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Lannes risponde a Greco: " Solo menzogne e depistaggi"
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di redazione

Lannes risponde a Greco: " Solo menzogne e depistaggi"

"Secondo il Greco “a largo di Cetraro in provincia di Cosenza è tutto a posto”. Insomma, “secondo lui “non ci sono navi dei veleni, ma soltanto quattro relitti della prima Guerra mondiale”. Le prove? Tre fotocopie sfornate da Internet. Capito l’antifona? Allora, tanto chiasso per niente. A dargli manforte il sindaco Giuseppe Aieta, a fine mandato. Già nel 2005 i rilievi marini avevano individuato proprio nella stessa area uno degli innumerevoli mercantili imbottiti di rifiuti chimici e scorie radioattive. Eppure Aieta, massima autorità sanitaria del borgo non ha mosso un dito..." Questo un estratto della risposta che Gianni Lannes pubblica su www.italiaterranostra.it alla lettera aperta pubblicata su questo sito e riportata sotto.
Precisa poi ad Articolo21: "L'archivio storico della Marina militare attesta che la nave affondata nel 1917 è affondata a 59° di latitudine nord. Tradotto: nell'Atlantico."
"Inoltre - continua- a proposito di nave Catania: l'Istituto idrografico della Marina Italiana con sede a Genova non segnala alcuna nave Catania affondata nei mari della Calabria. Basta esaminare la mappa nautica numero 12 (da Diamante a Capo Cozzo) pubblicata dalla Marina."


Intervista a Gianni Lannes di Giulia Fresca
«Basta con le menzogne. Chiedo al Governo in carica di dare risposte urgenti e veritiere sulle sorti dei rifiuti radioattivi che invadono l’Italia e che continuano a sparire senza che se ne conosca la destinazione. Chiedo che si metta fine a questa farsa sulle navi dei veleni che il Governo ha voluto definire un caso chiuso. Il caso è apertissimo, anzi è spalancato. Io ho le prove e le pubblicherò in un dossier che sarà presentato dopo le elezioni regionali presso la sede della Stampa estera in Italia a Roma ed a Strasburgo, perché ai 62 milioni di tonnellate di rifiuti tossici che produce l’Italia si aggiungono quelle dei Paesi europei e non solo, e che hanno abbandonato nelle oltre 180 navi dei veleni nel Mediterraneo sulle quali stava indagando Natale De Grazia che ci sono ancora adesso». Ha esordito così Gianni Lannes, il giornalista investigativo pugliese, sotto scorta per le minacce ricevute a seguito delle sue indagini, giunto a Cosenza ieri mattina per iniziare un breve tour di presentazione del suo libro "Nato: colpito e affondato" (Edizioni la meridiana). Nel corso della conferenza stampa organizzata nella sede della Cgil di Cosenza e promossa dal Forum delle Associazioni, Lannes ha sviscerato i Segreti di Stato che nascondono le vicende più oscure del nostro Paese. Non ha risparmiato fendenti ed ha mostrato documenti che attestano «le menzogne del Governo Berlusconi e del Ministro Prestigiacomo». Introdotto da Massimo Ianni per la Cgil, da Franco Iachetta e Francesco Cirillo del Comitato Beni Comuni, a dare forza alle affermazioni di Lannes c’erano anche Francesca Munno del Comitato Civico “Natale De Grazia” ed Alfonso Senatore e Marcello Nardi del Forum ambientalista. Noi lo abbiamo intervistato.

Gianni Lannes, giornalista di testate nazionali e firma storica di importanti inchieste per la Rai con Gianni Minoli. Oggi vive scortato ma non si ferma perché?
Sono giornalista investigativo da oltre venticinque anni e mi considero una specie in via d’estinzione per essere uno dei pochi che ancora vive ed opera sul campo, in prima linea. Non mi fermo perché sono convinto che quando vado alla ricerca di qualcosa poi la trovo, come è successo per la storia delle scorie. Solo sette mesi fa ho accettato di estendere l’inchiesta sulle navi dei veleni ed ho iniziato a condurre ricerche negli archivi storici nella banca dati Lloyd's di Londra, dell’Imo, l’unico strumento che codifica la nave aldilà del nome che porta, e del Ministero della Difesa e della Marina Militare. Mi chiedo con quale coraggio il ministro Prestigiacomo, lo scorso 29 ottobre 2009 ha deciso, insieme al procuratore antimafia Piero Grasso di definire il caso “chiuso”. Il caso è apertissimo, anzi è spalancato ed io ne ho le prove.

