Articolo 21 - IDEE IN MOVIMENTO
Riforme, per quale repubblica?
di Federico Orlando
Ci siamo un po' rotti (direbbero i ragazzi) di “dialogo” o “confronto” sulle”riforme”, senza doverose specificazioni. Einaudi chiamava le “riforme di struttura” e consimili formule del suo tempo, “parole magiche” e “scatoloni vuoti”, invitando gli italiani a starne alla larga e a diffidare dei loro proponenti. Ora ci si mette anche il “partito dell'amore”, che senza Moana, cui spetta il copyrhigt, e senza Patrizia, la rifondatrice, è uno slogan. Al più servirà al Pdl come secondo grimaldello, (il primo è la demonizzazione dell'Idv) per scardinare i democratici. Ringraziamo Nicola Rossi che con la sua autorevolezza ci dice: prima di discutere di alleati e di riforme, “dovremo porci il problema di capire qual'è l'identità del Pd”. Tale identità si manifesta in primo luogo sulla fedeltà o meno al concetto democratico di riforme: che – altro ringraziamento a Nadia Urbinati per averlo ricordato – significa “realizzare le promesse scritte nella carta dei diritti costituzionali”. E' per riforme così intese, che realizzino la repubblica disegnata nella Carta e nessun altra, che il Pd deve battersi, dimostrando la sua identità.
Nell'attesa, converrebbe prendere nota di alcune cose. Per esempio:
1)Il Pd non può essere trascinato a discutere un elenco di priorità che non è il suo. Berlusconi dice che nel 2010 farà tutte le riforme, cominciando da quelle della giustizia. Noi diciamo che nel 2010 il Pd dovrà stimolare a fare di tutto per uscire dalla crisi economica, lavorativa e sociale. Al secondo posto le riforme istituzionali, al terzo quelle della giustizia. I quirinalisti annunciano che la priorità della ripresa e del lavoro sarà al centro del discorso di Napolitano a San Silvestro.
2)Dire che per la riforma c'è già una bozza di massima, quella preparata da Violante nella XIV legislatura (2006-2008) è improprio, come lo stesso Violante ha precisato. Non solo perché il federalismo fiscale rende necessario ripensare struttura e compiti del Senato, ma perché occorrerà insieme ai cambiamenti istituzionali fare la nuova legge elettorale. Se tutto questo faremo in uno o due anni, si affronteranno anche i problemi della giustizia, quelli che interessano i cittadini e non il solo presidente del consiglio. Aggiungerei che la riforma Violante, concepita durante l'ultimo governo Prodi, incontrò il consenso di una destra minoritaria in parlamento e sconfitta nel paese nel referendum confermativo del 2006: dunque desiderosa di farsi luce nel nuovo processo riformatore, di cui il centrosinistra aveva allora le carte in mano. Oggi il centrodestra è di nuovo maggioranza e può fare quello che vuole (salvo nuovo scoglio referendario).
3)Nei 18 mesi dalla fine del governo Prodi a oggi, la prua della nave Italia è stata dirottata dal nocchiero di Arcore dal governo parlamentare al presidenzialismo. Per farlo, il primus super pares, senza carte nautiche e coordinate, ha picconato peggio del solitario Cossiga tutto il sistema parlamentare della Costituzione: parlamento, presidente della repubblica, governo, magistratura, organi di garanzia costituzionale. Mentre la bozza Violante modernizzava il sistema parlamentare vigente, parole magiche e scatoloni vuoti di Berlusconi vorrebbero costituzionalizzare la situazione di fatto da lui creata sovvertendo l'ordinamento.
