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Sabato in piazza con la Costituzione e il Tricolore in mano
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di Giovani per la Costituzione

Sabato in piazza con la Costituzione e il Tricolore in mano

I simboli hanno un peso, segnano la coscienza di un popolo, fanno il comune sentire di una Nazione. Per questo motivo proponiamo di colorare la manifestazione di sabato prossimo con i colori della nostra bandiera nazionale, per dire una cosa semplicissima: la battaglia per la legalità, per il rispetto delle regole democratiche è per tutti e non solo per chi la pensa in un modo piuttosto che in un altro. E’ giunto il momento di “svegliare” la coscienza di tutti gli italiani, soprattutto di coloro che scelgono di farsi rappresentare da questo ceto politico berlusconiano.
La vicenda delle liste elettorali e del conseguente decreto “salva liste” dovrebbe soprattutto offendere gli elettori di centrodestra, i quali hanno affidato la propria rappresentanza politica ad una classe dirigente che non si dimostra all’altezza di alcuni semplicissimi adempimenti burocratici. Dietro questa apparente incapacità c’è qualcosa di più, c’è la protervia di chi ha il potere e  pensa di mantenerlo per sempre, c’è l’arroganza di chi crede nella legge del più forte, c’è la presunzione di chi si sente superiore a tutto e a tutti.
Scendere in piazza sabato è un dovere civile prima ancora che politico. In una mano porteremo la nostra Costituzione, nell’altra il vessillo dell’unità del nostro Paese, il tricolore. Per anni abbiamo lasciato che fosse Berlusconi ad appropriarsi dei simboli nazionali per fini strumentali, pensiamo all’uso della parola libertà e a quello dei colori della nostra bandiera. Ora gli italiani onesti che resistono, che tengono la schiena dritta, che costruiscono da 15 anni una nuova Liberazione, devono riprendersi i simboli dell’Italia.
Ci vogliono ridurre al silenzio, vogliono sottrarre ai cittadini il diritto inalienabile ad essere informati, come è avvenuto per la sospensione dei programmi di informazione politica, ma la loro arroganza, la loro presunzione, la loro cultura dell’abuso non fermerà l’indignazione degli italiani onesti e perbene.
Questa deve essere la rivolta dei giusti, di coloro che non usano lo scudo fiscale, di coloro che non chiedono leggine per aggirare la legge, di coloro che credono profondamente nella Costituzione.
Andiamo in piazza con l’ottimismo di chi sa che arriverà un giorno in cui tutto questo scempio di democrazia finirà. Ci vorrà del tempo, ma la storia passata e recente del nostro Paese è segnata da momenti che hanno contribuito a costruire e rafforzare la nostra democrazia, pensiamo al referendum del 2 giugno del 1946 e più di recente pensiamo al referendum costituzionale del giugno del 2006 con il quale gli italiani, con una maggioranza larghissima, hanno bocciato la riforma della Costituzione varata dal Governo Berlusconi.
Ci vorrà pazienza e la consapevolezza che i danni di questi 15 anni non spariranno con una bacchetta magica. Non possiamo, però, rassegnarci, non possiamo consegnare definitivamente il nostro bellissimo Paese nelle mani di chi quotidianamente dimostra di non amarlo e di non rispettarne le norme sancite nella sua Carta fondamentale.


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