Articolo 21 - INFORMAZIONE
Rainews e Tgr: obiettivo? Limitare gli spazi di libertà. "Non in mio nome"
di Vittorio di Trapani
La terza edizione della TgR è salva. C’è da gioire? Certo. Quando si evita la chiusura di uno spazio informativo (perdipiù molto seguito) c’è sempre da gioire. Ma deve essere chiaro che questa decisione (“temporanea”) non fa arretrare di un passo i giornalisti Rai rispetto alla protesta intrapresa. La vertenza sulla terza edizione per la Rai era e resta tuttora un tentativo di distrarre i giornalisti, l’opinione pubblica e le istituzioni dai veri obiettivi. Che purtroppo lunedì 26 con la nascita della trasmissione della TgR “Italia Sera” in onda su Rainews vengono centrati.
Gli obiettivi sono 2: da un lato minare l’autonomia editoriale di Rainews, disarticolare la testata all-news, snaturarne la missione. Stabilire che Rainews è una rete come le altre, sulle cui frequenze i vertici aziendali che si occupano dei palinsesti possono decidere di volta in volta cosa mandare, vuol dire che l’informazione all-news (unico caso al mondo) non è fatta da un direttore e una redazione, ma dal governo centrale dell’azienda.
L’altro obiettivo è accentrare l’informazione regionale, colpendo al cuore la ricchezza federale della Tgr. E infatti per “Italia Sera” è stata creata di fatto una redazione ad hoc alle dirette dipendenze della direzione della testata regionale. Un segno di evidente sfiducia nei confronti di tutte le redazioni regionali.
Il filo rosso che unisce questi due obiettivi è chiaro: aumentare il controllo sull’informazione, limitare drasticamente gli spazi di libertà.
Per quel che riguarda Rainews, non bastava cambiare il Direttore e sceglierne uno “omogeneo”? Ci hanno provato. Per anni. Senza riuscirci perché il Consiglio di Amministrazione della Rai è sempre più bloccato da singoli interessi contrapposti. E poi probabilmente l’azienda deve aver capito che nessun Direttore sarebbe riuscito a normalizzare una redazione come quella di Rainews che da anni dimostra di fare un giornalismo libero, autonomo, che ha il coraggio di dare voce a realtà sociali silenziate dall’informazione generalista. E allora l’unico modo per controllare un altro pezzo di informazione è quello di passare all’occupazione degli spazi.
Per queste ragioni l'Usigrai ha confermato le 2 giornate di sciopero all'insegna di "Riprendiamoci la Rai" e lunedì i redattori di Rainews e Tgr faranno lo sciopero delle firme: un modo simbolico per dire "non in mio nome".
La Rai accusa il sindacato di essere “impermeabile al rinnovamento”. A questo presunto “rinnovamento” i giornalisti Rai sono non solo impermeabili, ma ostili. I giornalisti Rai vogliono un rinnovamento vero, che dia un futuro a questa azienda. E non scarichi sulle redazioni (e sui costi aziendali) i costi del conflitto interno al CdA, ormai denunciato anche dal Presidente Garimberti. Solo a titolo di esempio: da tempo l’Usigrai chiede la fusione di Gr Parlamento (o con il Gr o con Rai Parlamento). Una proposta fondata su ragioni editoriali, di prodotto, oltre che su un evidente risparmio economico. Dal canto suo la Rai l’unica risposta che è in grado di partorire è la moltiplicazione delle poltrone (e quindi dei costi) sia a Rai Parlamento che a Gr Parlamento nel disperato tentativo di accontentare tutti gli appetiti e quindi di tenere in piedi una maggioranza inesistente. Un appello ai vertici: chi ha a cuore la Rai ha il dovere di fare un passo indietro e prendere le distanze da un vertice che sta smantellando e togliendo il futuro al Servizio Pubblico radiotelevisivo.
Gli obiettivi sono 2: da un lato minare l’autonomia editoriale di Rainews, disarticolare la testata all-news, snaturarne la missione. Stabilire che Rainews è una rete come le altre, sulle cui frequenze i vertici aziendali che si occupano dei palinsesti possono decidere di volta in volta cosa mandare, vuol dire che l’informazione all-news (unico caso al mondo) non è fatta da un direttore e una redazione, ma dal governo centrale dell’azienda.
L’altro obiettivo è accentrare l’informazione regionale, colpendo al cuore la ricchezza federale della Tgr. E infatti per “Italia Sera” è stata creata di fatto una redazione ad hoc alle dirette dipendenze della direzione della testata regionale. Un segno di evidente sfiducia nei confronti di tutte le redazioni regionali.
Il filo rosso che unisce questi due obiettivi è chiaro: aumentare il controllo sull’informazione, limitare drasticamente gli spazi di libertà.
Per quel che riguarda Rainews, non bastava cambiare il Direttore e sceglierne uno “omogeneo”? Ci hanno provato. Per anni. Senza riuscirci perché il Consiglio di Amministrazione della Rai è sempre più bloccato da singoli interessi contrapposti. E poi probabilmente l’azienda deve aver capito che nessun Direttore sarebbe riuscito a normalizzare una redazione come quella di Rainews che da anni dimostra di fare un giornalismo libero, autonomo, che ha il coraggio di dare voce a realtà sociali silenziate dall’informazione generalista. E allora l’unico modo per controllare un altro pezzo di informazione è quello di passare all’occupazione degli spazi.
Per queste ragioni l'Usigrai ha confermato le 2 giornate di sciopero all'insegna di "Riprendiamoci la Rai" e lunedì i redattori di Rainews e Tgr faranno lo sciopero delle firme: un modo simbolico per dire "non in mio nome".
La Rai accusa il sindacato di essere “impermeabile al rinnovamento”. A questo presunto “rinnovamento” i giornalisti Rai sono non solo impermeabili, ma ostili. I giornalisti Rai vogliono un rinnovamento vero, che dia un futuro a questa azienda. E non scarichi sulle redazioni (e sui costi aziendali) i costi del conflitto interno al CdA, ormai denunciato anche dal Presidente Garimberti. Solo a titolo di esempio: da tempo l’Usigrai chiede la fusione di Gr Parlamento (o con il Gr o con Rai Parlamento). Una proposta fondata su ragioni editoriali, di prodotto, oltre che su un evidente risparmio economico. Dal canto suo la Rai l’unica risposta che è in grado di partorire è la moltiplicazione delle poltrone (e quindi dei costi) sia a Rai Parlamento che a Gr Parlamento nel disperato tentativo di accontentare tutti gli appetiti e quindi di tenere in piedi una maggioranza inesistente. Un appello ai vertici: chi ha a cuore la Rai ha il dovere di fare un passo indietro e prendere le distanze da un vertice che sta smantellando e togliendo il futuro al Servizio Pubblico radiotelevisivo.
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