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Incidente sul lavoro, due morti in un pozzo a Somma Vesuviana
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di redazione*

Incidente sul lavoro, due morti in un pozzo a Somma Vesuviana Sono state con ogni probabilita' le esalazioni venefiche del terreno a causare la morte di Antonio Annunziata e Antonio Peluso, i due operai che da stamane stavano lavorando all'ampliamento di un pozzo artesiano nelle campagne tra Somma Vesuviana e Ottaviano. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, uno dei due sarebbe sceso nel pozzo per soccorrere il compagno, colpito da malore, ma non sarebbe riuscito piu' ad uscire. I cadaveri sono stati recuperati dai vigili del fuoco ad una profondita' di otto-nove metri, e saranno sottoposti ad autopsia. Il pozzo, esistente da tempo, doveva essere ampliato per migliorare la raccolta delle acque ed evitare gli allagamenti, frequenti in zona in occasione di piogge e temporali.
 
Antonio Annunziata, 63 anni e Alfonso  Peluso, di 54 anni, erano al lavoro da stamattina nel pozzo artesiano dove hanno trovato la morte. Con loro c'era un terzo operaio, Aniello Di Sarno, di 30 anni, che ora sta riferendo ai carabinieri le fasi dell' incidente nella caserma di Somma Vesuviana. Nel pozzo c'era Peluso che, a un certo punto, ha invocato l'aiuto dei colleghi perche' aveva difficolta' a respirare.

Stavano scavando un pozzo in localita' Pizzone Cassante, zona di campagna della cittadina di Somma Vesuviana ai confini con Ottaviano. Sono stati trovati dai vigili del fuoco l'uno sopra l'altro e coperti di terra i due operai morti mentre cercavano di rendere più profondo un pozzo artesiano. Sarebbe stato quindi il cedimento delle pareti del pozzo a causare il decesso dei due operai. Sara' comunque l'autopsia a dire la parola definitiva sulle cause della tragedia.

TESTIMONE, COSI'LA TRAGEDIA - ''Tutto e' successo intorno alle 11.20, ho sentito le urla di uno dei due operai che si disperava per il malore del compagno rimasto in fondo al pozzo''. E' il racconto della signora Maria, che abita nella villetta di fronte alla quale i due uomini morti stavano effettuando uno scavo per rendere piu' profondo un pozzo gia' esistente, con lo scopo di evitare che la zona si allagasse in occasione delle piogge. ''Voleva accorrere in aiuto del compagno. Ho cercato di farlo desistere dall'intento di scendere, ma non ha voluto sentire ragioni. Poi non ho sentito piu' niente e ho chiamato i pompieri''. Quando sono giunti i vigili del fuoco, pero', la tragedia si era gia' consumata. ''Ero qui affacciata e ogni tanto gli davo una mano, un goccio d'acqua. Hanno iniziato a lavorare alle 8, poi alle 11.20 il disastro'', ricorda la donna.
FILLEA NAPOLI, VITTIME LAVORAVANO AL NERO - ''Da nostre verifiche, Antonio Annunziata e Alfonso Peluso, i due operai morti oggi a Somma Vesuviana, non risultano dichiarati alla Cassa Edile, lavoravano al nero''. Lo sostiene, in una nota, Ciro Nappo, segretario generale Fillea Napoli. ''Si allunga la lista delle morti sul lavoro, 115 omicidi bianchi dall'inizio dell'anno, con i due di oggi siamo a 117 di cui 7 tra la provincia di Napoli e la regione Campania. E' una strage - aggiunge - Si muore come 50 e 100 anni fa''. Nappo definisce ''assurda'' la morte dei due operai oggi a Somma Vesuviana (Napoli) ''che conferma il livello di guardia del degrado del settore e dell'illegalita' sempre piu' pervasiva''. ''La crisi stringe un cerchio letale tra condizione d'irregolarita' e esposizione al rischio - aggiunge - La diffusione del lavoro nero e grigio, con punte che arrivano fino al 35% nel settore e fenomeni allarmanti di forme di caporalato specie tra lavoratori immigrati, abbassa drammaticamente i livelli di sicurezza fino ad azzerarli del tutto''. ''Alle condizioni di lavoro nel complesso peggiorate - aggiunge Nappo - si associa un'idea di semplificazione delle procedure, invocata dai costruttori che si traduce in una deregolazione di tutti i sistemi di tutela della salute dei lavoratori, fino al punto di ritenere un lusso la legge 626, e la legge 494 dei cantieri edili, come affermato dal ministro Tremonti qualche tempo fa. La Fillea chiede che sia fatta rapida luce sulle responsabilita' e punire chi si e' macchiato di questi reato. E al tempo stesso ritiene che si debba cambiare passo sulle azioni di contrasto a questa mattanza''. ''Non e' piu' possibile, e vale per tutti, fermarsi all'indignazione, che spesso dura lo spazio di qualche giorno e a volte neanche c'e' - conclude - Insieme ad una forte mobilitazione che la categoria, e non da sola, deve mettere in campo, per recuperare il protagonismo di chi ogni mattina fa i conti con le insidie di un lavoro sempre piu' precario, occorre aprire una vera e propria vertenza con la Regione, gli Enti Locali e il Governo per garantire risorse, strutture adeguate, mezzi e competenze agli Organi preposti alla prevenzione e alla repressione, Asl, Ispettorati del lavoro. Nell'immediato chiediamo alla Prefettura di convocare tutti i soggetti coinvolti per una verifica dell'efficacia dei sistemi di controllo sui cantieri edili.

*fonte Ansa

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