Articolo 21 - INTERNI
Tensioni a Mineo: la protesta dei richiedenti asilo
di Natya Migliori
Ieri mattina, a Mineo, un gruppo di migranti perlopiù nigeriani ha presidiato pacificamente l'ingresso del CARA, in attesa delle Commissioni Territoriali per la richiesta di Protezione Internazionale che, ancora una volta, tardano ad arrivare.
“La protesta di ieri sulla Strada Statale per Mineo -sostiene Alfonso Di Stefano, portavoce della Rete Antirazzista Catanese- è stata dipinta come una sorta di “salita degli unni” ed accolta dai cittadini con saracinesche abbassate, strade deserte ed un clima di terrore. Una paura, ci risulta, fomentata anche dagli “avvertimenti” e dai “consigli” della polizia agli abitanti. Tutto ciò ha sortito l'effetto di creare ulteriori tensioni anche all'interno del Cara e di provocare l'ennesimo ritardo nelle pratiche per il rilascio del permesso. Facciamo appello alle popolazioni calatine a non farsi travolgere dalle psicosi xenofobe. Le giuste proteste dei richiedenti asilo sono causate dall'irresponsabile, clientelare e razzista gestione del Cara di Mineo.”
“L'Italia rappresentava per noi una speranza -sostiene F., libico, in rappresentanza del gruppo dei manifestanti- e ognuno di noi sta vedendo infranto questo sogno. Dall'Europa ci aspettavamo semplicemente un'accoglienza dignitosa e ci troviamo invece di fronte ad una fortezza inespugnabile. Riteniamo di essere vittime di discriminazione e chiediamo che venga riconosciuto lo status di rifugiato a quanti di noi provengono dalla Libia e da quei paesi in cui è in atto un conflitto che, come ogni guerra, produce profughi. Qui al campo non è possibile vivere dignitosamente. Il cibo è di pessima qualità, abbiamo difficoltà di comunicazione e carenza di mediatori culturali, per chi non ha i soldi per il bus non è possibile raggiungere il centro abitato, lontano 16 chilometri. Subiamo inoltre di continuo insulti da parte delle forze dell’ordine e di alcuni operatori. Ci chiamano “le scimmie nere”.”
“Il Cara di Mineo -aggiunge Di Stefano- non è il centro modello per richiedenti asilo, il fiore all’occhiello del governo italiano nel campo dell’accoglienza ai migranti. Al contrario è un luogo di sofferenza, dove quasi duemila richiedenti asilo vivono in una condizione di totale isolamento, nell’incertezza più assoluta sul proprio futuro. E’ necessario restituire condizioni di vita dignitose ai migranti di Mineo e chiudere il “Villaggio della solidarietà” in tempi rapidi.”
Ma le tensioni non finiscono qui. È in corso infatti questa mattina un sit-in del Silp Cgil e dei sindaci del calatino davanti all'ex “Residence degli Aranci”.
“Da tempo – ha dichiarato Maurizio Pizzimento, segretario del sindacato dei lavoratori di polizia- chiediamo alle autorità competenti di intraprendere i necessari interventi per evitare disordini e garantire un'adeguata sicurezza. Il rapporto tra polizia e immigrati è di 1 a 100. Questi uomini sono armati di bastoni e coltelli, hanno distrutto la mensa, hanno ferito alla mano anche un funzionario di polizia, hanno appiccato il fuoco danneggiando alcune auto, hanno bloccato la Statale 417 Catania-Gela. Chiediamo al ministro Roberto Maroni di intervenire immediatamente e di intraprendere azioni volte a riportare, in maniera efficace, la sicurezza nel Centro mediante un incremento del personale destinato alla vigilanza.”
“Non dimentichiamo -sostiene ancora il portavoce della Rete Antirazzista- che la manifestazione di ieri ha visto numerosi feriti fra i migranti: molti hanno ancora addosso i segni della repressione violenta e gli occhi arrossati per i lacrimogeni.
Continuiamo a sostenere che il CARA di Mineo non ha motivo di esistere se non per dipingere i richiedenti asilo, costretti a fuggire dai loro paesi, come un'emergenza nazionale tale da giustificare la militarizzazione del territorio e dello stesso Centro.
