di Domenico D'Amati
La sentenza torinese che, dando ragione alla Fiat, ha pesantemente sanzionato il giornalista Corrado Formigli (nella foto) per lesa maestà automobilistica, ha stabilito un collegamento (poco) ideale fra il Piemonte e l’Ecuador, dove qualche giorno fa il Presidente della Repubblica Correa ha ottenuto la condanna del giornalista Palacio e dell’editore del quotidiano El Universo a tre anni di reclusione e al pagamento di 45 milioni di dollari per risarcimento del danno, in quanto ritenuti responsabili di averlo diffamato. Per la Commissione Interamericana dei Diritti Umani la sentenza della Corte Nacional de Justicia di Quito “è contraria agli standards regionali in materia di libertà di espressione e genera un notevole effetto intimidatorio e di autocensura”. Anche la sentenza di Torino è pericolosa, perché tende ad affermare uno standard estraneo al nostro ordinamento costituzionale, di cui l’art. 21 è perno fondamentale, in quanto garantisce il corretto funzionamento della democrazia. Ma affermare i principi spetta a giudici superiori, italiani ed europei, che certamente ristabiliranno l’equilibrio così gravemente turbato.