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Caso Aldrovandi: Patrizia Moretti e tre giornalisti alla sbarra
di Filippo Vendemmiati
Aula quattro tribunale di Mantova. E' forse per pudore che il nome di Patrizia Moretti non compare tra la lista degli imputati. Boldrini più tre, dove Paolo Boldrini sta per il direttore del quotidiano La Nuova Ferrara e gli altri tre sono due giornalisti e appunto la mamma di Federico Aldrovandi. Sono tutti querelati per diffamazione, un milione e mezzo di euro la richiesta di risarcimento, da Mariaemanuela Guerra, il primo magistrato che si occupò dell'omicidio del ragazzo di 18 anni ad opera di quattro poliziotti, come hanno stabilito le sentenze di primo e secondo grado.
“Provo una grande tristezza - dice Patrizia Moretti, nell’aula del tribunale che l'ha convocata da imputata- ...E’ un dolore forte per una diffamazione inconcepibile. Chi ci querela avrebbe dovuto chiederci scusa per il silenzio e il vuoto che hanno accompagnato il suo lavoro all’inizio dell’inchiesta. Invece di perseguire i colpevoli ha rinunciato per motivi personali. Secondo me ostacolando la giustizia per sei mesi. Invece ha deciso di querelarci perché lo abbiamo detto”.
La prima udienza aperta e subito rinviata al 2 ottobre 2012. E' lo stesso procuratore capo di Mantova, Antonino Condorelli, a rappresentare l'accusa: tra i motivi del rinvio l'errore, riconosciuto dalla procura, nell'identificazione di uno dei giornalisti querelati.
“E’ un processo delicato - ammette il procuratore capo di Mantova - perché sono in gioco i valori importanti di una persona.”
Procuratore si processa una donna a cui è stato ucciso un figlio e tre giornalisti per aver scritto e detto ciò che sostengono due sentenze di primo e secondo grado ?
“Questo è proprio quello che il processo dovrà valutare”.
Tra gli articoli incriminati della Nuova Ferrara è citato agli atti anche quello che riporta due fotografie accostate della mamma di Federico e del magistrato. Sostiene la querelante: lo sguardo di Patrizia Moretti è serio, il mio sorridente.
“Il mio giornale, la Nuova Ferrara, ha fatto semplicemente il proprio lavoro - dice il direttore querelato Paolo Boldrini - informando i lettori di una vicenda drammatica nella quale ci sono state responsabilità importanti da parte di rappresentanti delle forze dell’ordine. Noi non abbiamo diffamato nessuno. Ricordo che abbiamo anche una causa civile ad Ancona il 21 Marzo per un milione e mezzo di euro da parte del pubblico ministero Mariaemanuela Guerra. Nel caso di una condanna si stabilirebbe che una persona a cui è stato ucciso un figlio non può rivolgersi ai giornali per esprimere liberamente e democraticamente il proprio pensiero, salvo ritrovarsi sul banco degli imputati con richieste pesantissime di risarcimento.”
*Foto Claudia Guido
“Provo una grande tristezza - dice Patrizia Moretti, nell’aula del tribunale che l'ha convocata da imputata- ...E’ un dolore forte per una diffamazione inconcepibile. Chi ci querela avrebbe dovuto chiederci scusa per il silenzio e il vuoto che hanno accompagnato il suo lavoro all’inizio dell’inchiesta. Invece di perseguire i colpevoli ha rinunciato per motivi personali. Secondo me ostacolando la giustizia per sei mesi. Invece ha deciso di querelarci perché lo abbiamo detto”.
La prima udienza aperta e subito rinviata al 2 ottobre 2012. E' lo stesso procuratore capo di Mantova, Antonino Condorelli, a rappresentare l'accusa: tra i motivi del rinvio l'errore, riconosciuto dalla procura, nell'identificazione di uno dei giornalisti querelati.
“E’ un processo delicato - ammette il procuratore capo di Mantova - perché sono in gioco i valori importanti di una persona.”
Procuratore si processa una donna a cui è stato ucciso un figlio e tre giornalisti per aver scritto e detto ciò che sostengono due sentenze di primo e secondo grado ?
“Questo è proprio quello che il processo dovrà valutare”.
Tra gli articoli incriminati della Nuova Ferrara è citato agli atti anche quello che riporta due fotografie accostate della mamma di Federico e del magistrato. Sostiene la querelante: lo sguardo di Patrizia Moretti è serio, il mio sorridente.
“Il mio giornale, la Nuova Ferrara, ha fatto semplicemente il proprio lavoro - dice il direttore querelato Paolo Boldrini - informando i lettori di una vicenda drammatica nella quale ci sono state responsabilità importanti da parte di rappresentanti delle forze dell’ordine. Noi non abbiamo diffamato nessuno. Ricordo che abbiamo anche una causa civile ad Ancona il 21 Marzo per un milione e mezzo di euro da parte del pubblico ministero Mariaemanuela Guerra. Nel caso di una condanna si stabilirebbe che una persona a cui è stato ucciso un figlio non può rivolgersi ai giornali per esprimere liberamente e democraticamente il proprio pensiero, salvo ritrovarsi sul banco degli imputati con richieste pesantissime di risarcimento.”
*Foto Claudia Guido
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