4)Perciò non ha alcun senso dire che tutti vogliamo un parlamento più snello e con due camere differenziate e non ripetitive, e un governo e un primo ministro più forti, se prima non chiariamo a noi stessi e agli italiani alcune cosette: a) se il governo deve essere più forte in parlamento (fiducia della sola camera politica, corsia preferenziale per i suoi disegni di legge, diritto del premier di scegliere e cambiare i ministri), o se dev'essere più forte fuori del parlamento (premier eletto a suffragio universale, potere di sciogliere la camera, riduzione del presidente della repubblica a taglianastri privo di ogni potere di garanzia politica generale); b) se il premier, insieme all'elezione diretta, avrà una camera eletta con premio di maggioranza; c) se gli organi di garanzia costituzionale saranno formati con criteri di conformità politica con l'esecutivo e il legislativo; d) se il capo dello stato continuerà o meno ad autorizzare la presentazione dei disegni di legge; e) se egli conserverà o meno il potere di respingere le leggi alla camera con messaggio motivato; f) se conserverà o no il potere - prima di sciogliere la camera per crisi della maggioranza - di accertarsi se altro esponente della maggioranza sia in grado di costituire un nuovo governo per il resto della legislatura.
5)Se in un regime di governo parlamentare rafforzato saranno parallelamente rafforzati i contropoteri di bilanciamento, a cominciare dallo statuto dell'opposizione: terzietà dello speaker della camera, istituzionalizzazione del ruolo di capo dell'opposizione, riserva di tempi per le sue proposte di legge, presidenza di diritto di tutte le commissioni di controllo e d'inchiesta. Statuto dell'editoria, liquidazione del monopolio Rai, taglio del cordone ombelicale tra informazione pubblica e governo. Risoluzione del conflitto d'interessi.
6)Se la riforma dell'ordinamento giudiziario (magistratura e professione forense) partirà dal superamento dell'aleatoria obbligatorietà dell'azione penale, occorrerà essere d'accordo su chi dovrà stabilire, anno per anno, la priorità dei reati da perseguire: la corte di cassazione, il parlamento, il governo, il guardasigilli. Occorrerà anche sapere se nell'eventuale divisione delle carriere tra pm e giudici, l'autonomia dei pm dall'esecutivo sarà garantita dal mantenimento di un unico Csm; e se la direzione delle indagini di polizia giudiziaria resterà ai pm o tornerà alla polizia, cioè all'esecutivo.
Si potrebbe continuare per colonne, e chiediamo scusa ai competenti per l'essenzialità e l'ovvietà di questo memorandum al Partito democratico, concepito per favorire i lettori. E per ricordare che il dibattito fra l'idea di repubblica della maggioranza e la nostra finisce qui o deve uscire dagli scatoloni. Non possiamo neanche immaginare che si continui a perdere tempo sull'unica “riforma” fin qui pensata, la riforma ad personam per il premier: se difenderlo dalla giustizia con un salvacondotto personale, con l'immunità parlamentare per tutti, col processo breve per tutti, col lodo Alfano costituzionalizzato o con altri marchingegni. A conferma di cosa sarebbe una repubblica italiana riformata dalla destra. Invece di scannarci tra opposizioni, parliamo di questo al paese.
Nell'attesa, converrebbe prendere nota di alcune cose. Per esempio:
1)Il Pd non può essere trascinato a discutere un elenco di priorità che non è il suo. Berlusconi dice che nel 2010 farà tutte le riforme, cominciando da quelle della giustizia. Noi diciamo che nel 2010 il Pd dovrà stimolare a fare di tutto per uscire dalla crisi economica, lavorativa e sociale. Al secondo posto le riforme istituzionali, al terzo quelle della giustizia. I quirinalisti annunciano che la priorità della ripresa e del lavoro sarà al centro del discorso di Napolitano a San Silvestro.
2)Dire che per la riforma c'è già una bozza di massima, quella preparata da Violante nella XIV legislatura (2006-2008) è improprio, come lo stesso Violante ha precisato. Non solo perché il federalismo fiscale rende necessario ripensare struttura e compiti del Senato, ma perché occorrerà insieme ai cambiamenti istituzionali fare la nuova legge elettorale. Se tutto questo faremo in uno o due anni, si affronteranno anche i problemi della giustizia, quelli che interessano i cittadini e non il solo presidente del consiglio. Aggiungerei che la riforma Violante, concepita durante l'ultimo governo Prodi, incontrò il consenso di una destra minoritaria in parlamento e sconfitta nel paese nel referendum confermativo del 2006: dunque desiderosa di farsi luce nel nuovo processo riformatore, di cui il centrosinistra aveva allora le carte in mano. Oggi il centrodestra è di nuovo maggioranza e può fare quello che vuole (salvo nuovo scoglio referendario).
