di Adriano Donaggio
E se la lettera della BCE al Governo italiano fosse stata suggerita da Roma? Un modo comodo, ripreso poi da Sarkozy e Merkel, con l’ immediata adesione di Berlusconi, di saltare i problemi politici e pescare sempre sui soliti: quelli che vivono di reddito fisso, dipendenti della Pubblica Amministrazione, lavoratori dell’ industria e del commercio e, come no? Ma guarda un po’, i pensionati.
Lettera strana, quasi stravagante quella della BCE. Non parla di evasione fiscale (oh, neanche una riga!), meno che meno di criminalità organizzata che genera una montagna di danaro illecito che impedisce la libera concorrenza, lo sviluppo di un’ economia sana. Giustamente e con preoccupazione, Romano Prodi ricordava nel suo editoriale domenicale, scritto per il Messaggero, che “il Sud, che copre una quota pari al 30% di tutti gli occupati del Paese, ha sopportato il 55% delle perdite di posti di lavoro. Il Mezzogiorno non corre al passo del mondo contemporaneo perché la criminalità e i comportamenti illegali lo hanno isolato dal resto del mondo”. In questo quadro la preoccupazione primaria ,“strutturale è portare l’ età del pensionamento a 67 anni.
Il problema vero, in realtà, è la disoccupazione, l’ incapacità di questo governo, di avviare un processo che crei ricchezza vera (non quella malata della speculazione o, peggio della corruzione). Occorre lavorare per consentire alla popolazione guadagnare, di lavorare e avere un reddito, che crei una disponibilità di danaro da spendere per sostenere i consumi. In poche parole. La vera possibilità di creare un’ economia sana, uno sviluppo finanziario e sociale senza il quale l’ Italia e l’ Europa sono destinati a un’ amara sconfitta. Non a caso gli inviti più pressanti a muoversi sono venuti da Obama con ripetute telefonate alla Merkel e a Sarkozy, preoccupato dal loro modo incerto di muoversi, di rendersi conto del pericolo in cui loro per primi si trovano, rischiando di trascinare nel baratro l’ America che già di suo non ha più occhi per piangere.
Purtroppo il sonno della ragione genera mostri. L’ anno scorso il deficit della Grecia era di 30 miliardi. Ora, per il ritardo della UE e con il concorso della UE, dei suoi diktat, si trova con molti sacrifici, tagli dappertutto, e 90 miliardi di deficit. In meno di un anno il deficit è triplicato. Appare chiaro che qualcuno ha sbagliato. Viviamo in un’ epoca che considera una conquista il concetto feed back, la verifica se ai provvedimenti presi ne conseguono i risultati attesi e se questo non avviene indica la necessità di cambiare dati e modo di lavorare.. Qualcuno si sta interrogando sugli errori compiuti? Crede di risolvere i problemi gridando istericamente: tagli, tagli. Sacrifici, sacrifici. Già e per fare cosa? Per peggiorare la situazione come sta avvenendo in Grecia. E quando mai una processione dei flagellanti ha salvato qualcuno dalla peste,r imesso in sesto un sistema economico?
Sulle pensioni (Tremonti aveva definito la riforma, la migliore d’ Europa) si stanno dicendo un sacco di sciocchezze. Al di là dei dati fissati sulla carta, in Italia la gente, mese più mese meno, considerando i dati reali (quelli rilevati sulla realtà, non sulle esortazioni scritte nelle varie leggi) l’ Italia segue all’ incirca la media dei maggiori paesi europei, in particolare Francia e Germania. Con una differenza. Che la percentuale del Pil spesa per trattamenti pensionistici, depurata dei dati relativi all’ assistenza e agli ammortizzatori sociali, impropriamente e a differenza degli altri paesi messi a carico del sistema pensionistico, ebbene questa percentuale rapportata al Pil di ciascun paese è in Italia inferiore a quella di Francia e Germania.
La riforma pensionistica con l’ introduzione del metodo contributivo ha reso le pensioni così poco remunerative che molti lavoratori anche con molti anni di lavoro alle spalle preferiscono la pensione sociale cioè la miseria, che è miseria ma sempre superiore, anche se di poco, a quella che la riforma migliore d’ Europa gli garantisce. Senza parlare di quel mostro che è stata l’ ideologia e la balla, visto come sono poi andate le azioni e i titoli di stato, della terza gamba delle pensioni, quella basata su una parte del Tfr dirottato in fondi di azioni e di obbligazioni. Scelta fatta e propagandata, purtroppo con il consenso colpevole dei sindacati, del governo, della politica, e immagino, con la felicità delle società finanziarie che vi hanno potuto attingere.
Il vero problema delle pensioni è che la disoccupazione è tale che gli enti pensionistici non possono più attingere come un tempo ai contributi dei lavoratori, che in Italia non è previsto alcun sostegno per chi perde il lavoro e vede esaurirsi, sempre che ne abbia diritto, l’ aiuto della cassa integrazione. Milano, la Lombardia, il Veneto, molte altre regioni d’ Italia sono piene di ingegneri, laureati, quadri intermedi, lavoratori che a 50/55 anni perdono il lavoro perché chiude l’ azienda e diventano pazzi perché alla loro età nonostante, la loro volontà di lavorare, la professionalità acquisita, non riescono a trovare lavoro. L’ economia non si fa solo con le quattro operazioni, ci sono dei costi sociali. Questi della UE rischiano di non accorgersi che a molti sembrano Maria Antonietta che chiede perché la gente protesta. Perché hanno pane gli rispondono. E lei: non hanno pane? Dategli delle brioches”.
In questo quadro, socialmente drammatico, senza speranza di lavoro e con una disoccupazione senza prospettive, portare l’ età della pensione a 67 anni è come inserire nella Costituzione l’ obbligo del pareggio del bilancio dello Stato (le difficoltà derivanti dall’ esperienza dell’ America anche qui non insegnano nulla). Parole, parole . . .
Resta il disagio sociale e a volte con il disagio sociale ci si scotta.
Resta una domanda: Ma dove hanno studiato economia gli uomini della BCE, quelli degli staff che attorniano un’ incerta Merkel, e un Sarkosy che da tempo, come testimoniano i sondaggi, non ha più il sostegno del suo paese. Non parliamo di Tremonti che economista non è mai stato, anche se predica di economia. Francamente i ragionieri di un tempo erano meglio. Almeno i conti li sapevano fare.