di Adriano Donaggio
Mentre sappiamo tutto, o quasi, del deficit del nostro Paese, delle deficienze della nostra Pubblica Amministrazione, dei suoi costi, delle sue incongruenze, i cittadini italiani poco o nulla sanno, dell’ Unione Europea, dei suoi costi, dell’ efficienza della sua macchina burocratica, della trasparenza delle sue scelte. Siamo giudicati in continuazione dalla UE, ma ben poco sappiamo del nostro giudice. Colpa nostra si dirà. Certamente. Ma è anche vero che la UE oltre a comunicarci, direttive, giudizi, mettere prezzi non fa molto per farsi conoscere dalle popolazioni della comunità. Se cresce il numero dei cittadini che diffida delle istituzioni europee da qualche parte una ragione ci sarà.
Il Corriere della sera, con la precisione che gli è propria, ci informa delle 50, dettagliatissime richieste fatte dalla Commissione Europea al Governo italiano. Sono – scrive il Corriere – suddivise in tre capitoli. Il primo ne contiene 25 e riguardano competizione, liberalizzazioni, servizi, semplificazione. Il secondo riguarda i trasporti. Il terzo l’ energia.
Quel che colpisce, avrò letto male, è il tono inquisitorio di queste domande, il fatto che queste domande sembrano già includere l’ unica risposta possibile. Saranno fantasie, ma leggendole mi venivano in mente le domande che Di Pietro, pubblico ministero al processo di mani pulite, faceva agli imputati. Credo nella giustizia, ma non credo che una sentenza risolva un problema sociale, neanche a livello economico.
Leggendole di tutto ho avuto l’ impressione fuorché di uno stile di collaborazione tra un’ alta Istituzione Europea e il Governo di uno Stato nazionale.
Avremo una sensibilità esasperata, ma visto che qualche libro di storia l’abbiamo letto, tutto ciò che ci richiama l’ inquisizione ci preoccupa. Per quel che riguarda il passato per la tragicità dei fatti. Per quel che riguarda l’ attualità perché la severità, che l’ inquisizione presuppone, non ci ha mai fatto avvicinare alla verità. Pregiudizi e mancanza di libertà nell’ affrontare i problemi precludono il progredire della conoscenza, l’ individuazione di strumenti tecnici e culturali utili per affrontare una situazione complessa, che ha una storia anche identitaria (per es. molta della storia del nostro paese si basa sul risparmio fatto dalle famiglie per arrivare a possedere una casa, la propria casa. Una tassazione esagerata di questa forma di risparmio ne mette a rischio l’ esistenza. Ancora. La vita della maggior parte dei nostri concittadini si è fondata sull’ onestà del proprio lavoro che ha portato tutti i lavoratori italiani a versare allo Stato il 33% del proprio salario per poter poi usufruire di una pensione e forse oggi avrebbero ragione di chiedere come questi fondi versati per alcuni decenni sono stati usati).
Oltre che per lo stile, inquisitorio e sostanzialmente irrispettoso, la lettera della Commissione europea colpisce per le domande mancanti. Per esempio domande su quello che lo Stato sta facendo (e sarebbe interessante sapere quello che loro stanno facendo) contro la malavita organizzata che è uno degli impedimenti maggiori alla realizzazione di un libero mercato aperto alla concorrenza. Ed è, allo stesso tempo, una delle maggiori responsabili dell’ inefficienza di molte pubbliche amministrazioni e dei loro costi).
Mancano del tutto domande che riguardino la qualità della vita dei cittadini come se questo fosse un fattore irrilevante nel giudicare un paese. Massimo Mucchetti, sempre sul Corriere della sera, facendo una comparazione europea ha osservato come il nostro welfare ci collochi all’ ultimo posto assieme al Portogallo. Non è un problema chiedere e chiedersi come si può migliore questo pessimo indice della vita sociale?
Nella lettera della Commissione manca anche il senso della tempistica. Può darsi che in questo momento liberalizzare i trasporti pubblici gestiti dagli Enti locali, possa essere giusto in una prospettiva di medio termine, ma fatto in questo momento porterebbe come primo risultato a una ristrutturazione del personale e a una significativa perdita di posti di lavoro. E’ questo il momento più giusto per accrescere il numero dei disoccupati?
L’ inquisizione ha detto che il male erano le streghe e le ha bruciate, gli intellettuali e li ha messi al rogo. Oggi La Commissione europea è giustamente preoccupata del risanamento finanziario e può essere utile a un Paese, alla sua modernizzazione, ma con i suoi atti d’imperio, se sbaglia può combinare disastri gravi, mandare al rogo la vita sociale di un intero paese. Non vorremmo, tra qualche anno, trovarci a dire: hanno fatto del welfare, della vita sociale un deserto e l’ hanno chiamato risanamento.