di Giuseppe Giulietti
Il presidente della repubblica ha legittimamente invitato tutti ad avere il massimo senso di responsabilità nell’affrontare la crisi e la manovra predisposta dal governo. Per quanto mi riguarda e per quanto riguarda l’associazione Articolo21, eserciteremo il senso di responsabilità nell’unico modo possibie oggi e cioè opponenodosi con vigore ad un decreto legge iniquo, classista, politicamente ed eticamente riprovevole.
Le iniquità sociali, anzi la macelleria sociale, è stata documentata dal Fatto in modo rigoroso e documentato, ma quello che è ancora più intollerabile è che si voglia approfittare della crisi per regolare i conti con ogni forma di dissenso sociale, con ogni rappresentanza sindacale autonoma, con chi, in forma singola o associata, non intenda accettare il pensiero unico del fondo monetario internazionale e della stessa banca europea. Si potrà ancora dire od ormai bisogna arrendersi ai nuovi “Idola”?
Perchè mai per affrontare la crisi si dovrebbe mettere mano all”articolo 41 della Costituzione? Perchè si vuole devastare e colpire a morte lo statuto dei lavoratoroi a partire, ovviamente, dall’articolo 18? Sino a quando il polo Raiset, e non solo, continuerà a ripetere la barzelletta che “oggi in Italia non si può licenziare perchè c’è l’articolo 18″? Chiunque voglia saperne davvero di più si legga l’ editoriale scritto dall’avvocato Domenico D’Amati, laddove spiega che oggi in Italia si licenzia e si licenzia con facilità; quello che si vorrebbe introdurre è il divieto per il lavoratore di rivolgersi al giudice e di chiedere il reintegro in assenza della ” giusta causa”.
Per il licenziando si prospetta un futuro fatto di modesti risarcimenti, una temporanea copertura con gli ammortizzatori sociali e poi sulla strada, anche se la causa del licenziamento non avrà nulla a che vedere con eventuali legittime esigenze produttive o di ristrutturazione.
Dalla giusta causa vogliono ora passare ad un’altra formulazione: “E’ sempre permesso licenziare, basta pagare”, possibilmente poco, insomma una sorta di anticipazione di quella che vorrebbero fosse la nuova formulazione dell’articolo 41 della Costituzione: Tutto è permesso, salvo quello che non è espressamene vietato, e poichè in materia di lavoro tutto sarà permesso, nulla sarà più vietato.
Alcuni deputati, di provata fede belusconiana, stanno mugugnando perchè la manovra sarebbe “classista”, nel senso che , a loro dire, penalizerebbe i ricchi, perchè ci sarebbe una quasi patrimoniale.
Naturalmente si tratta di un gioco delle parti per rendere ancora più iniqua una manovra che già schiaccia chi sta sotto. Sarà il caso di non cadere nella trappola, di non prendere parte alle loro risse interne, di non perdere tempo a ricercare quel poco di buono che forse c’è.
Di buono c’è poco o nulla, sino a quando si continuerà a parlare di modifiche costituzionali, di assalti allo statuto dei lavoratori, di libertà di licenziare, di blocchi forzati delle liquidazioni dei lavoratori del settore pubblico, di riduzione dei fondi per la scuola e per la sanità pubblica, sarà il caso di predisporsi ad una opposizione tenace, senza sconti, utilizzando tutti gli strumenti previsti dai regolamenti parlamentari, unificando opposizione politica e sociale, dando da subito un pieno e convinto sostegno , se e quando sarà proclamato, allo sciopero generale che potrebbe essere indetto dalla Cgil, promuovendo autonome iniziative di lotta sulle piazze reali e su quelle virtuali.
In questo momento, in queste condizioni, con questo governo, non ci sono altre strade percorribili, con tutto il rispetto per la Banca Centrale europea e per tutte le autorità istituzionali, internazionali e nazionali.
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