di Riccardo Cristiano*
L’ha capito anche re Abdullah d’Arabia saudita. A poche ore dalle elezioni municipali saudite, le seconde nella storia del regno, ha infatti annunciato che dalla prossima volta potranno essere elette anche le donne. E che lo stesso accadrà per quello strano senato consultivo che il re nomina.
Proprio qui, pochi giorni fa, abbiamo dato conto delle assurde norme varate nel regno di Abdullah per regolare la campagna elettorale dei 5mila candidati alle comunali. Difficile capire come un saudita possa scoprire che un suo conoscente è candidato. Ma la discriminazione delle donne è un dato tanto consustanziale al wahhabismo, la dottrina religiosa ufficiale in Arabia saudita, da fare di questo discorso di Abdullah un vero terremoto politico. Evidentemente anche alla sua corte si comincia a capire che la primavera araba prima o poi avrebbe travolto anche quel regno, tanto ricco quanto fermo al Medio Evo.E così il re si è sentito costretto a fare un annuncio, ovviamente il più lontano possibile nel tempo, in Arabia saudita si voterà per le comunali tra altri quattro anni. Ma è un ugualmente un fatto enorme, perché indica la presa d’atto che l’ideologia saudita è fallita, per sempre, non può più tenere. Dunque re Abdullah, a differenza del piccolo despota siriano Bashar al-Assad, capisce che non è possibile restare fermi e annuncia con quattro anni d’anticipo una riforma importantissima, il pachiderma saudita non può fare di più.
Già ora, a poca distanza dall’annuncio, le donne saudite esultano e chiedono che nel frattempo vengano abbattute altre barriere, dal guidare al recarsi all’estero senza accompagnatore maschio. Insomma, un discorso è un discorso, ma questo sembra davvero un sofferto prendere atto che un mondo è finito.