di Roberto Natale
Le ultime, incerte notizie le abbiamo avute sabato. Voci arrivate dall’interno del Cie di Ponte Galeria, e rilanciate da Gabriele Del Grande, che parlavano del pestaggio di alcuni immigrati - riacciuffati dopo un tentativo di fuga - e della rivolta scoppiata nella notte di venerdì, con lancio di bottiglie, focolai di incendio, atti di violenza. Nel pomeriggio un’idea più precisa se l’è potuta fare l’onorevole Andrea Sarubbi, che facendo valere le sue prerogative di parlamentare ha ispezionato la struttura, parlando con le donne e gli uomini reclusi e con il personale addetto alla sorveglianza.
Nessun giornalista, ancora una volta, ha potuto varcare quel cancello. I Cie (i Centri di Identificazione ed espulsione) si confermano spazi extraterritoriali, luoghi di diritti sospesi. In primo luogo a danno degli immigrati, di certo: comprensibilmente spaventati dall’estensione improvvisa da 6 a 18 mesi del periodo massimo di detenzione. Ma a far le spese di questa abrogazione di diritti è anche l’opinione pubblica, costretta a ignorare quel che accade nella dozzina di strutture dislocate sul territorio italiano perché i giornalisti non devono “intralciare le attività rivolte agli immigrati”.
Così stabilisce la circolare varata il primo aprile scorso dal ministro Maroni, che in questi quattro mesi ha risposto con il più totale silenzio alle richieste di modifica del testo arrivate dalla Fnsi e dall’Ordine dei Giornalisti, oltre che da numerosi parlamentari delle opposizioni. Un divieto incostituzionale, figlio di quella “imprenditoria politica della paura” che ha segnato le scelte istituzionali di questi anni in tema di immigrazione.
Un divieto che il giornalismo italiano non ha alcuna intenzione di accettare: a difesa del nostro diritto-dovere di cronisti, ed anche a difesa dell’immagine dell’Italia, visto che il black-out informativo imposto da Maroni autorizza a pensare che la nostra Repubblica abbia costruito autentici lager per “accogliere” chi arriva dal nord Africa. Per questo, dopo le manifestazioni dello scorso 25 luglio davanti ai Centri di Identificazione di tutta Italia, la rete “LasciateCIEntrare” si è data un nuovo appuntamento.
Martedì 2 agosto, dalle 17,30, associazioni, sindacati e movimenti impegnati sul tema dei diritti per i migranti saranno a Roma di fronte al Senato, in contemporanea con la discussione in aula del Decreto Maroni sui rimpatri, per denunciare l’illegalità del trattamento inflitto a persone che non hanno reati da scontare. E anche noi giornalisti saremo nel presidio: per ricordare al ministro che alle nostre prerogative professionali non intendiamo rinunciare, tanto più quando coincidono in modo tanto evidente coi doveri di trasparenza di un Paese che voglia considerarsi civile.
Roberto Natale
Presidente Fnsi