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Tina e Marilù, croniste nel mirino dei camorristi
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di Arnaldo Capezzuto*

Tina e Marilù, croniste nel mirino dei camorristi Come una trincea in pieno teatro di guerra. Così appare il territorio casertano a chi si ostina a fare giornalismo per mestiere, raccontando i fatti per quel che sono, sforzandosi di capirli e inquadrarli. Qui i giornalisti che non si fanno carico delle esigenze dei boss vengono minacciati e intimiditi fin dentro casa. E se non recepiscono l'avvertimento, incuranti e spavaldi i camorristi passano a vie di fatto con attentati ed altre forme di pressione. Questo accade a Caserta, in territorio italiano. Nelle terre dimenticate di Gomorra, il mostro della camorra è tutt'altro che estinto. E' vivo e vegeto e reagisce con la violenza contro chi svela i suoi loschi affari. Qui la criminalità organizzata ha un solo nome, quello del clan dei Casalesi. Qui la prima regola che i camorristi pretendono di imporre a chiunque è sempre la stessa: comportarsi come le tre scimmiette che dicono: non vedo, non parlo, non sento. Questa è la "Terra di lavoro". Qui molti rispettano questa regola. Molti, ma non tutti, C'è, ad esempio, un manipolo di cronisti “armati” di block notes, penna e fotocamera digitale che osa disubbidire ai clan; ognuno di essi combatte la battaglia della legalità facendo semplicemente il proprio mestiere Cioè raccontando i fatti. Basta questo per divenire bersaglio di intimidazioni e rappresaglie. Stavolta nel mirino sono finite due brave croniste: Tina Palomba e Marilù Musto.

Ma andiamo con ordine. Cominciamo raccontando il caso più recente. Tina Palomba è una brava giornalista del "Corriere di Caserta". Da anni si occupa di cronaca nera e di processi. La sua storia è a dir poco inquietante. mercoledì sera 22 giugno sotto casa, in una strada di San Prisco, comune confinante con Santa Maria Capua Vetere (Caserta), aveva parcheggiato la sua auto. E' stata data alle fiamme da sconosciuti. La vettura è intestata al fidanzato. E' stata quasi completamente distrutta. Sarebbe una ritorsione proprio per l'attività professionale di Tina Palomba. I Carabinieri di San Prisco e della compagnia di Santa Maria Capua Vetere stanno indagando.

“Non è la prima volta che devo presentare una denuncia per aver subito minacce e intimidazioni. L' ultima volta - spiega Tina Palomba ad Ossigeno – è stato l'anno scorso. In tribunale, mentre seguivo un processo, un tale si avvicinò e mi minacciò pesantemente. E adesso questo attentato alla mia auto. Perché ce l‟hanno con me? Non lo so. Forse perché ultimamente ho scritto qualche articolo che ha dato fastidio a qualcuno. Ma quale articolo? E‟ difficile capire quale. Scrivo “pezzi” di camorra tutti i giorni… Mi occupo di omicidi, arresti, indagini... Il territorio che seguo è vasto. Comprende Casale, Marcianise, Santa Maria, zone assediate dalla criminalità, dal potere dei clan che qui non fa nulla per nascondersi”.

E non è tutto. Tina si ferma e dopo un sospiro svela ad Ossigeno che questa situazione dura da tanto tempo. “Lavoro al “Corriere di Caserta” dal 2003 dopo la gavetta al “Giornale di Napoli” e al “Roma”. Da due anni e mezzo sono tutelata con una sorveglianza di vigilanza notturna domiciliare, a causa di un paio di episodi del passato emersi attraverso intercettazioni telefoniche. E adesso c‟è stato quest'ultimo episodio che ho prontamente denunciato ai carabinieri. Abito in un posto affollato. Dare alle fiamme la mia auto alle 23 e 30 è stato un atto plateale scelto per lanciare un messaggio. Voglio dire che questa intimidazione l‟avrebbero potuto fare anche di notte, visto che solito lascio l'auto in strada. L'hanno fatto apposta a quell‟ora”. E spiega: “In queste terre c'è un clima particolare... Noi giornalisti quando ci accade qualcosa lo denunciamo subito alle forze dell'ordine. Ma gli investigatori una mole di lavoro enorme e questi episodi passano in secondo piano”.

Nel casertano accadono tutti i giorni fatti gravissimi, e non tutti vengono denunciati. Ci sono imprenditori, commercianti, negozianti che hanno un atteggiamento diverso dal nostro, non collaborano con le forze dell'ordine, permettono ai camorristi di  spadroneggiare e continuare a trafficare con le loro attività illecite”. Come si lavora in queste condizioni? “Io ho scelto questo mestiere di giornalista e lo faccio. Non ho paura di niente. Ma certe cose, come l' incendio della mia auto, alla fine, cominciano a condizionarmi”. L' altra storia venuta fuori insieme a quella di Tina Palomba riguarda Marilù Musto corrispondente da Caserta del quotidiano “il Mattino” e dell'agenzia Agi. Si occupa di giudiziaria e cronaca nera. Tre anni fa, un uomo, che poi si è scoperto essere collegato al super latitante Michele Zagaria, capo dei Casalesi, si presentò a casa della cronista ai suoi genitori e consigliò‟ di convincerla a smetterla di scrivere articoli che infastidivano il boss. "Quel che è accaduto a me e a Tina Palomba – dice Marilù Musto ad Ossigeno – può accadere a chiunque lavora scrupolosamente. Capita che ti si avvicini qualcuno e ti dica, o meglio ti consigli‟, di non scrivere cose che possono dispiacere a qualcuno". “Io denunciai subito alla Dda quel noto personaggio venuto a casa dei miei genitori facendosi portavoce di un messaggio del boss latitante Michele Zagaria e dicendo testualmente: 'Michele ha detto che vostra figlia non deve scrivere più...'”. E poi cosa è successo? Sono trascorsi tre anni... “Ci sono state delle indagini. Recentemente un pentito ha raccontato che quel personaggio è proprio il portavoce di Zagaria. Io lo avevo capito nel 2008”. “Dopo quell‟episodio mi sono trasferita da Trentola nel casertano. L'ho fatto per ragioni di opportunità e personali”.

"L'articolo che fece infuriare i boss lo scrissi sul Mattino tra ottobre e novembre del 2008. Era un semplicissimo pezzo di appoggio a un servizio di cronaca. Parlavo di un bar che era stato aperto accanto ad un posto di polizia da alcuni parenti del boss Zagaria. Un paio di giorni dopo la pubblicazione quella persona si presentò a casa dei miei genitori”. Hai mai pensato di lasciare perdere? “No, nonostante le difficoltà oggettive, amo il mio mestiere. Per nessuna ragione al mondo rinuncerei a scrivere i miei articoli per informare i lettori”, conclude Marilù.

*Tratto da Osservatorio nazionale sui cronisti minacciati -
Ossigeno per l'informazione

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