di Pina Picierno
C’è il sole stamattina a Caserta, e la parola fine scritta a 25 anni di storia criminale, nel maxi processo più grande mai giunto in Cassazione, dopo quelli istruiti da Falcone e Borsellino, ha davvero il sapore della giustizia: lo Stato ha regolato i conti con la “vecchia guardia” dei casalesi. In molti parlano di una sentenza pulita, che rende onore allo straordinario impegno dei magistrati e delle forze dell’ordine: il processo di primo grado ha visto 106 imputati con 77 capi d’imputazione, 410 milioni di euro sequestrati, diversi beni requisiti e 630 udienze. La radio mi ripete la bella notizia, e mi viene voglia di vedere i miei amici, quelli che ci sono sempre quando succedono cose importanti. Festeggiamo con cornetto e cappuccino in un bar del corso e discutiamo di come l’impegno per denunciare, per agire nella legalità, per liberare la Campania e l’Italia dalla camorra deve trarre dalla sentenza di oggi nuova linfa e nuovo coraggio. Ci ripetiamo che è il momento di andare fino in fondo, per arrivare alla cattura dei due “reggenti” Iovine e Zagaria, e per spezzare in maniera definiva i legami criminali nell’economia, nell’impresa e nella politica. Nelle nostra parole c’è una euforia insolita, ci godiamo sollevati il sole di gennaio, e questa vittoria tanto attesa. Prima di andare via sfoglio i quotidiani, scopro che tutti stamattina si occupano di questo fazzoletto di terra: la notizia che i 16 ergastoli ai boss del clan sono stati confermati, e che tutti i ricorsi sono stati respinti ha fatto il giro delle redazioni dei più importanti quotidiani nazionali. Ne sono felice, perché so che oggi la parte perbene di questa provincia si sente meno sola. Mi viene in mente il lavoro di uno scrittore coraggioso che ai casalesi ha dato un nome e un volto, e che ha permesso attraverso il suo racconto di rendere nota al mondo la loro ferocia. Senza l’impegno di Roberto Saviano tutta questa attenzione non ci sarebbe stata. Ed è a lui che va il mio grazie in una bella giornata, non solo per la Campania, ma per l’intero Paese e le sue istituzioni.