Dal canto nostro, domani dalle 17.30 alle 19.30 organizzeremo di fronte al Villaggio un incontro interetnico, offrendo agli ospiti anche assistenza sanitaria con un’equipe di medici della LILA (Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids).”
“La protesta di ieri sulla Strada Statale per Mineo -sostiene Alfonso Di Stefano, portavoce della Rete Antirazzista Catanese- è stata dipinta come una sorta di “salita degli unni” ed accolta dai cittadini con saracinesche abbassate, strade deserte ed un clima di terrore. Una paura, ci risulta, fomentata anche dagli “avvertimenti” e dai “consigli” della polizia agli abitanti. Tutto ciò ha sortito l'effetto di creare ulteriori tensioni anche all'interno del Cara e di provocare l'ennesimo ritardo nelle pratiche per il rilascio del permesso. Facciamo appello alle popolazioni calatine a non farsi travolgere dalle psicosi xenofobe. Le giuste proteste dei richiedenti asilo sono causate dall'irresponsabile, clientelare e razzista gestione del Cara di Mineo.”
“L'Italia rappresentava per noi una speranza -sostiene F., libico, in rappresentanza del gruppo dei manifestanti- e ognuno di noi sta vedendo infranto questo sogno. Dall'Europa ci aspettavamo semplicemente un'accoglienza dignitosa e ci troviamo invece di fronte ad una fortezza inespugnabile. Riteniamo di essere vittime di discriminazione e chiediamo che venga riconosciuto lo status di rifugiato a quanti di noi provengono dalla Libia e da quei paesi in cui è in atto un conflitto che, come ogni guerra, produce profughi. Qui al campo non è possibile vivere dignitosamente. Il cibo è di pessima qualità, abbiamo difficoltà di comunicazione e carenza di mediatori culturali, per chi non ha i soldi per il bus non è possibile raggiungere il centro abitato, lontano 16 chilometri. Subiamo inoltre di continuo insulti da parte delle forze dell’ordine e di alcuni operatori. Ci chiamano “le scimmie nere”.”
“Il Cara di Mineo -aggiunge Di Stefano- non è il centro modello per richiedenti asilo, il fiore all’occhiello del governo italiano nel campo dell’accoglienza ai migranti. Al contrario è un luogo di sofferenza, dove quasi duemila richiedenti asilo vivono in una condizione di totale isolamento, nell’incertezza più assoluta sul proprio futuro. E’ necessario restituire condizioni di vita dignitose ai migranti di Mineo e chiudere il “Villaggio della solidarietà” in tempi rapidi.”
Ma le tensioni non finiscono qui. È in corso infatti questa mattina un sit-in del Silp Cgil e dei sindaci del calatino davanti all'ex “Residence degli Aranci”.
“Da tempo – ha dichiarato Maurizio Pizzimento, segretario del sindacato dei lavoratori di polizia- chiediamo alle autorità competenti di intraprendere i necessari interventi per evitare disordini e garantire un'adeguata sicurezza. Il rapporto tra polizia e immigrati è di 1 a 100. Questi uomini sono armati di bastoni e coltelli, hanno distrutto la mensa, hanno ferito alla mano anche un funzionario di polizia, hanno appiccato il fuoco danneggiando alcune auto, hanno bloccato la Statale 417 Catania-Gela. Chiediamo al ministro Roberto Maroni di intervenire immediatamente e di intraprendere azioni volte a riportare, in maniera efficace, la sicurezza nel Centro mediante un incremento del personale destinato alla vigilanza.”
“Non dimentichiamo -sostiene ancora il portavoce della Rete Antirazzista- che la manifestazione di ieri ha visto numerosi feriti fra i migranti: molti hanno ancora addosso i segni della repressione violenta e gli occhi arrossati per i lacrimogeni.
Continuiamo a sostenere che il CARA di Mineo non ha motivo di esistere se non per dipingere i richiedenti asilo, costretti a fuggire dai loro paesi, come un'emergenza nazionale tale da giustificare la militarizzazione del territorio e dello stesso Centro.
Dal canto nostro, domani dalle 17.30 alle 19.30 organizzeremo di fronte al Villaggio un incontro interetnico, offrendo agli ospiti anche assistenza sanitaria con un’equipe di medici della LILA (Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids).”
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