di Nello Trocchia
La commissione parlamentare antimafia ha varato il filtro che deve guidare i partiti per le future candidature in vista delle regionali di fine marzo. Per chi ha buona memoria un protocollo legalità fu approvato anche nel 2007. Si attendono ancora le relazioni delle prefetture per capire tra i partiti chi, come e perché e se lo violò. Allora il presidente Forgione promise: “ Pubblicheremo i risultati provenienti dalle prefetture e ci sarà da divertirsi”. Non ci siamo divertiti perché cadde il governo e il parlamento tornò a casa. Di certo andrà meglio questa volta, gli annunci non sono mancati. Intanto a guardare l’attività della commissione antimafia fino ad adesso restano più ombre che luci. La commissione, presieduta da Francesco Forgione nella precedente legislatura, in meno di due anni approvò una monumentale e documentata relazione sulla ‘ndrangheta, una relazione sui testimoni di giustizia, con relatrice l’intransigente e seria Angela Napoli, un’altra sui sequestri dei beni con relatore Beppe Lumia. In questa legislatura l’andamento è lento, citando un vecchio refrain, molto lento. Oltre al filtro ‘antipercolato’, che si spera riduca l’inquinamento da banditi e similari, la commissione antimafia non ha prodotto altro. Il recente viaggio in Calabria è stata una delusione come testimoniano gli stessi commissari. “ Io sono stata delusa, non mi sono arricchita – racconta Angela Napoli, Pdl - ho bisogno di sentire produttiva la presenza di un organismo parlamentare come questo. Abbiamo affrontato solo il discorso delle bombe a Reggio e dei fatti di Rosarno. Ho paura perché c’è il precedente dell’omicidio Fortugno, in prossimità delle elezioni, non vorrei che l’attenzione della Calabria proceda a stagioni e a periodi. I magistrati possono avere qualche preoccupazione nel dire tutto perché all’interno della commissione siamo sempre politici e quando dall’altra parte il mondo politico è coinvolto c’è il rischio che qualcuno possa dire qualcosa mandando gambe all’aria le indagini”. Le fa eco Laura Garavini, capogruppo Pd in commissione: “ Io ero delusa già prima di partire. E’ stata una battaglia micidiale già convincere la commissione ad andare in Calabria. Nonostante le nostre insistenze c’è stato un ritardo clamoroso e abbiamo fatto una missione monca che non ha esplorato la realtà complessa della’ndrangheta, ma la visita si è limitata alle vicende di Rosarno e Reggio”. Ora la commissione approva il filtro, ma in attesa della relazione finale le liste annunciate non fanno ben sperare. In Campania il Pdl si affida a Sandra Lonardo Mastella, presidente del consiglio regionale uscente e che ora passa sull’altra sponda. Sempre nell’Udeur, fedele alla linea. Doppia. Lady Mastella ha il divieto di dimora in Campania perché coinvolta nello scandalo Arpac( il pm ha chiesto il rinvio a giudizio), ma negli ultimi giorni del governo regionale non ha evitato di procedere ad altre nomine. Ha scelto il difensore civico regionale, la scelta è caduta su un uomo vicino all’Udeur Girolamo Sibilio, rinviato a giudizio per falso. Una garanzia. Sandra Lonardo ha deciso di fare la campagna elettorale a distanza, userà le nuove tecnologie. Un passo indietro no, sembrava troppo. Per restare in Campania, dove il Pd ha scelto il due volte rinviato a giudizio Vincenzo De Luca, un altro esempio per chiudere. In campo con l’Udc anche l’avvocato Sabrina Castaldo, moglie dell’ex sindaco di San Giuseppe Vesuviano Antonio Agostino Ambrosio, mandato a casa dal ministero dell’interno che ha sciolto il comune per infiltrazioni mafiose. La speranza è donna. Per il Pdl le liste le compone Nicola Cosentino, basta e avanza. In Calabria scaldano i motori ex sindaci di comuni sciolti per mafia, imputati di vario genere, insomma una bella cricca. E’ già in campagna elettorale con i socialisti in appoggio al Pdl( non si esclude una esclusione dell’ultima ora) Tommaso Signorelli, un passato nel Pd ed ex assessore del comune di Amantea, sciolto per mafia. Per quasi due anni diviso tra carcere e arresti domiciliari, sotto processo per mafia, secondo la procura era un politico a disposizione del clan. Lui si dichiara innocente e lo è fino a condanna definitiva, come tutti.
Il Pd, invece, si è affidato ad Agazio Loiero come governatore che ora, in vista della possibile condanna, annuncia: “Fra tre giorni ci sarà la sentenza, non vorrei dare una brutta notizia a Bersani, ma se dovessi essere condannato e i giudici dessero valore alle richieste del pm io non mi candiderei. A chi vive in Calabria è richiesto un supplemento di trasparenza”. Pensarci prima?
E intanto ogni due minuti le agenzie battono dichiarazioni contro la corruzione e per la moralità in politica. Degli altri, naturalmente.