Di cosa si tratta?
Queste sono le prove che il Ministro Prestigiacomo ha detto falsità dichiarando che la nave è il Catania silurata nel 1917. Molte di questi atti sono ancora secretati ma io ne sono venuto in possesso semplicemente conducendo una faticosa ricerca negli archivi giusti. Ho in mano il certificato di nascita e di morte del mercantile Catania, matricola 849, che è stato requisito il 3 marzo 1943 dopo essere stato venduto il 29 ottobre 1922 dal Ministero della Marina alla ditta Fratelli Beraldo di Genova per la somma di 927.000 lire. Cosa racconta allora il ministro Prestigiacomo? Dagli atti risulta che la nave Catania era ancora in mare molti anni dopo quelli indicati dal Ministro e la sua “morte” ufficiale è avvenuta nell’agosto del 1943 nella rada di Napoli.

Ed allora qual è la nave al largo di Cetraro?
Bisogna scoprirlo. Io sono un cacciatore di eco mafiosi ma anche di mafiosi che stanno al Governo. Basta con le menzogne ed esorto le Calabria e le regioni del Sud a farsi sentire perché le navi ci sono ma soprattutto ci sono centinaia di container imbottiti di rifiuti radioattivi che da oltre trent’anni escono dall’Eni, dall’Enel, dall’Enea, dalla Montedison e via di seguito. La nave al largo di Cetraro? Le navi là sotto sono almeno due ed il fatto che non si sono voluti i giornalisti a bordo della Mare Oceano, che ancora si aspetta la perizia comparativa dei video richiesta dal Wwf, e che non si conosce il contenuto dei fusti spiaggiati dimostra che il Governo sta mentendo. C’è un’assoluta  mancanza di trasparenza dell’indagine investigativa. Nessuno era presente quando i rilievi sono stati spostati di venti miglia e le stesse coordinate mostrano una differenza di 3,2 miglia marine. Personalmente sono stanco delle menzogne dei poteri forti ma soprattutto sono stanco di sentire falsità di fronte alle verità conservate negli archivi degli stessi Ministeri.

Sul suo giornale online è stato costretto a togliere alcune fotografie scattate da lei in alcuni luoghi particolari. Cos’altro ha scoperto?
C’erano foto legate alle inchieste ed anche alcune che riprendevano dei camion con un carico di container scattate da me nella centrale termonucleare di Caorso. Avevo chiesto alla Sogin Spa, la società incaricata per lo smantellamento della centrale di poter effettuare una visita per documentare  lo stato dei lavori. Non ho avuta alcuna risposta ed allora sono andato in totale autonomia. Sono entrato nella centrale facilmente, senza essere oggetto di alcun controllo. Potevo essere un kamikaze, avrei potuto mettere dell’esplosivo intorno al reattore, ma mi sono limitato a fare foto e prendere appunti. Lì ho scoperto e documentato che la centrale, grazie ad un contratto di appalto per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, è in mano alla ditta Ecoge srl dei Mamome di cui abbiamo notizia nel primo rapporto della Dia del 2002 che riferisce i nomi delle famiglie attraverso cui si ramifica la ‘ndrangheta in Lombardia e Liguria. A questo punto chiedo a Silvio Berlusconi, il quale ha recentemente ribadito che occorre “ripristinare in controllo dello Stato sul territorio”, badi bene, ripristinare significa che oggi il controllo è in mano alle mafie, perché la gestione dei rifiuti contaminanti di Caorso è affidata per contratto d’appalto alla ‘ndrangheta? Perché nelle Capitanerie di Porto della Calabria, quali Vibo Valentia, Crotone e Reggio Calabria, uniche in Italia è vietato fotografare e fare riprese in base ad un’ordinanza dei primi di gennaio 2010? Dove vanno a finire le milioni di tonnellate di rifiuti industriali tossici?

