di Filippo Vendemmiati
Chiuso per lavori. Ma nessuna manutenzione in verità al cimitero di Caravate: gli operai aprono il loculo dove sta chiusa la bara di Giuseppe Uva. L'ordine e' 'tutti fuori'. Così lei, Lucia, se ne sta accucciata davanti al cancello che la separa da suo fratello Giuseppe che qui riposava dal giugno 2008. Oggi, la salma del 43enne morto nel reparto psichiatrico dell'ospedale di Varese a poche ore dal fermo e dalla permanenza nella locale caserma dei carabinieri, viene riesumata e portata a Busto Arsizio. Li', finalmente, il cadavere sara' affidato ai medici che, su incarico del giudice, dovranno cercare verita' sulle cause della morte di Giuseppe. 'Quest'anno mio fratello passa le Festivita' con noi' dice Lucia, colpita ma mai affondata anche da quest'ultimo divieto di 'toccare' Giuseppe. Soffre, Lucia, come da molto tempo deve, ma vince. Vince non ancora la guerra ma questa battaglia che, attraverso la riesumazione, puo' dare un vero inizio all'inchiesta sulle cause che portarono alla morte di un uomo fermato forse perche' molesto. Il processo fino ad oggi in corso infatti, vede come unico imputato un medico, accusato di avere somministrato a Giuseppe Uva una dose errata di farmaci che, in interazione con alcool (la versione ufficiale descrive un uomo ubriaco) causava la morte. La perizia disposta dal Giudice ha gia' stabilito nell'ottobre scorso - ultima udienza di questo processo - che a stroncare l'uomo non fu il mix farmaci/alcool: per poter 'produrre il decesso', affermano gli esperti, 'gli psico farmaci in questione avrebbero dovuto essere assunti in dose di ben 27 volte maggiore'. Sono gli stessi periti ad avere quindi chiesto al giudice la riesumazione di stamane, per poter cosi' cercare le reali cause di morte. Lucia Uva, in un esposto presentato al Consiglio Superiore della Magistratura, al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione nonche' alla Procura Generale presso la Corte d'Appello di Milano, chiede di sapere quali atti di indagine siano stati compiuti dal Pubblico Ministero dott.Agostino Abate, contenuti nel fascicolo contro persone note ma privo di indagati. Lucia si alza solo per inseguire il furgone che trasportera' la bara all'ospedale di Busto. Batte il pugno sul cofano al suo passaggio poi si getta esausta in un abbraccio familiare (sorelle, figlia e marito). Piange ma la rabbia ha lasciato il posto alla speranza. Reale. Prossima udienza Varese, 20 febbraio 2012.
P.S. intanto una mano veloce ha tolto il cartello dall'inferriata: il cimitero ha riaperto.