di Norma Ferrara*
Le persone, le storie, le testimonianze di un’altra Italia si sono raccolte a Terni in tre giorni di analisi e denuncia, ma ancor più di speranza e proposta. Per riprendere la strada dei diritti d’uguaglianza, in una società più giusta, un cammino mai interrotto, ma oggi difficile e stretto per scelte politiche errate ed autoritarie, in un quadro segnato dalla profonda crisi ideale e morale prima che economica e sociale. In questi tre giorni percorrere le sale affollate dei gruppi di lavoro è stato un esplorare i problemi che assediano il Paese, alla ricerca di quel nuovo confine sociale che costituisca un porto sicuro per tutti, italiani ed immigrati, sulla base di una cittadinanza che in nome di eguali bisogni superi il colore della pelle, le diverse lingue, culture, religioni. Ciascun gruppo ha descritto la condizione in cui vive l’Italia e la realtà di un mondo che sposta freneticamente equilibri geopolitici, interessi finanziari, rapporti internazionali, con carichi di disuguaglianze che muovono a loro volta verso Occidente un’umanità che cerca di sopravvivere con u n futuro migliore. In ciascun gruppo sono state forti anche se fisicamente assenti le voci degli esclusi, degli emarginati, di coloro che il modello dominante di sviluppo e le scelte del potere che è oggi al timone espellono ogni giorno.
A Strada Facendo sono idealmente con noi gli operai della Sardegna tradita che non si arrendono, gli uomini e le donne di Termini Imerese che chiedono alla Fiat e al Governo di avere ancora un futuro, i giovani precari senza contratto e prospettive, i disoccupati di società multinazionali senza regole né controlli, gli immigrati scacciati da Rosarno, privi di elementari diritti civili, che una legge stupida e crudele rinchiude in centri di permanenza simili a lager, i pazienti e le famiglie vittime di una sanità male amministrata, gli imprenditori, i commercianti e i cittadini oppressi dal pizzo mafioso, i carcerati che chiedono umane condizioni di detenzione e la possibile riabilitazione civile, gli insegnanti e i ricercatori che vedono scuola e università in disarmo nel quadro di false riforme e dell’autentico vuoto dello Stato.
Di ciascun gruppo sono emerse proposte concrete, richiesta di modifiche strategiche e di attuazione di leggi disattese, per un welfare “pubblico” che attui finalmente la Costituzione, che investa sul sociale in rapporto con le istituzioni, il territorio, un terzo settore capace insieme di autocritiche come di rinnovarsi. Questa strada, ecco la consapevolezza emersa trasversalmente, passa da un diverso rapporto con la politica, che faccia emergere in primo piano una questione morale oggi sopraffatta da un costume e da comportamenti affaristici e spregiudicati, quando non contigui, a disprezzo delle regole, all’illegalità anche mafiosa, a un vuoto etico dove privilegi e difesa della “casta” prevalgono sulla trasparenza e la partecipazione dei cittadini.
Come ha detto don Luigi Ciotti, chiediamo una politica che rispetti la legge, non ceda al compromesso, risponda solo al “codice della propria coscienza”. Cercando insieme di colmare vuoti e limiti di un’informazione condizionata dal potere, distante dai veri problemi del paese e del mondo, troppo spesso priva di memoria, di etica, di impegno civile, elementi che dovrebbero invece sorreggere un vero ruolo culturale e professionale.
Sulla strada, dunque, per obiettivi alti e difficili, ma che tutti insieme dobbiamo cercare di costruire.
*da Liberainformazione