di Emiliano Boschetto
Quando il 25 luglio ci siamo trovati di fronte al CIE di Ponte Galeria in occasione di "LasciateCIEntrare" - mobilitazione di stampa, associazioni e parlamentari per il diritto di informazione all'interno dei centri di espulsione - siamo stati accolti da una ventina di ragazzi che per tre ore, a picco sotto il sole dal tetto della struttura, hanno gridato una sola parola: "libertà". Forse è solo una suggestione, ma a tutti noi sono tornate alla mente le immagini di speranza che qualche mese fa ci arrivavano dalle piazze del maghreb, quei volti giovani che davano una luce nuova alla storia. Libertà, chiedevano, sfidando la repressione, e noi ad applaudirli convinti e comodi sui nostri divani. Libertà chiedono ora, in un idioma e in una terra diversa, ma che in fondo non lo è poi così tanto.
Solo una settimana dopo si torna a parlare di Ponte Galeria a causa di una vera e propria guerriglia scoppiata nella notte fra sabato 29 e domenica 30 luglio.
Cosa è successo? Andrea Sarubbi - deputato del Pd che la mattina dopo lo scoppio della rivolta ha visitato il CIE – racconta:
“In settimana arrivano da Milano al Cie dieci immigrati algerini, che rifiutano di essere identificati: non vogliono parlare neppure con il console, che va a visitarli. (…) cercano di scappare, verso le 23.30: in 6 si arrampicano su corde fatte con le lenzuola e scavalcano le sbarre, ma in 5 vengono ripresi immediatamente, mentre uno riesce a fuggire. Quando i 5 fuggitivi vengono riportati dentro, nel Cie scoppia il finimondo: i detenuti segano una sbarra, si introducono nell’area archeologica e prendono delle pietre, che spaccano e cominciano a tirare contro gli agenti (di cui 11 risulterebbero feriti). A questo punto, le versioni sono due: quella delle forze di sicurezza dice che i 5 vengono messi in una stanza nell’attesa che il personale riesca a identificarli, senza che nessuno tocchi loro un dito; quella degli algerini dice che i poliziotti li picchiano duramente, arrivando addirittura a schiacciare con un piede la testa di uno di loro. “Lo hanno fatto davanti alle donne, per umiliarci”, dice qualcuno, ma nel reparto femminile cerco conferme e non ne ottengo. Vedo però le ferite, le fasciature, i riconoscibilissimi segni del manganello (…): insomma, qualcosa è successo davvero. Solo che nessuno ha le prove, e quando si tratta di parola-contro-parola sappiamo tutti che non è facile venirne fuori” (http://www.andreasarubbi.it/?p=6518 ).
Dove è dunque la verità? Impossibile da ricostruire. E non per la carenza di informazioni sul caso specifico, ma per la mancanza di informazione in Italia. La “strategia della censura”, messa in atto scientificamente dal ministro dell’Interno con la circolare n° 1305 del 1 aprile che vieta l’ingresso della stampa nei CIE, è infatti il contro altare necessario ad una politica dell'immigrazione che crea un buco nero nel diritto e nei diritti. Perché sia chiaro: ciò che accaduto a Ponte Galeria l'altra notte - così come le migliaia di piccole e grandi disobbedienze civili quotidiane nei CIE sparsi per l'Italia (si vedano i resoconti di Gabriele Del Grande su Fortress Europe) - non è una sorpresa, ma l’avverarsi di una facile profezia che da tempo le associazioni impegnate sul territorio annunciano. E’ l'inevitabile risvolto pratico di una politica demagogica, irrazionale, vessatoria ed inefficace, fondata su un mostro giuridico come il reato di immigrazione clandestina. Una costruzione legislativa - bocciata, sanzionata e cassata più volte dall'Europa e dalla Corte Costituzionale - che ha prodotto uno spezzatino normativo lasciando nel limbo migliaia di innocenti rinchiusi nelle Guantanamo nostrane create da Maroni, ma anche gli operatori delle forze dell'ordine che si trovano a lavorare in un assetto normativo contraddittorio che tollera, e in qualche modo incentiva, la violazione dei diritti fondamentali.
Il dato di fatto è che l'Italia non ha più una politica sull'immigrazione: quel castello di demagogia costruito sul cosiddetto pacchetto sicurezza, a due anni dalla sua approvazione, è ormai minato alle fondamenta. Rimangono macerie che generano problemi più che risolverne. E non parliamo solo dell'inaccettabile mancato rispetto dei diritti ma anche della gestione generale dell'immigrazione. Al di la dei facili proclami, il dato di fatto è che il centrodestra crea l’irregolarità più che combatterla.
Nonostante questo, martedì il Senato, con tutta probabilità, approverà un altro tassello di questo puzzle impazzito: il recepimento in salsa maroniana della direttiva rimpatri - la linea europea sulla gestione delle frontiere - di cui l'Italia prenderà solo alcune parti, quelle utili a saziare i palati fini del popolo padano. Il trattenimento nei CIE per 18 mesi, ad esempio - che l'Europa ha stabilito come estrema ratio di un percorso che deve tutelare il rispetto dei diritti individuali - in Italia diventa la regola che sancisce la legittimità del carcere per gli innocenti, la strada che porta verso la clandestinità dei diritti e degli esseri umani. Non ci sono vie di mezzo: l'unica possibilità è quella di smontare questa tetra costruzione dalle fondamenta, di abrogare il reato di immigrazione clandestina e di recepire integralmente la normativa europea, come hanno proposto la settimana scorsa i deputati Touadi e Melis con un disegno di legge.
Invece la maggioranza, che oramai da troppo tempo ha rinunciato a governare, va avanti per la sua strada senza uscita. Lo farà di certo anche questa volta. Ma non lo farà in silenzio. La rete raccolta intorno a LasciateCIEntrare (deputati, FNSI, CGIL, Forum Immigrazione Pd, CIR, Articolo 21, Rete Primo Marzo e tante altre associazioni e personalità) manifesterà il proprio dissenso con un presidio davanti al Senato, martedì 2 agosto, alle ore 17.30. L’invito a partecipare è rivolto a tutti, non solo a chi si occupa di immigrazione. Perché un diritto negato a uno, viola i diritti di tutti.
Lo sappiamo: è piena estate, fa caldo e siamo tutti prossimi alle ferie. Anzi no, purtroppo non tutti.
emibos@gmail.com
Per info sul presidio ‘LaciateCIEntrare’: Gabriella Guido – ggabrielle65@yahoo.it
Il 2 agosto alle 17,30 davanti al Senato per i diritti dei migranti- di Roberto Natale / Cie, la rivolta- di Andrea Sarubbi* / "Decreto rimpatri": normativa ingiusta e inefficace. Il parere dei giurist/ Nardò, lo sciopero autorganizzato dei braccianti ( da Meltingpot)
Ultim'ora: Immigrati/ Bari, protesta richiedenti asilo: 35 agenti feriti