Secondo lei, chi ne è responsabile?
La responsabilità appartiene ai governi sin dai primi anni Settanta fino ai giorni nostri. Faccia il conto di quanti Governi e sottogoverni ci sono stati e che hanno favorito soprattutto i poteri economici, in Italia per esempio, l’Eni, l’ Enel l’Enea, la Montedison, con leggi e normative ad hoc. Siamo al terzo governo Berlusconi perché il primo risale al 1994 ed all’epoca ne hanno affondate di navi, di container e di rifiuti in generale nelle acque italiane ed in quelle internazionali a ridosso dell’Italia. Quindi c’è una responsabilità diretta anche omissiva nei confronti di questo Governo. In questo caso, nella fattispecie, con la nave Catania e le Cunsky. Dov’è la trasparenza in tutto ciò? È molto strano che in Calabria non si facciano indagini epidemiologiche sul campo, che non si facciano ricerche per appurare, non se il mare è inquinato o meno, ma qual è il grado di contaminazione. È un problema che riguarda i politici ed i cittadini e riguarda l’Europa perché i rifiuti sono europei e di grandi multinazionali. Sono rifiuti occultati grazie alla complicità degli Stati, anche nel nostro Paese ed anche grazie ai Governi Italiani. Come mai in Italia non si fanno indagini epidemiologiche? Come mai su 52 aree contaminate pesantemente dall’inquinamento industriale non si fa nessuna bonifica e sono stati addirittura cancellati i finanziamenti previsti?
Sono domande che attendono risposta?
Concretezza! Ghandi diceva che le parole devono diventare azioni. Dobbiamo essere noi stessi il cambiamento. Io esorto i cittadini del Mezzogiorno ad essere il volano del cambiamento ma non domani, ora. Qui è in gioco la vita. Ma se c’è un Presidente del Consiglio che dice che occorre riprendere il controllo del territorio questa è l’ammissione di una sconfitta perché non c’è la lotta alla mafia, seria. È una questione episodica come quando furono uccisi Falcone e Borsellino e le loro scorte si è fatto “qualcosina” poi si sono fatti accordi sotto banco con Cosa Nostra per prenderne qualcuno che era già defunto dal punto di vista politico come Riina e Provenzano.

Lei stesso è sotto scorta perché?
Ho subito tre attentati e minacce di morte per via delle mie inchieste, ma non ci sono solo io in queste condizioni. Devono essere tutelati dallo Stato, dall’Ordine dei Giornalisti e questo non accade. Dov’è l’Ordine Nazionale dei Giornalisti? È assente. È silente. E la Federazione Nazionale della Stampa? Ci vuole una maggiore presenza ed una maggiore incidenza. L’opinione pubblica dov’è? La cosiddetta società civile dov’è finita? L’Italia non è un Paese civile, è un Paese del terzo mondo “mondiale”. Non è tutelata la vita civile, il diritto alla salute, il diritto alla conoscenza che sono diritti fondamentali e vengono continuamente calpestati nel nostro Paese e soprattutto in queste aree periferiche dove non ci sono più gli anticorpi politici, sociali, culturali ed antropologici per combatterli.

Non ha paura?

Non ho nessuna paura. Sono qua da venticinque anni in prima linea. Non ho paura della mafia che non è cosa avulsa dallo Stato. Io non temo la criminalità organizzata che viene usata spesso come manovalanza. Io temo solo quei signori che vestono in doppiopetto e girano magari anche con la scorta.
 Nota di redazione: Intervista Gianni Lannes. Richiesta di rettifica

 Intervista in audio

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Lettera aperta al giornalista Gianni Lannes sulle navi Catania- di Piero Greco

 


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