di Marco Pacciotti
Cosa può spingere venti giovani uomini a salire su un tetto e gridare “libertà, libertà”? Occupandomi da anni di queste temi e conoscendo la situazione del CIE, posso fare alcune congetture e tentare di avvicinarmi alle loro ragioni. Insieme ad altre organizzazioni il Forum Immigrazione Pd ha aderito con convinzione alla campagna "lasciateCIEntrare", promossa dalla Fnsi e dall’Ordine dei Giornalisti per rivendicare il diritto-dovere di informazione. Un diritto fondamentale in una democrazia, ma negato nei CIE.
Il divieto d'ingresso è stato imposto non per lo zelo di qualche poliziotto o per l’ottusità di un burocrate, ma da una esplicita circolare ministeriale di Maroni del 1 aprile 2011, con la quale in poche righe, viene reso impossibile l’accesso per la stampa. Un provvedimento illiberale che nelle sue motivazioni rende la cosa anche più inquietante. Il possibile “intralcio”che i giornalisti potrebbero arrecare alle operazioni fa sorgere inevitabilmente domande sul tipo di operazioni in corso. Ma senza voler fare dietrologie né ipotizzare comportamenti scorretti da parte di chi lavora nei CIE, quello che si vuol veramente nascondere sono le storie personali di uomini e donne in fuga da povertà, persecuzioni o guerre. Donne e uomini che in queste strutture vengono “trattenuti” fino a 18 mesi senza aver commesso alcun reato. Trattenimento reso possibile in base a un recente provvedimento, anch’esso voluto da Maroni, che trasforma un luogo preposto alla identificazione e alla eventuale espulsione , operazioni facili da svolgere in tempi brevi, in una struttura detentiva de facto. Immaginare la frustrazione di chi vive una situazione di detenzione per mesi, a volte fino a un anno e mezzo, è difficile, quasi impossibile per un libero cittadino come noi. Ma è questa probabilmente la molla che ha spinto quegli uomini a salire su di un tetto gridando “libertà, libertà”. Una libertà a loro negata fisicamente a noi negata nella forma altrettanto fondamentale di libertà di essere correttamente informati su quanto accade a pochi chilometri dalle nostre case, a nostra insaputa e in spregio a molte delle convinzioni della maggior parte degli italiani.
L’intento di “nascondere” all’opinione pubblica le conseguenze di decisioni politiche prese per calcolo elettorale e per guerre interne ai partiti di governo, è segno dall'arroganza e del cinismo di chi oggi ci governa e di quanto ormai sia straripante l’egemonia culturale della Lega; ma sicuramente è anche segno della loro debolezza. Indica infatti la volontà di nascondere gli effetti concreti di questi misfatti agli occhi dei cittadini. Cittadini che io credo non abbiano un unico colore politico nel ritenere la libertà di una persona come un diritto inalienabile e la libertà di informazione indispensabile in una società democratica. Sono, questi, principi liberali fondamentali. Principi praticati e tutelati nelle democrazie mature a prescindere dagli schieramenti politici. Importante quindi non cedere ora e continuare a denunciare queste gravi violazioni, che rendono meno civile il nostro Paese e tutti noi più deboli.