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Strage Tolosa. L'antisemitismo irrompe nella campagna elettorale francese
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di Gianni Rossi

Strage Tolosa. L'antisemitismo irrompe nella campagna elettorale francese

In Francia l’antisemitismo scorre come un fiume carsico. C’è, si sente, è impetuoso, e ogni tanto irrompe tumultuoso alla luce del sole, mietendo vittime innocenti. Cimiteri ebraici con le lapidi imbrattate o divelte; attentati ad “obiettivi sensibili”, come sinagoghe e centri culturali; manifestazioni che si travestono da sostegno alla causa palestinese, ma che in realtà mostrano il vero volto dell’antisemitismo. In questa società tollerante, che specie a Parigi dedica spesso mostre e iniziative di successo al mondo della cultura ebraica (artisti, filosofi, pittori e scrittori), serpeggia comunque il virus del razzismo: contro i francesi di origine afro-arabica, oltre che ebraica.

Ancora non si è consumata l’onta del collaborazionismo della Repubblica di Vichy, retta dal “Generale fellone”  Petain, che venne a patti con Hitler e consegnò migliaia di francesi ebrei agli aguzzini nazisti, perché fossero poi gasati e dispersi nelle ciminiere dei campi di concentramento. Una vergogna spesso rimossa dalla classe dirigente conservatrice francese. Una memoria contrastata dalla corrente “negazionista” molto forte oltralpe e che trova una sponda politica nel partito della famiglia di Jean-Marie LePen, il Fronte Nazionale, che propone la figlia Marine alle prossime elezioni presidenziali di fine Aprile.

Tolosa, la città dell’aerospaziale, un tempo luogo di rifugio degli esuli antifascisti italiani, oggi una delle città a più alta densità di popolazione africana e islamica e con una forte presenza della comunità ebraica, è anche la città che ha visto i natali politici e l’affermazione crescente del neofascista Le Pen. Qui e in altre zone del Sud della Francia, il Fronte Nazionale ha il suo “zoccolo duro” di elettori, che superano comodamente il 20%. Grazie proprio alla propaganda reazionaria del Fronte, la paura dell’extracomunitario che “ruba il lavoro ai veri francesi”, l’odio verso gli ebrei, sinonimo di finanza e potere economico, irrompono con violenza inusitata nella campagna per elezioni presidenziali. La strage al liceo Ozar Hatorah, dove sono stati trucidati 3 bambini e un insegnante di religione, un giovane rabbino e papà di due delle vittime, segue con modalità, armi usate e molto probabilmente autore lo stesso killer, l’uccisione di 3 paracadutisti magrebini uccisi di recente a Montauban, vicino Tolosa.

Si parla di vendette tra neonazisti o atti estremi di razzismo xenofobo e antisemita. Sta di fatto, che da qualche settimana gli inquirenti francesi non hanno ancora imboccato una pista verosimile che possa portare all’individuazione non solo del colpevole, ma anche del retroterra, dell’humus culturale e sociale che ha fatto esplodere una violenza del genere. Anni di “Sarkozismo” hanno imbarbarito il clima di odio sociale e xenofobo in Francia: dai respingimenti degli emigrati extracomunitari ai confini con l’Italia, con la Spagna e sulla Manica, alla “caccia all’uomo” nelle banlieu parigine messe a fuoco, al “dagli al magrebino” a Marsiglia e dovunque si trovassero a “far baccano” francesi di colore o islamici in festa.

E’ un tessuto culturale che trova alimento anche dalla crisi economica che in certe zone d’oltralpe si vive con durezza e colpisce proprio gli strati più poveri ed emarginati della popolazione. E’ anche a questa “Francia nell’ombra” che si rivolge lo sfidante socialista François Hollande, il principale avversario di Sarkozy, le cui origini lontane di una famiglia ebrea ungherese lo hanno sempre portato ad una sorta di “pudore negazionista” di quella cultura yiddish tanto avanzata e innovatrice nel Novecento antinazista. E proprio questa sua “antipatia” per le minoranze culturali e razziali hanno contraddistinto l’operato del Sarkozy repressivo ministro dell’Interno durante la presidenza del neogollista Chirac.

Ora “Sarkò” raccoglie il vento dell’odio che ha seminato per anni!

Ora la Francia precipita in un nuovo incubo antisemita, cui la campagna elettorale la spinge con la spada sguainata della Marine Le Pen, la candidata neofascista dal “volto umano” accreditata di una forte percentuale di consensi, e che potrebbe addirittura scalzare Sarkozy dal secondo posto alle votazioni di fine Aprile, aprendole la porta per  sfidare al ballottaggio di inizio Maggio il socialista Hollande. Per questo, da alcune settimane Sarkozy si è spostato ancor più a destra, rinfocolando i temi cari al conservatorismo “malpancista” di una forte componente xenofoba e sciovinista francese. Anche per far dimenticare il suo appiattimento politico nei confronti della tedesca Merkel, chiamata in suo soccorso per appoggiare l’avvio della campagna elettorale e per suggellare il “patto scellerato” tra i governanti conservatori europei (inglesi, tedeschi, spagnoli e italiani)  perché non invitino né accolgano Hollande nei loro paesi. Un’intromissione negli affari interni francesi, però, mal vista dall’establishment d’oltralpe, ancora memori dell’invadenza non solo economica e politica dell’alleato “scomodo” e concorrente che nella storia secolare è partito da Berlino verso Parigi portando con sé neè fiori né opere di bene.

Ecco allora che il clima della campagna presidenziale si è surriscaldato e che in questo crogiuolo di odio è scaturita anche la strage senza precedenti di Tolosa. Certo, la risposta solidale di gran parte del mondo politico nella notte di lunedì, che si è stretto attorno alla numerosa e vivace comunità ebraica di Parigi, può aiutare a ritrovare momenti di unità, ma restano le ferite dell’odio per il diverso, che anni ed anni di propaganda e di politica poliziesca hanno devastato il tessuto tollerante della Francia repubblicana. 


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