclaggio, e' invece in palese contraddizione con le normative gia' presenti in gran parte dei paesi dell’Ue. (scarica qui il numero "Osservazioni al Codice antimafia").
Spezzare legame mafia e politica: dall'autoriciclaggio al 416 ter
Anche l'Associazione nazionale dei magistrati avanza le sue perplessità sul testo nell'intervento del presidente, Luca Palamara, che afferma «si tratta di un lavoro che non tiene in considerazione l'esperienza pratica del diritto e la necessità di colpire i patrimoni mafiosi e rescindere i legami mafia, politica e imprenditoria». Spezzare legame fra i boss, i capitali illeciti e il potere politico non sembra essere una priorità di questo testo di legge, poichè rimangono fuori le norme che avrebbero potuto rendere più efficace interventi in questa direzione: dalle norme sull'autoriciclaggio all'estensione più ampia del 416 ter (punire il voto di scambio anche quando non vi è passaggio di denaro). Anche i reati come le ecomafie e immigrazione clandestina, inoltre, sono stati esclusi dal testo.
Ingroia, codice antimafia è occasione mancata
«Il Codice – afferma il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia - e' un’occasione mancata che speriamo non diventi un’occasione perduta. Il testo non contiene ne' una potenzialita' unificativa della legislazione, ne' quella necessita' di coordinamento della normativa antimafia di cui c’era bisogno. Il risultato e' piu' un Codice manifesto che un reale strumento efficace nella lotta alla mafia'». Serve maggiore coraggio – lo confermano a più voci – gli intervenuti al dibattito. Dall'imprenditore di Confindustria, Antonello Montante che ha ricordato il percorso di trasparenza intrapreso in Sicilia, a Bruno Busacca della Lega Coop Nazionale sino al responsabile legalità della Cgil, Luciano Silvestri. Intervenuti al dibattito con osservazioni mirate anche il magistrato Antonio Balsamo e Vittorio Borraccetti, consigliere del Csm, Beppe Lumia della Commissione antimafia. Una richiesta di migliorare il decreto legislativo arriva anche dal presidente dell'Unione nazionale Camere Penali, Valerio Spigarelli (che conferma «al momento questo testo non ha le caratteristiche per essere un codice unico in materia antimafia»). «Abbiamo rivendicato il diritto ad intervenire per dire la nostra – conclude il procuratore aggiunto di Palermo, Domenico Teresi, ogni qual volta una legge dello Stato si ponga in contrasto con la sicurezza dei cittadini e la lotta alla mafia e lo facciamo anche stavolta in merito a questo decreto legislativo». Il testo così com'è – continua il procuratore - «è dannosso per la lotta antimafia nel Paese ».
Proposte e conclusioni
Il Centro Studi Pio La Torre chiederà di essere sentito dalle Commissione giustizia delle Camera che dovranno rendere il loro parere al Governo entro il 15 agosto e che il testo risponda a quanto previsto dalla legge delega quindi che si occupi di fare una vera ricognizione della normativa penale e procuessuale e amministrativa vigente in materia antimafia; di armonizzare questi testi, di coordinarli con quelle concernenti l'Agenzia per i beni confiscati e di adeguarli con le disposizioni dell'Unione Europea.
*tratto da www.liberainformazione.org