Articolo 21 - CULTURA
Festival del film di Roma: arriva la crisi
di Ahmad Rafat
Il cinema non poteva rimanere indifferente davanti alla crisi economica che sta attraversando i paesi industriali. Giuliano Montaldo, con “L’Industriale” e “Too big to fail” dello statunitense Curtis Hanson, ambedue fuori concorso alla sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, questa volta raccontano la crisi non dalla parte degli operai, ma vista dagli occhi di un industriale, nel caso del film di Montaldo, e dell’amministratore di una finanziaria, nel film di Hanson. Due bei film che offrono due belle storie, scritte con cura, studiate nei minimi dettagli e dirette con intelligenza.
“Il mio film- dice Giuliano Montaldo ad Articolo21- cerca di raccontare cosa può accadere ad un industriale di una piccola azienda, ereditata dal padre, di cui conosce gli operai fin da bambino, che lo hanno visto crescere”. Un fatto, dal quale un giovane industriale, secondo il regista “trae gioia ma anche responsabilità. L’industriale in questione, interpretato eccellentemente da Pierfrancesco Favino, è il titolare di una fabbrica che produce pannelli fotovoltaici, il quale non vuole arrendersi alla crisi, e fa l'impossibile, fino a ricorrere a falsi acquirenti giapponesi (che in realtà sono il personale e il proprietario di un sushi bar) pur di salvare l’azienda. L’uomo è disposto a tutto salvo ricevere aiuto dalla moglie ricca ( interpretata da Carolina Crescentini) e soprattutto dall’influente suocera che produce vini di qualità ed è riverita negli ambienti finanziari.
L’industriale del film di Montaldo, è uno che è riuscito a far crescere la fabbrica ereditata dal padre. “ Una fabbrica, come tante nella vita reale- aggiunge Montaldo- fino a quando arriva la crisi, una crisi che brucia ogni giorno milioni di euro e non si capisce chi sia il suo artefice”. Il film di Montaldo però un “colpevole” lo ha individuato: le banche e più in generale il sistema finanziario. Le banche che rifiutano di aiutare le industrie in crisi, come quella del film di Montaldo, e dimostrano che il mondo dell’economia è pieno di squali.
Giuliano Montaldo è convinto che “questa crisi è globale e investe tutti, il mondo sta cambiando e il momento è duro, basta poco per accorgersene”. Come nel “L’Industriale”, anche nel film di Curtis Hanson, gli aspetti umani della crisi sono al centro della storia. “Too big to fail”, letteralmente “troppo grande per fallire”, racconta la crisi finanziaria americana del 2008, quella del colosso Lehman Brothers, che mise sul lastrico migliaia e migliaia di persone e non solo negli Stati Uniti.
Il film ha come protagonista un ex Segretario del Tesoro, interpretato eccellentemente dal bravissimo William Hurt, che è anche ex amministratore delegato della Goldman Sachs, un altro colosso finanziario, attorno al quale si muovono tutti i Signori del mondo economico e finanziario internazionale.
“Too big to fail” racconta i morti e i miracoli di questo mondo attraverso la vita dei suoi personaggi. Per il regista americano, ci troviamo davanti alla più grave crisi economica e crack finanziario dal 1929, che lui si azzarda a definire “la grande depressione del Terzo Millennio”. Hanson, che per la sua “L.A. Confidential” ha ricevuto nove nomination all’Oscar, con questo film potrebbe ricevere la molto ambita statuetta.
“Il mio film- dice Giuliano Montaldo ad Articolo21- cerca di raccontare cosa può accadere ad un industriale di una piccola azienda, ereditata dal padre, di cui conosce gli operai fin da bambino, che lo hanno visto crescere”. Un fatto, dal quale un giovane industriale, secondo il regista “trae gioia ma anche responsabilità. L’industriale in questione, interpretato eccellentemente da Pierfrancesco Favino, è il titolare di una fabbrica che produce pannelli fotovoltaici, il quale non vuole arrendersi alla crisi, e fa l'impossibile, fino a ricorrere a falsi acquirenti giapponesi (che in realtà sono il personale e il proprietario di un sushi bar) pur di salvare l’azienda. L’uomo è disposto a tutto salvo ricevere aiuto dalla moglie ricca ( interpretata da Carolina Crescentini) e soprattutto dall’influente suocera che produce vini di qualità ed è riverita negli ambienti finanziari.
L’industriale del film di Montaldo, è uno che è riuscito a far crescere la fabbrica ereditata dal padre. “ Una fabbrica, come tante nella vita reale- aggiunge Montaldo- fino a quando arriva la crisi, una crisi che brucia ogni giorno milioni di euro e non si capisce chi sia il suo artefice”. Il film di Montaldo però un “colpevole” lo ha individuato: le banche e più in generale il sistema finanziario. Le banche che rifiutano di aiutare le industrie in crisi, come quella del film di Montaldo, e dimostrano che il mondo dell’economia è pieno di squali.
Giuliano Montaldo è convinto che “questa crisi è globale e investe tutti, il mondo sta cambiando e il momento è duro, basta poco per accorgersene”. Come nel “L’Industriale”, anche nel film di Curtis Hanson, gli aspetti umani della crisi sono al centro della storia. “Too big to fail”, letteralmente “troppo grande per fallire”, racconta la crisi finanziaria americana del 2008, quella del colosso Lehman Brothers, che mise sul lastrico migliaia e migliaia di persone e non solo negli Stati Uniti.
Il film ha come protagonista un ex Segretario del Tesoro, interpretato eccellentemente dal bravissimo William Hurt, che è anche ex amministratore delegato della Goldman Sachs, un altro colosso finanziario, attorno al quale si muovono tutti i Signori del mondo economico e finanziario internazionale.
“Too big to fail” racconta i morti e i miracoli di questo mondo attraverso la vita dei suoi personaggi. Per il regista americano, ci troviamo davanti alla più grave crisi economica e crack finanziario dal 1929, che lui si azzarda a definire “la grande depressione del Terzo Millennio”. Hanson, che per la sua “L.A. Confidential” ha ricevuto nove nomination all’Oscar, con questo film potrebbe ricevere la molto ambita statuetta.
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