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di redazione
Quali e quante sono le vittime degli incidenti sul lavoro? Sono di sicuro direttamente i lavoratori, quelli che subiscono le conseguenze immediate, coloro che perdono la vita oppure la vedono pesantemente compromessa a causa di danni fisici a volte invalidanti, ma ci sono anche i famigliari: padri, madri, mariti o mogli, figli... coloro che si trovano ad affrontare a volte in totale solitudine, una tragedia che sconvolge in maniera irreversibile la vita di un intero nucleo famigliare e delle singole esistenze di ognuno.
La storia di Iwona e Massimiliano, raccontata a dicembre dalle telecamere di Tv7 del Tg1 è esattamente questo. Il dramma di un uomo vittima, nel 2010, di un grave incidente sul lavoro in un cantiere edile di Albano Laziale e della sua compagna rimasta sola a lottare contro i mulini a vento della burocrazia. In seguito all'incidente, Massimiliano, colpito alla testa dalla pompa di calcestruzzo, non è più lo stesso. Buona parte della sua memoria è sparita, forse per sempre e gli atteggiamenti sono quelli di un bambino, imprigionato nel corpo di un adulto.
Iwona racconta alle telecamere e a tratti non riesce a trattenere le lacrime, soprattutto quando rievoca quel sacco consegnatole all'ospedale con su scritto “paziente ignoto”.
Si, perchè dopo l'incidente Massimiliano è stato abbandonato da solo e senza soccorsi per ben tre ore nel tentativo agghiacciante di nascondere l'accaduto rimuovendo dal posto uomini e mezzi, come denunciato subito dopo dalla Fillea Cgil Roma e Lazio.
Intanto Iwona che in Italia non ha una famiglia, è stata costretta a mettersi interamente da parte per dedicarsi al compagno e con appena 700 euro al mese cerca di portare avanti la sua battaglia e tornare a vivere una vita normale.
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