3)Nei 18 mesi dalla fine del governo Prodi a oggi, la prua della nave Italia è stata dirottata dal nocchiero di Arcore dal governo parlamentare al presidenzialismo. Per farlo, il primus super pares, senza carte nautiche e coordinate, ha picconato peggio del solitario Cossiga tutto il sistema parlamentare della Costituzione: parlamento, presidente della repubblica, governo, magistratura, organi di garanzia costituzionale. Mentre la bozza Violante modernizzava il sistema parlamentare vigente, parole magiche e scatoloni vuoti di Berlusconi vorrebbero costituzionalizzare la situazione di fatto da lui creata sovvertendo l'ordinamento.
4)Perciò non ha alcun senso dire che tutti vogliamo un parlamento più snello e con due camere differenziate e non ripetitive, e un governo e un primo ministro più forti, se prima non chiariamo a noi stessi e agli italiani alcune cosette: a) se il governo deve essere più forte in parlamento (fiducia della sola camera politica, corsia preferenziale per i suoi disegni di legge, diritto del premier di scegliere e cambiare i ministri), o se dev'essere più forte fuori del parlamento (premier eletto a suffragio universale, potere di sciogliere la camera, riduzione del presidente della repubblica a taglianastri privo di ogni potere di garanzia politica generale); b) se il premier, insieme all'elezione diretta, avrà una camera eletta con premio di maggioranza; c) se gli organi di garanzia costituzionale saranno formati con criteri di conformità politica con l'esecutivo e il legislativo; d) se il capo dello stato continuerà o meno ad autorizzare la presentazione dei disegni di legge; e) se egli conserverà o meno il potere di respingere le leggi alla camera con messaggio motivato; f) se conserverà o no il potere - prima di sciogliere la camera per crisi della maggioranza - di accertarsi se altro esponente della maggioranza sia in grado di costituire un nuovo governo per il resto della legislatura.
5)Se in un regime di governo parlamentare rafforzato saranno parallelamente rafforzati i contropoteri di bilanciamento, a cominciare dallo statuto dell'opposizione: terzietà dello speaker della camera, istituzionalizzazione del ruolo di capo dell'opposizione, riserva di tempi per le sue proposte di legge, presidenza di diritto di tutte le commissioni di controllo e d'inchiesta. Statuto dell'editoria, liquidazione del monopolio Rai, taglio del cordone ombelicale tra informazione pubblica e governo. Risoluzione del conflitto d'interessi.
6)Se la riforma dell'ordinamento giudiziario (magistratura e professione forense) partirà dal superamento dell'aleatoria obbligatorietà dell'azione penale, occorrerà essere d'accordo su chi dovrà stabilire, anno per anno, la priorità dei reati da perseguire: la corte di cassazione, il parlamento, il governo, il guardasigilli. Occorrerà anche sapere se nell'eventuale divisione delle carriere tra pm e giudici, l'autonomia dei pm dall'esecutivo sarà garantita dal mantenimento di un unico Csm; e se la direzione delle indagini di polizia giudiziaria resterà ai pm o tornerà alla polizia, cioè all'esecutivo.
Si potrebbe continuare per colonne, e chiediamo scusa ai competenti per l'essenzialità e l'ovvietà di questo memorandum al Partito democratico, concepito per favorire i lettori. E per ricordare che il dibattito fra l'idea di repubblica della maggioranza e la nostra finisce qui o deve uscire dagli scatoloni. Non possiamo neanche immaginare che si continui a perdere tempo sull'unica “riforma” fin qui pensata, la riforma ad personam per il premier: se difenderlo dalla giustizia con un salvacondotto personale, con l'immunità parlamentare per tutti, col processo breve per tutti, col lodo Alfano costituzionalizzato o con altri marchingegni. A conferma di cosa sarebbe una repubblica italiana riformata dalla destra. Invece di scannarci tra opposizioni, parliamo di questo al paese.
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