Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - IDEE IN MOVIMENTO
Miracolo ad Ovada
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Raffaella Romagnolo

Miracolo ad Ovada 4 ottobre, teatro comunale di Ovada. La giuria ha assegnato il premio Testimone di Pace per la sezione Informazione a Libera Informazione in memoria di Roberto Morrione.  Scorrono le immagini del ricordo che Rai News24 gli ha dedicato lo scorso maggio, dopo la morte per lunga, devastante malattia. C’è la carriera in Rai. C’è l’intervista a Borsellino, in cui il magistrato parla di Mangano stalliere ad Arcore: Morrione ebbe il coraggio di mandarla in onda, unico fra i colleghi direttori. C’è l’inchiesta sul finanziamento segreto della Cia alla P2, che portò alla scoperta di Gladio e c’è Roberto che sotto il baffo commenta: «tra di noi ci dicevamo: forse per quest’inchiesta negli Stati Uniti ci darebbero il Pulitzer. Invece ci fecero fuori tutti». La platea sorride e sospira. L’abitudine al degrado, l’impossibilità di abituarsi.

Sul palco ci sono Nando dalla Chiesa, Santo della Volpe e Mara Filippi Morrione. Il compito di dalla Chiesa, coordinatore per questa sezione della serata, è raccontare Roberto Morrione e Libera Informazione a ciglio asciutto, senza retorica. La moglie e l’amico Della Volpe lo aiutano, e la narrazione comincia come sempre vanno le commemorazioni di una persona tanto amata e tanto onesta, tra ricordi affettuosi e commossi. Ma dopo qualche minuto dalla Chiesa scarta dal copione e chiama sul palco tre ragazzi. Arrivano dal sud, hanno jeans slabbrati, magliette qualunque, camice fuori dai pantaloni, facce serie. Sorridono, ma non troppo. «Giovani siciliani da combattimento», li presenta.

Sono i redattori di un mensile che si chiama «Il Clandestino» e trascorrono qualche giorno in città in occasione del premio, per incontrare gli studenti ovadesi e raccontare la loro esperienza giornalistica.
Che cosa c’entrano? dalla Chiesa tira dritto, li interroga. Dicono che «Il Clandestino» è nato sui banchi di scuola per raccontare quello che accade dalle loro parti. Piccole cose, buche sull’asfalto, o meno piccole, come il nuovo centro commerciale. Cioè, quello che c’è dietro il nuovo centro commerciale. A Modica, provincia di Ragusa, Sicilia. Dicono di aver cominciato senza sapere cosa fosse una notizia, un titolo, un sommario. Niente scuola di giornalismo, master, pratica in grandi testate. Usano la parola  “autodidatti”, e c’è da fare un salto sulla sedia: chi la usa più, una parola tanto umile. «Ma abbiamo un maestro», aggiungono, ed è Riccardo Orioles, già Testimone di Pace 2010 per la sezione informazione.

In quel momento forse anche Santo della Volpe dimentica il copione della commemorazione, dimentica di essere lì come presidente di Libera Informazione,  dimentica di essere sul palco come amico di Roberto Morrione, e interviene deciso, cronista. Che studi avete fatto? Come campate? Come campa il giornale? Gli sponsor, dicono i ragazzi, sono il bar sottocasa, il negozio all’angolo, e sì, in effetti per i soldi è un po’ un problema, per farlo uscire questo benedetto giornale ogni tanto devono metterci qualcosa del loro, con quello tirano su facendo il cameriere. Però paiono anche un po’ spiazzati, queste sono domande serie, sembrano pensare, domande da fare a giornalisti “veri”, loro che c’entrano, loro mica lo sanno che significa “giornalista”. Nella vita studiano e lavorano, e poi, come “volontari”, fanno questa cosa qua di scoprire quello che accade nella terra dove vivono e raccontarlo, e a quel punto il cronista si emoziona, gli altri ospiti si emozionano, la sala tace, dietro le quinte si fa silenzio, e mentre tutti ascoltiamo i “volontari” il miracolo si compie.

Non mentre scorrevano le belle immagini di Rainews24, le grandi inchieste, la carriera integerrima di Roberto Morrione.
Non mentre dal palco si leggeva il ricordo che Don Ciotti gli ha dedicato.
Il miracolo è adesso, alle parole dei tre giovani siciliani da combattimento: Libera Informazione, il sogno, la creatura di Roberto, è sotto i nostri occhi, la vediamo muoversi, parlare, raccontare - costruire - un mondo possibile. «Fai quel devi, accada ciò che può» diceva lui ai suoi giovani redattori. In quel momento, era con noi.
 

Letto 3971 volte
Dalla rete di Articolo 21