di Giovanni Cucchi
Sono Giovanni Cucchi (nella foto con la figlia Ilaria, ndr) padre di Stefano, morto dopo un pestaggio subito al tribunale di Roma. Come e' noto il processo e' in corso dal 24 marzo 2011 e si sono tenute già 17udienze. Oggi doveva essere il nostro giorno, o meglio il giorno dei nostri consulenti. I proff. Fineschi, Guglielmi, Pomara, Serviddio, Vendemiale sono venuti da lontano per esporre le loro tesi scientifiche. Il dott Barba, pubblico ministero, non ha voluto che parlassero oggi. L'altro ieri ha detto che non si sentiva pronto perché voleva presenti i suoi consulenti.
Oggi c'erano ma ci ha costretti ad un costoso rinvio. I nostri sacrifici per organizzare questa udienza sono andati perduti. Possibile che non ci sia un minimo di sensibilità dello Stato nei nostri confronti? Dalla procura ci vengono negati documenti che avremmo il sacrosanto diritto di ottenere. E questo non e' che l'ultimo di una lunga serie di dispetti e torti che subiamo dal pubblico ufficio della Procura di Roma. Non ci risulta che analogo trattamento od atteggiamento sia riservato ad alcuno degli imputati.
Ma di cosa si preoccupa il dott. Barba? Di cosa avrebbe paura? Non dovrebbe viceversa esser seriamente e positivamente interessato a conoscere una possibile diversa verità scientifica sul cosiddetto caso Cucchi? Siamo profondamente amareggiati.
Lo Stato ci ha portato via nostro figlio ed ora continua a trattarci in questo modo. Come cittadino onesto e che paga le tasse mi sento francamente di poter pretendere maggiore rispetto. Quanto accaduto me lo sarei potuto aspettare dalle difese degli imputati ma MAI dal Pubblico ministero.
Abbiamo deciso di pubblicare l'accorata lettera inviataci da Giovanni, padre di Stefano Cucchi, perchè dopo la tragica morte di Stefano abbiamo chiesto a gran voce che i riflettori non si spengano su questa vicenda. Che si squarci il muro di omertà che circonda questo omicidio. Che sia fatta giustizia, che si individuino i responsabili. Che Stefano non venga ucciso per la seconda volta. Che affiori tutta la verità affinchè non si determinino altri casi come questo, che sono indegni per un Paese civile. (Stefano Corradino, Giuseppe Giulietti)