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''Come noi siamo''. Ferrara, il realismo e i matrimoni gay
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di Massimo Cerulo

''Come noi siamo''. Ferrara, il realismo e i matrimoni gay

Curiosa. E’ il primo aggettivo che mi viene in mente ascoltando la riflessione sui (contro) i matrimoni gay che Giuliano Ferrara diffonde agli Italiani la sera del 12 marzo 2012. Curiosa, sì. Perché mi ha generato domande sul significato di alcuni termini utilizzati da Ferrara: “Offende il mio senso della realtà che il matrimonio venga considerato qualcosa che non è. Il matrimonio è fatto in relazione a qualcosa, non dico da un punto di vista sacramentale secondo il suo spirito religioso (che pure è quello originario che poi le leggi hanno fissato), ma dal punto di vista del realismo, dell’uomo comune, dell’antropologia, di come noi siamo. E’ organizzato intorno alla possibilità, se non alla realtà, della procreazione, è organizzato per durare, è organizzato per una forma di solidarietà educativa che fa crescere e garantisce una certa solidità, corposità, robustezza del corpo della società. Questo è il matrimonio. Ora, il fatto di mettere insieme, dopo il divorzio, in un’epoca di abitudini pansessualiste, anche questa rottura che è il cambiamento di natura, di fisionomia e di nome del matrimonio, e di equipararlo in modo assoluto, in nome di un vago sentimentalismo o di un senso della non discriminazione politicamente corretto, a qualunque altra forma di unione tra persone, lo indebolisce. E indebolire il matrimonio significa indebolire una cosa che può essere intanto cara, amata e custodita come particolare, come esclusiva da coloro che ci credono.  E una cosa che ha un valore sociale secondo tutte le diagnosi di persone con la testa sulle spalle che guardano ai fatti della società. Ecco, quello che mi colpisce in questa discussione […] è l’allegria, la frivolezza, la fatuità con cui ci si libera del peso di argomentare in favore della distruzione del matrimonio e della famiglia. Questo sì, questo veramente mi colpisce”.
Ora, mi rendo conto che il pubblico a cui si rivolge Ferrara è quello che, alle ore 20:30 della sera, si sintonizza sulla prima rete del servizio pubblico (io stesso, avvisato da amici, ho ripreso la registrazione della riflessione di Ferrara su youtube). E quindi, forse, potremmo ipotizzare che si tratti di un pubblico di affezionati al Tg1 della sera e al suo conseguente contenitore di riflessioni. Tuttavia, la mia curiosità risiede nel fatto che Ferrara riesca in un’impresa linguistica ardua, che gli scienziati sociali non sono ancora in grado di raggiungere, nonostante decenni di ricerca: tenere insieme, nella sua analisi del matrimonio, concetti come realismo, uomo comune, antropologia e la sublime perifrasi “come noi siamo”. Li esprime così, tutti di un fiato, riuscendo davvero a far credere che ci sia una sorta di coerenza interna, che la loro unione non faccia una piega, che davvero il matrimonio sia organizzato e si tenga insieme su quei concetti lì.
Be’, pur comprendendo il tempo televisivo limitato in cui Ferrara è costretto a esprimere le proprie riflessioni (e la difficoltà di argomentazione dovuta alla mancanza di un contraddittorio), sarebbe forse il caso di utilizzare maggior prudenza nel diffondere agli Italiani concetti così densi come quelli sopra evidenziati. Come ogni studente che frequenta un corso di laurea magistrale in sociologia, filosofia o antropologia sa bene, infatti, il concetto di realismo è tra i più complessi da comprendere e analizzare nelle sue diverse prospettive a applicazioni culturali. Così come quello di “uomo comune”, che ha senso soltanto se viene chiarito il contesto socio-storico-culturale all’interno del quale lo stiamo utilizzando. Corollario a ciò è il fatto che risulta inspiegabile quella perifrasi secondo cui il matrimonio “è fatto […] dal punto di vista di come noi siamo”. E come saremmo noi? – mi sono chiesto riascoltando le frasi di Ferrara, mentre alla curiosità si sovrapponeva un oscuro senso di perplessità. E chi sarebbero questi noi? A quali italiani starà pensando Ferrara? – continuavo a chiedermi. Quali saranno mai questi “uomini comuni” che cita? Forse il mondo dei cattolici praticanti, o quello più universale dei cristiani, o magari quello che tiene dentro i comuni fedifraghi, i quali però non dimenticano di tornare all’ovile in nome del matrimonio-facciata come cemento della società (e quindi non conta se e quanto tradisci, ma l’importante è non far crollare il matrimonio altrimenti crollerebbe la società?). E poi - continuavo a chiedermi – come la mettiamo con i tanti italiani dalla cultura non proprio occidentale e magari con fedi religiose differenti da quella cristiana-cattolica, che contemplano forme di matrimonio non proprio combacianti con l’idea di Ferrara di unione esclusiva uomo-donna (poliandria, poligamia)?
Ferrara si è dichiarato prima offeso e poi colpito dal fatto che il matrimonio venga dichiarato qualcosa che non è. E che si discuta con frivolezza e fatuità di argomenti così seri come il matrimonio e la famiglia, facendo sì che questi ultimi vengano distrutti da questa (presunta) mancanza di profondità argomentativa. Eppure – continuavo a pensare – non mi sembra che le associazioni per la tutela dei diritti delle persone gay, lesbiche, transgender e bisex affrontino l’argomento e svolgano studi e scrivano libri su di esso con tanta frivolezza e fatuità. Non credo che tante persone omossessuali italiane manifesterebbero per il riconoscimento di un diritto alla famiglia se non tenessero in massima considerazione quest’ultima (altrimenti, non si prenderebbero la briga di manifestare per un qualcosa che, fra l’altro, è ampiamente riconosciuto in tanti Stati europei). 
Se la società viene prima di tutto – Ferrara novello Durkheim? – ed è giusto chiamare le cose con il nome adeguato, sarebbe opportuno e auspicabile riconoscere alle persone omosessuali il diritto istituzionale alla costruzione di una famiglia. Non ho alcun dubbio che sarebbe “cara, amata e custodita come particolare, come esclusiva da coloro che ci credono” (e che per essa continuano a lottare). 

* sociologo, Università della Calabria

Twitter: @cerulix


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